IN CAMMINO CON MARIA
(Diario di un pellegrino)
Ore 3,00 del mattino del 19 Agosto: la sveglia squilla prepotentemente mettendo fine al riposo notturno. “Dai Simona (mia moglie) alziamoci, tra quaranta minuti ci vengono a prendere Maria e Stefania, e dobbiamo andare a passare da Don Remo per ritrovarci alla 4,00 ad Atina per il pellegrinaggio a piedi al Santuario di Canneto”.
Dopo aver dato uno sguardo al cielo che pare essere stellato, e dopo aver controllato per l’ultima volta gli zaini con la speranza di nulla dimenticare, scendiamo giù in piazza dove ci stanno aspettando Maria e Stefania con lo sguardo ancora un po’ assonnato e trasognante. Non c’è un cane, anzi due, il clima è ideale per l’impegno che stiamo intraprendendo. Andiamo a prendere Don Remo e siamo pronti alla partenza. “Aspetta viene anche Guido (amico fraterno compagno di mille scalate sulle cime degli Appennini centrali), vado con lui”.
Saliamo ad Atina e giungiamo a Piazza Garibaldi dove è stato fissato l’appuntamento per la partenza del pellegrinaggio. Troviamo una città che sta ancora smaltendo i postumi della festa del “Cabernet Doc” che si è tenuta sino a poche ore prima. I locali pubblici sono ancora aperti e gli ambulanti vedendo arrivare i pellegrini hanno prolungato l’orario di lavoro.
Siamo già in tanti ci sono anche molti sacerdoti. Il tempo di un caffè, quattro chiacchiere, mentre sono palpabili gli interrogativi di molti che si chiedono se ce la faranno ad arrivare. Qualche fotografia e poi: “Il Vescovo è arrivato!!!”. Si intrattiene con i gruppi che si sono formati. Quindi Don Mimmo distribuisce ai partecipanti tutto il materiale spirituale occorrente per il cammino verso il Santuario di Canneto.
E’ tutto pronto: dopo la benedizione augurale, alle 4:55, con in testa il Crocefisso, si parte alla volta di Canneto. La strada che ci conduce a Villa Latina viene illuminata dalle tante torce elettriche che man mano vengono spente all’approssimarsi dell’alba.
Appena superato il territorio di Villa Latina si comincia a salire verso Picinisco. All’albeggiare il paesaggio è stupendo: la notte lascia il posto alle luci del giorno, ed i contorni delle case e del territorio circostante si fanno più nitidi. In una casa si intravede una signora che, amorevolmente, prepara la colazione al marito che dovrà affrontare una dura giornata di lavoro. La mente, allora, mi riporta alla Sacra Famiglia: quante volte Maria avrà preparato la colazione a Giuseppe per ben affrontare il lavoro quotidiano.
Ed ecco Don Juan che prende il microfono in mano per la recita del Santo Rosario. E di fronte a noi, tra un Mistero e l’altro, si vede, sempre più vicina e distintamente, la meta della nostra prima sosta: Picinisco.
Siamo ormai giunti allo strappo finale che porta alla bellissima ed accogliente piazzetta del piccolo borgo: “Forza Simona, come va la schiena? Dai siamo quasi arrivati”; “Maria, dammi il tuo zainetto, te lo porto io”. Ed ecco finalmente la piazzetta e l’agognata sosta: un caffè, un cappuccino, due dolcetti e così via sino alla ripartenza per “Grotta Campanaro” dove ci attende la seconda sosta.
Non c’ero mai stato, un luogo veramente bello, ma la mia preoccupazione sono quei nuvoloni neri all’orizzonte che campeggiano sulla Valle di Canneto.
Il Vescovo, persona veramente squisita, si intrattiene, quasi a voler sostenere ed allievare le fatiche del cammino, con vari gruppetti che si sono formati senza tralasciare alcuno. Anzi ci invita ad unirci e a prendere come compagno di viaggio una qualsiasi persona che non si conosce per lo scambio delle impressioni avute durante il pellegrinaggio. Ed eccoci giunti a Grotta Campanaro. Ad accoglierci la prima pioggia che ci accompagnerà con qualche breve sosta sino all’arrivo della meta finale.
Anche la logistica è stata studiata nei minimi particolari: un pulmino della Caritas Diocesana ci accompagna durante tutto il viaggio prendendo al suo interno i pellegrini stremati o gli zaini che gli affidavano.
Un po’ di sosta per riprendere fiato, il tempo di indossare il Kway, e di nuovo in marcia. Per fortuna che il tragitto è in pianura sino al percorso 02 tracciato dal CAI dove inizia una irta salita “stracciafiato” che ci conduce sino al Santuario. E qui comincia la catechesi del Vescovo sui “10 Comandamenti”, dopo aver intonato il “Laudato sii”. Quante cose abbiamo appreso dalle sue parole; ma quello che più mi sorprende è il suo “fiato”. Infatti, nonostante la irta salita, ha intonato il Cantico e tenuta la catechesi senza inflessioni e/o cadute di voce: complimenti Eccellenza! Ella è un vero montanaro!.
