Una Chiesa che vive, una Chiesa in uscita
Il Convegno ecclesiale di Firenze ha ormai chiuso i battenti. E in attesa delle relazioni ufficiali, vogliamo ascoltare la voce di chi era lì, tra i delegati diocesani. Iniziamo con don Gualtiero Isacchi, diocesi di Albano, vicario episcopale per la Pastorale. «La Chiesa italiana a Firenze ha mostrato il suo volto più bello e poliedrico, quello della sinodalità. Un volto fatto di volti e di diversità, di lentezze e slanci entusiastici. Laici, presbiteri, diaconi, consacrati, tutti insieme seduti intorno a 200 tavoli per dare voce e forma al desiderio che appassiona il cuore di ciascuno: ridire l’amore di Dio per l’umano. Ridirlo in modo umile, disinteressato e beato, ci ha detto papa Francesco. Torniamo da Firenze con il desiderio di dire con la vita: Ecce homo. Ecco il modello di umanità pienamente realizzata. Anzitutto “io”, “noi” scegliamo di vivere questo progetto antico e sempre nuovo. È questa la via della umanizzazione: il contagio. E la chiesa in uscita, che ama e che si spezza per i poveri c’è, io l’ho incontrata a Firenze». Un’altra testimonianza da Giuseppe Mancuso e Raffaella Bagnati, diocesi di Civitavecchia–Tarquinia, responsabili della Pastorale per la famiglia. «Forte l’effetto dell’incontro con il Papa, emozionante sia per i contenuti sia per il momento in cui è avvenuto, all’inizio dei lavori. Ci ha dato la carica con le sue parole, indicando il binario su cui camminare. Il convegno ha offerto la possibilità di esprimersi intorno a un tavolo. È una Chiesa che comunica, desiderosa di trovare una via di incontro. Una Chiesa che annuncia guardando il volto del proprio fratello. È emersa con forza l’esigenza di rinnovamento, secondo quanto auspicato nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium. I contributi dei gruppi di lavoro sono stati ricchi, sono emerse apertura e serenità al tavolo dei convegni. Questo ha permesso una individuazione tranquilla delle criticità che la Chiesa sta affrontando. L’esperienza dello scambio è stata davvero positiva, nei gruppi tutte le voci sono state ascoltate per poi arrivare a formulare delle proposte concrete. Anche nelle plenarie di grande impatto l’incontro a più voci, dove i personaggi intervenuti hanno dato una lettura personale di una delle cinque vie nella concretezza della loro vita. La speranza è quella di poter dare una vita concreta a ciò che il Papa sta indicando, nella prossimità verso tutti». Per la diocesi di Frosinone–Veroli–Ferentino, Pietro Alviti, insegnante di Religione, rappresentante del laicato. «Tante emozioni e suggestioni ma anche lavoro serio di confronto, di mediazione, di discernimento: ecco il Convegno, in cui il bello è già esso una relazione, un messaggio, un ambiente. Firenze ha accolto i 2500 delegati con tutta la sua forza espressiva, il bello e l’armonia come criterio dell’esistenza ed ha accolto il Papa che con un appassionato discorso ha chiesto alla Chiesa di essere finalmente se stessa spogliandosi di tutti gli orpelli del potere. Io sono qui per cercare di dare un contributo ma certo è più quello che ricevo che quello che riesco ad offrire». Ed eccoci a Simona Gionta, diocesi di Gaeta, rappresentante dell’Ufficio per le comunicazioni sociali: «”Guarda questi preti che mangiano alle nostre spalle!”, così la gente apostrofa i sacerdoti alla fermata dell’autobus fuori la stazione di Santa Maria Novella. “Bergoglio il nostro orgoglio”, recita uno striscione nello stadio gremito di bambini, giovani ed adulti provenienti da tutta la Toscana per assistere alla celebrazione presieduta dal Pontefice. La gente che aspetta alla fermata del bus è la stessa gente urlante dietro le transenne o seduta nello stadio. La stessa umanità in cerca di una Chiesa credibile che si sporca perché esce e non si rinchiude nel conservatorismo. Diversi nelle esperienze e nelle età, sacerdoti e laici, siamo venuti qui alla ricerca e con il desiderio della credibilità di una nuova Chiesa tra la gente e per la gente». Per la diocesi di Latina, Angelo Raponi, segretario della Caritas diocesana. «Il Convegno è stato per me un’esperienza intensa di Chiesa, di quelle che, credo, se ne riescano a fare poche nella vita! La Chiesa diocesana, in primis, che mi ha inviato come delegato, dopo il cammino di preparazione, che ha portato tutto il gruppo dei delegati, nelle parrocchie e nelle foranie, a presentare il tema e a raccogliere attese. La “Chiesa Italiana”, poi, come con chiarezza ci ha definito il Papa, una Chiesa che ha il dovere di esserci, in questo tempo di oggi, così particolare, per dare una risposta alle aspettative e alle domande degli uomini. Mettendo al centro i poveri, ripartendo dai poveri. È questo il nuovo umanesimo che Firenze, con forza, ha suscitato nel mio cuore». Ed ancora, la voce di Antonio Accettola, presidente dell’Azione cattolica di Sora–Cassino– Aquino–Pontecorvo. «Alla luce degli eventi che hanno investito la Chiesa e la vita sociale e politica dell’Italia, il Convegno ci offre uno spiraglio di speranza. L’Italia, cioè, non è solo quella invischiata in scandali, corruzione, ma è anche quella riunita a Firenze! Partendo dalla città della bellezza, la Chiesa bella, che vede confrontarsi insieme laici e vescovi, giovani, sacerdoti e religiosi, si impegna a portare questa speranza al Paese! E anche se silenziosi e meno eclatanti, questo impegno e questa speranza, sono presenti ovunque e soprattutto vicini agli uomini. È questo, un convegno dal quale ripartire con la consapevolezza di non aver solo ascoltato cose belle, ma con la coscienza di darvi attuazione, per rendere la Chiesa più vicina all’uomo».
– Carla Cristini