Mi alzerò e andrò dal Padre mio

IV Settimana di Quaresima – Anno C

In questa settimana di Quaresima affrontiamo la famosa parabola del Figliol prodigo. Nell’anno della Misericordia indetto da Papa Francesco è certamente l’icona più significativa per interpretare al meglio il mistero della Divina Misericordia che tutto abbraccia e tutto sorregge: Gloria ed adorazione giunga alla Divina Misericordia da ogni creatura per tutti i secoli dei secoli. O Signore mio e Dio mio, mi ordini di descrivere le grazie che mi concedi … Sia onore e gloria a Te, o Santissima Trinità, o Dio Eterno; la Misericordia che sgorga dalle Tue viscere, ci protegga dalla Tua giusta ira. Risuoni la lode alla tua inconcepibile Misericordia. Su tutte le Tue opere c’è il sigillo della Tua insondabile Misericordia, o Signore. (Santa Faustina Kowalska, Diario III, 1/3/1937).

Tutta la creazione, come ci dice Santa Faustina che ha cantato come nessuno la via della Divina Misericordia, risplende del dono gratuito di Dio, della Divina Misericordia. Tutto ci parla di Dio, tutto è fatto da Dio ed è per Dio. La Misericordia sgorga dalle viscere della Santissima Trinità e, cosa più importante, ci preserva dalla giustizia che pure viene da Dio e davanti alla quale non avremmo scampo.

La parabola del figliol prodigo, come interpretano i santi padri, è la Divina Misericordia applicata al figlio che, dopo una vita di peccato, cambia vita, si converte e vuole tornare sotto la protezione del Padre col suo perdono. Prima sperimenta l’angoscia e l’abbandono di una vita disordinata, senza il Padre, senza Dio. Questa è già la sua punizione. Il frutto della sua indiscriminata libertà è desiderare di mangiare il cibo dei porci e nonostante questo nessuno glielo fornisce. La lontananza dal Padre è il non senso assoluto della vita, il non senso dell’Inferno, dove le creature vivono senza Dio.

Tornare alla casa del Padre è riprendere la vita, ricominciare un’esistenza degna di questo nome per il perdono di Dio. Nessuno però può costringere il figlio a tornare a casa. Neppure il Padre. Solo il figlio può compiere quest’atto di ritorno. Solo la sua libertà può essere impegnata in questo cammino a ritroso dove, tra pianto e dolore, tra propositi e buone intenzioni recuperate, ritrova la via della luce: è partito per una terra lontana recando con sé la porzione del suo patrimonio, che, come sappiamo dal Vangelo, consumò rapidamente conducendo una vita spendereccia insieme con le prostitute. Ridotto alla fame, si pose alle dipendenze di un notabile di quel paese, il quale lo incaricò di pascere i porci … Soffrì gli stenti, fu nella tribolazione e nell’indigenza, e in quello stato gli tornò in mente il Padre: ebbe voglia di tornare a casa. Disse: Mi alzerò e andrò dal Padre mio. Disse “Mi alzerò”, poiché stava seduto, sicché nelle parole di lui puoi riconoscere le parole di colui che nel nostro salmo dice: Tu mi hai conosciuto quando siedo e quando sorgo. Mi sono assiso cadendo in miseria, sono risorto desiderando il tuo pane. Intendi i miei pensieri da lontano. Ero partito per un luogo lontano, ma c’è forse un luogo dove non si trovi Colui che avevo abbandonato? Intendi i miei pensieri da lontano. 

Per questo dice il Signore nel Vangelo che il Padre gli andò incontro mentre l’altro tornava. Certo! Quand’era ancora lontano ne aveva penetrato i pensieri. La mia via e il mio confine tu hai scandagliato. Dice: La mia via. Qual via, se non la via cattiva che egli aveva battuta abbandonando il padre, quasi che potesse nascondersi all’occhio di colui che l’avrebbe castigato? Ovvero: gli sarebbe forse capitata quella miseria che lo annientò al segno di ridurlo a pascolare i porci, se non l’avesse voluto il Padre, il quale fino a tanto sferzò chi s’era allontanato finché non l’ebbe recuperato vicino? Si tratta dunque di un fuggitivo scoperto e perseguitato dal giusto castigo di Dio. Dio, infatti, si prende la rivalsa su tutti i moti del nostro cuore, in qualsiasi direzione ci muoviamo allontanandoci da Lui. Sant’Agostino, In Psal. 138, 5.)

La Misericordia non è l’imbelle e dolciastra figura dell’accoglienza prona e senza misura da parte di un Padre tutto tenerezza verso il figlio scapestrato che torna senza merito. La Misericordia divina premia la buona volontà del ritorno, la buona disposizione d’animo al perdono, la sincera volontà di soddisfare al male fatto. Uno dei peccati contro lo Spirito Santo, ci insegna il catechismo, è la “presunzione di salvarsi senza merito” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2092). La Misericordia Divina senza l’offerta vera di se stessi, senza l’apertura totale del cuore da parte del figlio che chiede il perdono, non avrebbe senso, sarebbe senza frutto. Sarebbe come la pioggia che cade su terreno impermeabile, il seme della parabola del seminatore che cade sulla strada e non sul terreno buono (Cf. Mt 13, 4).

La Misericordia è il seme divino del Vangelo che cade su un cuore buono, arato dalla penitenza, senza le pietre delle passioni e delle preoccupazioni delle ricchezze (Cf. Mt 13, 5-8) che sa e può accoglierla con tutto se stesso. Così è il figliol prodigo che torna a casa, così è la Vergine Immacolata che accoglie con docilità tutto ciò che viene da Dio, così è ciascuno di noi che sinceramente pentito torna alla vita di grazia dopo una buona Confessione.

P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P. Pio

 

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