Vigilia di Natale. Alla cascina di San Pasquale operatori e ospiti della Comunità Exodus di Cassino attendono il Vescovo. Arriva qualche amico, arriva M. Rosaria Lauro, direttrice Caritas di Cassino, portando dolci per tutti. Ed ecco arriva anche lui, Mons. Gerardo Antonazzo, accompagnato, come promesso, da un certo numero di seminaristi.
Il responsabile della Comunità Luigi Maccaro lo accoglie con affetto e calore e lo invita ad entrare. Ci si siede tutti in cerchio, siamo in tanti, le sedie si moltiplicano, c’è posto per tutti. E inizia un incontro che si rivelerà presto bellissimo. Luigi Maccaro traccia brevemente la ormai lunga storia di questa comunità che ha compiuto da poco 25 anni di attività sul territorio, all’inizio come comunità di recupero per tossicodipndenti, con tutte le paure e le ostilità del vicinato e della città, poi piano piano l’accettazione di questa realtà, fino agli ultimi anni, in cui la comunità ha voluto aprirsi al territorio, non rimanere chiusa, relegata e distaccata dal tessuto sociale. E sono nate le collaborazioni con molte associazioni, volontari, operatori, nuovi progetti e attività, dalla lavorazione della ceramica alla fattoria didattica e a mille altre iniziative, tra cui la musica e lo sport, che occupa un posto ragguardevole, essendosi la casa dotata anche di campi da gioco polivalenti benfatti e adatti alle competizioni. Insomma un cammino lungo che ha giovato a moltissime persone e continua a giovare, essendosi allargato, con perspicacia e lungimiranza, al mondo esterno, ai giovani “normali”.
Il Vescovo Gerardo ha ascoltato con attenzione mostrando apprezzamento e gratitudine e salutando tutti, ospiti e operatori. Stabilitosi un clima di ascolto e di confidenza, è stato naturale che venissero fuori le testimonianze di alcune persone, diverse per età e per storia personale, che sono approdate in Exodus in momenti difficili della propria vita, chi dopo anni di carcere, chi dopo esperienze negative o dopo aver provato altre comunità in cui non si è trovato bene, chi per trovare qui la pace che cercava. Ne è uscito uno spaccato di vita quanto mai vario ed interessante, il cui filo conduttore era sempre la ricerca, spesso affannosa e tortuosa, dell’uomo, di ogni uomo, della propria strada e vocazione, della propria identità, che arriva sempre dopo il sentirsi ascoltati e accolti senza pregiudizi. Ed è stato particolarmente interessante ed efficace il fatto che il Vescovo ha invitato alcuni dei seminaristi a raccontare il proprio cammino vocazionale: perché anche tra coloro che si preparano a diventare sacerdoti c’è una grande varietà di storie e di esperienze. Ed è stato bello confrontare le une con le altre in un intreccio a tratti sorprendente che ha messo tutti a proprio agio con una naturalezza incredibile, dovuta al fatto che ognuno, anche il più distante, ha usato ascolto e rispetto per l’altro. E ciò ha causato un cammino virtuoso, generando conoscenza, magari anche sorpresa, e nuova considerazione per l’altro, in un momento di verità e autenticità davvero toccante.
Era la dimostrazione che il dialogo è possibile, interessante, gradito, apre porte mai immaginate, crea legami rispettosi e spontanei. La verità vi farà liberi, ha detto il Signore. Verissimo. Nessuno, lì, si è sentito costretto o forzato, né chi ha parlato di sé né chi ha semplicemente ascoltato. Si è sperimentato come è bello incontrarsi tra diversi, come in fondo non è difficile capirsi e come è giusto il principio a cui si ispira Exodus, secondo cui bisogna sempre individuare, portare a consapevolezza e valorizzare quello di buono che c’è nell’uomo, in ogni uomo, sempre, anche dopo le azioni più orrende. Un fondo di bontà o almeno di aspirazione alla bontà c’è sempre ed è da lì che occorre ripartire.
Infine, a conclusione dell’incontro, tutti a tavola, per un pranzo insieme, all’insegna della semplicità, autenticità e bellezza di rapporti, nello stile di Exodus e del suo fondatore, Don Antonio Mazzi.
Adriana Letta