Sono molte le persone che amano il prossimo come se stesse, o forse ancora di più: come un figlio. Sono le persone che riescono a farlo perché amano Dio e, soprattutto, si lasciano amare da Dio. Noi ne abbiamo conosciute alcune, le abbiamo incontrate nella Diocesi di Milano e, precisamente, nell’Unità Pastorale composta dalle parrocchie di Cuggiono, Bernate, Casate e Castelletto.
Un viaggio, il nostro, che doveva essere un’opportunità per visitare l’Expo e la città di Milano e che, invece, si è trasformato in un indimenticabile momento di condivisione e crescita.
Venti giovani del gruppo di Pastorale Digitale della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, accompagnati da don Tomas Jerez, sono stati infatti ospitati in alcune famiglie della Diocesi lombarda. Ci hanno aperto le porte delle loro case, ci siamo seduti intorno allo stesso tavolo per conoscerci e scoprire che, nonostante le differenze, la comunità cristiana sa essere, ovunque, una sola, grande famiglia.
E allora tutto ha assunto colori diversi e anche la stanchezza è sembrata un po’ meno pesante. Il giro tra i padiglioni dell’Expo per conoscere i Paesi più lontani, la visita tra i luoghi simbolo di Milano, la Messa conclusiva con Don Lorenzo Truccolo, nella bellissima basilica di San Giorgio Martire a Cuggiono, sono solo alcune delle esperienze che si possono raccontare. Le sensazioni e le emozioni più belle, però, non possono essere scritte nero su bianco, né fermate in una foto, perché sono quelle degli sguardi, delle risate, dell’imbarazzo iniziale che domenica si è trasformato in nostalgia, delle lacrime trattenute e di quelle che invece hanno rigato qualche volto.
Sono quelle che si possono vivere quando si ha la consapevolezza, come ha affermato Don Lorenzo nella sua omelia domenicale, che la Chiesa non è di Cuggiono o di Casate, né di Castelletto o di Bernate e non è nemmeno di Sora, perché la Chiesa è di Gesù. È del Signore che, ancora una volta, come ci ha confidato la famiglia Ranzini, in una delicata, sincera e commovente lettera, «ci dimostra che i suoi progetti sono molto più grandi dei nostri limiti». «Avete portato nella nostra comunità» ci hanno poi rivelato «una ventata di sana allegrezza ed ingegnosa vitalità. Abbiamo scoperto di provenire da diverse esperienze in gruppi cattolici e non, sono strade che portano tutte a riscoprire giorno per giorno, la ricchezza della vita nella Chiesa di Dio. Ora speriamo ci possano essere altre occasioni per poterci rincontrare e raccontarci ancora di noi».
È con questo auspicio che vogliamo salutare e ringraziare ancora una volta non solo la famiglia Ranzini, che mi sono permessa di citare perché ha ospitato chi scrive, ma anche tutte le famiglie che ci hanno accolto nelle loro case, insieme ai ragazzi dell’oratorio che ci hanno accompagnato e consigliato.
Vi aspettiamo nelle nostre verdi terre… Qui sarete sempre i benvenuti!
– Maria Caterina De Blasis