«L’emozione nel vedere il volto del Signore». Questa la sensazione vissuta a Torino il 13–14 giugno nel Pellegrinaggio nazionale Unitalsi con la visita alla Sacra Sindone. La nostra sottosezione è partita venerdì con tre pulmini, con tanta speranza e devozione, percorrendo il lungo tragitto di circa undici ore con sosta notturna presso Savona.
Il giorno dopo, di buon mattino, di nuovo in cammino verso Torino dove nella Basilica Maria Ausiliatrice della Casa Madre dei Salesiani di San Giovanni Bosco, in migliaia da tutta Italia, veniva ascoltata la meditazione di apertura del pellegrinaggio, offerta da monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno. A seguire, la celebrazione Eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, che si chiudeva con una preghiera comune recitata insieme, dedicata proprio alla Sacra Sindone, dal titolo «L’Amore più grande».
Nel pomeriggio la visita guidata alla Sacra Sindone, dove il raccoglimento nella preghiera ha posto tutti dinanzi allo «specchio del Vangelo», come l’aveva definita San Giovanni Paolo II, e come ha aggiunto Papa Francesco: «l’Uomo della Sindone ci invita a contemplare Gesù di Nazareth. Questa immagine, impressa nel telo, parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente dell’amore». Perché, «attraverso la Sacra Sindone, ci giunge la Parola unica e ultima di Dio: l’amore fatto uomo, incarnato nella nostra storia».
Per gli ipovedenti era stata allestita un’immagine in rilievo del Sacro Telo.
Durante la serata la processione “aux flambeaux” con migliaia di fedeli venuti da tutta Italia ha coronato la prima giornata. Il mattino seguente con la Santa Messa presieduta da mons. Luigi Marrucci, Assistente nazionale Unitalsi si è concluso il pellegrinaggio.
Tutta la gioia e le emozioni percepite le vogliamo trasmettere con la testimonianza di un nostro fratello unitalsiano, Armandino che ci racconta le sue sensazioni una volta tornato a casa:
«Un’ora fa sono arrivato a casa e chiudendo lo sportello del pulmino mi è sembrato di chiudere una storia di cui non vorresti che arrivasse la fine. Eppure di viaggi ne abbiamo fatti tanti, dai luoghi in cui è apparsa la Madonna fin a quelli in cui ha vissuto ed abitato. Per non parlare poi dei viaggi fatti sul suolo calpestato da Gesù, per arrivare al punto dove è stato crocifisso e poco più avanti a quello dove si trova il sepolcro da cui è risorto; sono state tutte esperienze che ci hanno aiutato a crescere.
Però il viaggio appena fatto alla Sacra Sindone non è paragonabile a niente, perché vedere quella striscia di stoffa ti lascia senza parole e pensi “allora esiste veramente”, poi ti guardi intorno e rifletti che questo è l’unico santuario dove non ci sono mistici, veggenti, apparizioni e miracoli, qui c’è questo lino con impresso un numero sconvolgente di segni di flagellazione inferti a Gesù, compresi i buchi dei chiodi e la corona di spine; son segni che testimoniano il suo passaggio su questa terra, ma il sacro lino è anche l’ultimo oggetto che Lo ha visto passare mentre tornava al cielo.
Tutto questo mi faceva riflettere, perché sia io, come volontario Unitalsi, sia chi sta leggendo, si prepari a vivere l’esperienza di diventare Sindone, abbracciando, avvolgendo e proteggendo i malati ed i più bisognosi che il Signore ci fa incontrare. Lasciamoci imprimere addosso le loro croci e le loro sofferenze, affinché ogni volta che vediamo quei volti riflessi su di noi, il nostro cuore gioisca perché finalmente avremo trovato il volto di un Amico che nel silenzio ci istruisce sul come è semplice affrontare le situazioni più terribili della nostra vita»
E’ questo il grande insegnamento che la Sindone ci lascia: quello stupore e quella consapevolezza di poter affrontare qualsiasi difficoltà come Gesù stesso ha fatto, certi che Lui ci capisce e che non ci abbandona mai.
– Rosalba Rosati