Mi preoccupa alquanto lo stato di forma della mia metà Simona che, forte della sua devozione mariana, nonostante il suo mal di schiena, ha voluto ugualmente essere presente al pellegrinaggio affidandosi completamente al volere di Maria continuando a ripetere: La Madonna mi aiuterà”.
Stefania e Maria sembrano reggere lo sforzo, ma la pioggia si fa più insistente. Mannaggia non ci voleva proprio. Eppure il meteo dava pioggia sul posto solo nel pomeriggio, ed invece… è stato tutto il contrario.
Finalmente si scorge il Santuario: mai è stato così bello!!!. Il Vescovo ci invita a raccogliere un sassolino e buttarlo dietro alle nostre spalle con tutti i cattivi intendimenti, con il saldo proponimento di non ripeterli più: è come risorgere a vita nuova: “O Gesù dammi un cuore nuovo!”
Forza siamo arrivati. Gli ultimi metri sono i più duri sotto la pioggia battente. Siamo fradici, sfiniti, ma con una forza interiore incredibile. Siamo tutti entusiasti. Mentre ci togliamo le magliette zuppe d’acqua per indossare le asciutte, e mentre aspettiamo la celebrazione eucaristica, arriva la Compagnia di Pizzone dalla provincia di Isernia, condotta dal “Magnifico” Rettore del Santuario Don Antonio Molle al quale, nonostante la fatica dei chilometri percorsi a piedi, si leggeva sul volto la sua felicità legata alla notevole crescita che il Santuario stesso ha avuto sotto la sua sapiente direzione, confermata dalla recente nomina a basilica minore.
Dopo la celebrazione eucaristica tenuta da Sua Eccellenza, è arrivato il momento della colazione al sacco che abbiamo consumato tutti insieme nel refettorio di Canneto vivendo una indimenticabile esperienza di comunione: è stato il momento della condivisione di quello che si possedeva, dalle salsicce, al formaggio di Picinisco, dal prosciutto ai tarallucci, il tutto innaffiato da ottimo vino sino a terminare con qualche goccia di genziana.
Ad un tratto una luce vivissima entra nel refettorio: finalmente è uscito il sole. Di fuori un pomeriggio stupendo proprio quando era giunto il tempo dei saluti con l’avvicinarsi dei pullman messi a disposizione della Diocesi per ricondurre i pellegrini ad Atina.
Nonostante mi aspettasse il meritato riposo a casa, percepivo un senso di disagio al quale, al momento, non sapevo dare spiegazione, ma che di lì a poco avrei capito il perché.
Comunque ci avviamo con mia moglie, Maria, Stefania e Don Juan alla volta di Atina, e sulla strada incontriamo le varie Compagnie che avevano iniziato il tradizionale cammino a piedi verso Canneto per la festa della Madonna Bruna che si tiene il 21 di agosto. E stranamente sento vicini tutti i partecipanti proprio per la comunanza della devozione mariana che ci fa Chiesa. Si, siamo tutti fratelli in Maria Madre.
Giunto a casa e dopo una doccia ristoratrice, salgo in terrazza per godere degli ultimi raggi di sole e per riflettere sulla bellissima giornata trascorsa quando odo le campane della Chiesa Madre e mi ricordo che, dopo la consueta benedizione, parte per quel di Canneto, anche la Compagnia di S.Elia F.Rapido. La processione di partenza, accompagnata da Don Remo, si snoda lungo Via Santilli per raggiungere la piazza principale del paese e passa, conseguentemente, proprio sotto casa (v. ultime due foto). Mamma mia quanti pellegrini! Non ne ho mai visti così tanti accompagnati dal suono delle trombe e fisarmoniche che inneggiano alla Madonna Bruna. Tra di essi scorgo Aldo, altro amico e compagno di passeggiate sui nostri monti, ed avverto un senso di nostalgia accompagnato da un leggero magone al vederlo in partenza verso Canneto. E allora riesco a comprendere quel senso di disagio che mi attanagliava quando ci allontanavamo da quel luogo santo. Era proprio quella nostalgia che prova colui che si allontana dai luoghi cari.
Ed allora, forse con un pizzico di invidia, invio ad Aldo questo augurio: “Che la Santa Madre vi accompagni e vi sostenga in questo duro peregrinare”, come ha accompagnato tutti noi.
E si, perché, anche se al momento non lo avevo capito, chi ci ha sostenuto durante tutto il peregrinare e ci ha dato forza nonostante le condizioni avverse, è stata proprio la Santa Madre che è stata nostra compagna di viaggio ed è stata sempre umilmente al nostro fianco (Umile ed alta più che creatura, come diceva il sommo Vate), accompagnandoci durante tutto il cammino con una presenza costante mai invasiva. E Dio sa quante cose e quante preghiere sono state accolte nel mentre…
Per questo dal cuore si erge un sentito ringraziamento a Sua Eccellenza il Vescovo Gerardo per la sua pregevole iniziativa: è stata una bellissima esperienza soprattutto di fede. Grazie ancora e… alla prossima.
– Maurizio Facchini