Tradizione, anima, identità di una città
Quei cassinati che inventarono la Pasquetta Epifania certamente non potevano immaginare a che storia stavano dando vita. Erano i primi del ‘900, la città di Cassino era tutta diversa, anzi era proprio “un’altra città”, per posizione, edifici, strade, piazze… Chissà, forse erano dei buontemponi che si inventarono un modo semplice e popolare per stare in allegra compagnia, tirare tardi una sera con la scusa di girare per tutta la città per portare a tutti, a grandi e piccoli, l’annuncio dell’arrivo della befana e della fine delle feste. Basta un canto, un’aria melodiosa e orecchiabile da cantare la notte per le strade e i quartieri e nasce la simpatia per questa “trovata”, alla quale facilmente si lega una suggestione un po’ magica e misteriosa perché si sa, in quella notte i bambini sono ansiosi e tesi a cercare di percepire anche il minimo indizio dello sperato passaggio della vecchina con il sacco di doni e quel canto, forse, fa pensare che stia passando proprio sotto casa… Sono anni in cui in Italia Babbo Natale è ancora sconosciuto e le tradizioni sono quelle “nostrane”. Anno dopo anno in vari punti della città ci si organizza per vedere e ascoltare questi cantori con mantelle e cappelli che vanno in giro di notte, in inverno!, per cantare e si pensa ad offrire loro qualcosa da mangiare e da bere. Una canzone, una risata, una buona notte… Un’esperienza che si ripete ogni 5 gennaio. E nasce una vera tradizione.
No, nessuno poteva immaginare che cosa sarebbe successo. La guerra nel 1944 ha distrutto tutto il cassinate, della Cassino di prima non è rimasto nulla. Né case né strade né chiese né ponti, niente più tracce della propria storia, i superstiti erano in lutto, ogni famiglia aveva i suoi morti da piangere e la sua vita da ricostruire da zero. Non si poteva pensare alla Pasquetta Epifania, anche se qualcuno ci provò. C’è voluto mezzo secolo. Era il 1998 quando si costituì il “Comitato Pasquetta Cassinate”, che ha riproposto, con il presidente Antonio Marzocchella, la “Pasquetta” secondo gli usi tramandati dalle precedenti generazioni riportando la manifestazione alla notorietà. Fu grazie al contributo offerto da Onorio De Benedictis, classe 1910, memoria storica, oltre che musicale, della “Pasquetta”, che fu possibile creare una partitura, scritta nella originaria tonalità. L’attuale partitura della Pasquetta è stata riscritta ed orchestrata dal compianto M° Pio Di Meo, tra i principali artefici del ripristino, fatto a regola d’arte, di questa tradizione, come per un debito di amore e di onore alla sua città, annientata nell’aspetto materiale, non nello spirito.
In questa nuova edizione della Pasquetta fu aggiunta una nuova canzone, “Vecchia Cassino”, versi del poeta Gino Salveti, musica del Maestro Donato Rivieccio, orchestrata dal Maestro Pio Di Meo: bellissima e struggente, è il canto del cassinate che non ritrova più la sua città, si sente quasi un estraneo nel nuovo complesso urbano (Addo’ si iute tu, vecchia Cassine), ma non c’è disperazione, perché giunge pronto e saggio il consiglio di questa gente, duramente provata ma forte e coraggiosa nell’animo: “Nen ce pensasse cchiù… Fatte ‘stu brore“.
L’edizione del 2016 è la numero 19 organizzata dal Comitato promotore, coordinato da Roberto Lillo, nell’ambito delle attività promosse dall’associazione culturale “Vecchia Cassino” presieduta da Antonio Marzocchella, con l’obiettivo di valorizzare e tramandare alle future generazioni le tradizioni dell’antica Cassino. Un’edizione il cui “viaggio notturno” ha preso il via, dopo i Vespri, nell’abbazia di Montecassino, secondo tradizione, dove cantori e musici, tra cui ragazzi e anche alcuni bambini, hanno anche attraversato la Porta Santa con l’abate Donato Ogliari, il quale ha sottolineato la consonanza di significato della Porta Santa “che si sposa e si coniuga con il messaggio della Pasquetta Epifania perché è un messaggio di pace, di amore, di gioia” che ricorda le nostre radici. Seconda tappa in piazza Diaz dinanzi alla Banca Popolare del Cassinate, sponsor della manifestazione, poi nel rione Colosseo, e intorno alle 21.30, nella parrocchia di S. Antonio, gremita all’inverosimile.
Ad accogliere la compagnia, il vescovo Gerardo Antonazzo, il sindaco Giuseppe Golini Petrarcone e il parroco don Benedetto Minchella. I cantori, dalle cappe nere, ed i musici, dalle cappe rosse, si sono schierati a cerchio e, dopo che Marzocchella ha presentato il gruppo, hanno eseguito, sotto la direzione del M° Marcello Bruni, La Pasquetta e Vecchia Cassino. Il vescovo Antonazzo ha ascoltato attentamente poi ha detto: “Attraverso questa manifestazione voi contribuite a restituire alla città la sua vera anima. Una città ricostruita non vuole perdere la propria anima. Queste manifestazioni aiutano a ritrovare e a riannodare con la vita di tutti i giorni, le radici più vere che vivono, sopravvivono e vengono nutrite in questo modo da voi. Aspetti nobili e bellissimi che voi contribuite a curare e di cui una città ha estremamente bisogno”. “Il passaggio, il suono e il canto de La Pasquetta è la vera essenza dell’essere cassinesi” ha affermato il sindaco Petrarcone, che ha poi ringraziato tutti coloro che portano avanti questa tradizione ed espresso l’auspicio che venga tramandata alle nuove generazioni. A sorpresa il primo cittadino ha voluto far dono ad Antonio Marzocchella, presidente dell’associazione culturale Vecchia Cassino, organizzatrice dell’evento, e tramite lui a tutti i componenti, della medaglia commemorativa del 70° anniversario della distruzione della città di Cassino e dell’abbazia, medaglia realizzata dal consigliere Danilo Salvucci.
Dopo questa sosta particolarmente sentita e significativa nel cuore della città, il gruppo ha ripreso il suo cammino per portare la Pasquetta in tutti i rioni, percorrendo fino all’alba le strade che prontamente si animavano al passaggio e al risuonare di un canto che va dritto al cuore, perché non è semplicemente folklore popolare, è anima, passione, storia, identità di un popolo.
Adriana Letta