Sabato 24 ottobre, nella chiesa di Santo Spirito, si è tenuto il secondo incontro del corso biblico. Se quindici giorni fa, l’incontro era stato per lo più introduttivo, con una panoramica delle cose dette lo scorso anno e una breve premessa al Vangelo di Luca, questa volta si è entrati nel vivo del discorso.
L’esegesi di Don Giovanni De Ciantis – che non è mai una “lezione”, ma è un dialogo che coinvolge l’auditorio con domande, provocazioni, spunti di riflessione – ha preso le mosse dalle battute iniziali del vangelo, con il prologo nel quale l’evangelista Luca, rivolgendosi a Teofilo, gli dice di aver scritto per lui un resoconto ordinato dei fatti accaduti, dopo aver compiuto ricerche accurate e sentito testimoni oculari. Scopo di questo resoconto è che Teofilo abbia conferma degli insegnamenti ricevuti.
Emergono alcune considerazioni. Innanzitutto, la necessità che alla testimonianza personale di fede, si unisca quella scritta, perché possa così essere tramandata ai posteri. In secondo luogo, è evidente che Luca non è un testimone oculare, ma che ha creduto alla parola dei testimoni, abbracciando la fede in Gesù. E, infine, si deve sottolineare che Teofilo – che potrebbe anche essere una persona reale – in realtà simboleggia tutti coloro che si dicono cristiani. Perciò, in ultima analisi, Teofilo è ciascuno di noi, e il vangelo è indirizzato a tutti i cristiani. Non caso “Teofilo”, vuol dire “amante di Dio”, ma anche “amato da Dio”.
Il vangelo di Luca ha una struttura piuttosto uniforme, narrando un unico grande viaggio di Gesù, che lo porta dalla Galilea a Gerusalemme, e, metaforicamente, dalla nascita alla rinascita della resurrezione. Tutto ruota intorno a questo percorso, che poi è il percorso della vita dell’uomo. Sostanzialmente, il testo si divide in:
prologo (capitolo 1, versetti 1-4);
vangelo dell’infanzia (capitoli 1-4);
ministero di Gesù in Galilea (capitoli 5-8);
viaggio verso Gerusalemme (capitoli 9-19);
ministero a Gerusalemme (19-24).
Luca è l’unico dei quattro evangelisti che – fedele a quanto dichiarato nel prologo (dice in fatti di voler fare un resoconto “dall’inizio”) – racconta ampi stralci della nascita e dell’infanzia di Gesù. Addirittura, la storia di Gesù e preceduta da una pre-storia, che è quella del grande precursore, Giovanni, ponte tra l’esperienza dell’antico testamento e quella del nuovo.
Infatti, subito dopo i quattro versetti di prologo, inizia la storia della nascita di Giovanni. Luca ci fornisce anche un riferimento temporale: “al tempo di re Erode”, che è sì vago, ma serve a collocare cronologicamente la vicenda. Del resto le intenzioni dell’evangelista non sono quelle di scrivere un’opera storica con date precise, bensì di raccontare “la buona novella”.
In quell’epoca vivono Zaccaria, sacerdote del tempio, e sua moglie Elisabetta. Entrambi irreprensibilmente osservanti dei precetti di Dio: eppure la donna è, al pari di Sara (la moglie di Abramo), sterile, cosa che all’epoca era considerata una maledizione divina.
Al momento del racconto, Zaccaria deve officiare nel tempio e infatti sta provvedendo a fare l’offerta dell’incenso. Gli appare l’arcangelo Gabriele, al che l’uomo è colto da timore, come prima di lui Abramo, Giuseppe e soprattutto Mosé. Ma l’angelo lo tranquillizza (“Non temere”), e gli annuncia che le sue preghiere sono state esaudite e presto avrà un figlio che chiamerà Giovanni, nome che vuol dire “Dio è misericordioso”. Tuttavia, Zaccaria manifesta incredulità e scetticismo…
Il prossimo appuntamento del corso biblico è per sabato 31 ottobre, alle ore 18.30.
– Vincenzo Ruggiero Perrino