Le radici bibliche dell’educare
Gli Insegnati di religione della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo si sono riuniti mercoledì 9 settembre a Cassino nella Sala degli Abati presso la Curia diocesana, per il primo incontro del consueto aggiornamento di inizio di anno scolastico. Accolti e introdotti ai lavori da Don Nello Crescenzi, direttore dell’Ufficio Scuola, hanno poi ascoltato la relazione del giovane biblista prof. Andrea Numini, egli stesso docente di Religione Cattolica. Interessante e intensa la sua presentazione sul tema “Le radici bibliche dell’educare”, sul quale ha proposto tre possibili linee di riflessione. La Bibbia, ha affermato, “è educazione”, è “Manuale di educazione”, presenta dei “Modelli di educazione”.
Innanzitutto, dunque, la Bibbia è educazione, è di per sé una proposta educativa per farci fare un cammino educativo verso la salvezza, non come singoli, ma come corpo, Dio parla per entrare in relazione educativa con noi, perché vuole tirarci fuori dalla nostra condizione di buio. Numini ha ricordato le radici della parola nelle diverse lingue: in latino il verbo e-ducere, indica il tirar fuori e far sviluppare ciò che è già nel ragazzo; in greco paidagogos (maestro) e paideia (educazione) indicano l’esercizio della mente verso la maturità attraverso il modello degli antichi; infine in ebraico il verbo con la radice jşr indica la proposta educativa che prevede istruzione e correzione; l’altro, lmd, vuol dire far abituare: una lenta disciplina pian piano si insinua nella vita del discepolo, fa acquisire apprendimento, diventa competenza, abitudine e stile di vita che prevede comprensione e pratica ma anche ripetizione.
Secondo punto: la Bibbia è Manuale di educazione, di cui il relatore ha analizzato forme, stili e contenuti nelle varie parti. Nell’Antico Testamento, nella Torah la legge è insegnamento; nei Profeti la storia è “maestra di vita”; negli scritti sapienziali il maestro è padre. Nel Nuovo Testamento i Vangeli sono scritti catechetici; il “corpus” paolino contiene dottrina e parenesi; le lettere cattoliche (omelie e catechesi) e l’Apocalisse (Rivelazione) sono anch’esse parti importanti di questo “Manuale di Educazione”.
Numini è passato poi ad illustrare i Modelli di Educatori presenti nella Bibbia, soffermandosi sulla figura di Mosè, l’uomo “dalla doppia educazione”, portatore di una matrice ebraica ma anche di un’impronta egiziana, componenti che – quando prende le difese dello schiavo ebreo – entrano in conflitto tra loro e generano crisi: di qui la fuga. Ma proprio questa diventa il luogo di incontro salvifico con Dio. L’esperienza di Mosè, per quanto lontana nel tempo, ci è vicina, perché ognuno di noi (e dei giovani!), quando scopre in sé una doppia indole, di cui una tende al male, ha paura e fugge. Ma la vicenda di Mosè ci dice che la crisi non va evitata ma valorizzata, è un invito a non scoraggiarsi e ad attendere la chiamata di Dio. La vocazione spinge Mosè al ritorno, lo fa maturare, lo pone a capo del suo popolo da ricondurre nella Terra Promessa. Egli è un Educatore che si fa accompagnatore, e infine lascia che il suo popolo vada senza di lui, così come deve fare il vero insegnante.
Anche i Profeti nella Bibbia sono modelli di educatori. Gli autori dei testi profetici hanno davanti agli occhi il dramma del loro popolo e cercano di tirarlo fuori dalle dinamiche di peccato e recuperare il rapporto con Dio attraverso il racconto, per renderli paladini di un annuncio di salvezza e trasmettitori della volontà di Dio. E’ questo il modello di educatori: ricostruire una storia che sia significativa per gli ascoltatori mostrando la necessità di tornare indietro se non si vuole finire in tragedia. La via di soluzione è la via del ritorno.
Altro modello educativo è spiegato da Gesù, che insegna con le parabole. Numini ha preso ad esempio e analizzato la parabola della zizzania (Mt 13,24-30), che Gesù racconta per far capire la coesistenza di bene e male e come è sbagliata la “fretta” dei servi e giusta, invece, la lungimiranza del padrone che guarda al risultato finale. Compito degli insegnanti di religione, che si rapportano alla Scrittura, è di renderla incisiva e significativa agli interlocutori, contestualizzarla e poi attualizzarla, per tirar fuori i valori biblici fondamentali, sempre attuali e aderenti anche alla realtà di oggi.
In conclusione, il relatore ha raccomandato ai suoi colleghi di adattare all’esperienza degli alunni il ricostruito racconto della storia. La grandezza dell’insegnante è nell’avere sempre presente la visione dell’obiettivo finale.
Dopo un breve dibattito seguito alla relazione, è intervenuto il Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo a tirare le conclusioni della serata. Rivolgendosi agli insegnanti di Religione, ha detto che la loro identità fondamentale è sentirsi parte del popolo di Dio, e che la loro presenza nella scuola è espressione della comunità cristiana, perciò parla, bene o male, della Chiesa, perché essi esprimono il volto della Chiesa, cosa di cui debbono essere orgogliosi. Anzi, ha aggiunto, l’insegnante di Religione è un unicum nella scuola, ha una sua peculiarità, perché non deve svolgere solo una professione, bensì un vero ministero pastorale. Perciò deve essere presente nel mondo della cultura da credente per testimoniare la bellezza della vita cristiana e l’alunno dovrà vedere in lui non solo un bravo docente, ma un vero testimone.
Infine, ha fatto alcune anticipazioni sul suo Messaggio agli studenti che sarà reso noto il primo giorno dell’anno scolastico. Appuntamento all’indomani a Sora per il secondo incontro di aggiornamento.
Adriana Letta
Cassino – 1° incontro per gli Insegnanti di Religione
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