Il Vescovo Gerardo celebra al Monastero di S. Maria della Rupe
Martedì 8 marzo, sul far della sera, monastero di S. Maria della Rupe, al km 5 della via di Montecassino. E’ la festa della donna, giù in città molte donne si preparano a cene speciali, eleganti o intime, romantiche o spiritose. Qui, invece, le monache Benedettine nella semplicità gioiosa e nella familiarità che è loro propria, attendono il Vescovo che ha promesso di venire a celebrare la S. Messa con loro.
Perché non importa quante sono queste sorelle, è importante “esserci”. Sono monache che seguendo la Regola Benedettina, dedicano la loro giornata al Signore, suddividendone il tempo nelle attività raccomandate dal Santo: ora, labora et lege. Quindi la prima attività è la preghiera, poi c’è il lavoro (producono nel loro laboratorio artigianale squisita pasticceria secca con vendita diretta e online) perché il Fondatore dice: “...allora sono veri monaci quando vivono con il lavoro delle loro mani”; infine c’è lo studio, che non manca mai. Infatti una di loro era fuori per studio, appunto. Ma queste monache si dedicano anche agli altri, offrendo ospitalità e momenti di spiritualità a giovani, a famiglie, a chi vuole ritrovare se stesso. Altra caratteristica, la prima che nota chiunque le incontri, è la gioia, la trasparenza dello sguardo, la profondità del loro dire, mai serioso ma sempre improntato al sorriso e all’accoglienza. Monache speciali, dunque.
L’arrivo del vescovo Gerardo Antonazzo le ha riempite di gioia, anche se due di loro erano influenzate, ma… che vuoi che sia un po’ di raffreddore e di febbre?
E nella bianca cappella del monastero, essenziale ma curata e carica di spiritualità, ha preso avvio la preghiera dei Vespri e la Celebrazione Eucaristica: con calma, con partecipazione, con un senso straordinario di fraternità. Il cuore si apriva naturalmente a Dio. Le parole del Vescovo Gerardo hanno penetrato il senso delle Scritture, enucleando i messaggi più importanti, a partire dall’osservazione che il periodo liturgico è della Quaresima-Pasqua, ma nella prassi, chissà perché, si fanno tante iniziative per la Quaresima e ben poche per il periodo pasquale. Della prima lettura “Vidi l’acqua che usciva dal tempio, e a quanti giungerà quest’acqua porterà salvezza” (Ez. 47,1-9,12) ha sottolineato l’abbondanza dell’acqua che aumenta, tracima, occupa tutti gli spazi e non si può fermare, è un’acqua che purifica e sana, porta la vita ed il rigoglio della vegetazione, esattamente come la Misericordia divina, che arriva in abbondanza, copiosa e, citando S. Tommaso, immeritis tribuitur. Giunge come grazia, non meritata ma distribuita a tutti gratis.
L’elemento dell’acqua si ritrova anche nel brano evangelico del giorno (Gv 4, 43-54), quello del malato alla piscina di Betzatà che, alla domanda di Gesù «Vuoi guarire?», lamentò di non avere nessuno che lo aiutasse. Ma stavolta non sarà l’acqua a sanare bensì la parola di Gesù e “all’istante quell’uomo guarì“. Ma i Giudei trovano da ridire perché ciò è stato fatto di sabato, e l’ex paralitico non può portare la barella di sabato… Quante volte, anche oggi, siamo ancora attaccati alle regole e ai divieti e a un’idea sbagliata di Dio. Dio, Papa Francesco ce lo sta facendo riscoprire in questo Giubileo, è Misericordia, la usa con noi e con chiunque non perché la meritiamo ma perché il suo cuore è grande e generoso. Ecco, ha detto, dobbiamo contemplare la grazia immeritata della Misericordia di Dio.
Dopo la celebrazione, si è dato spazio all’incontro e alla familiarità, le monache hanno mostrato la vita della casa, da qualche lavoro da eseguire ai dolci pasticcini pronti per la consegna. Davvero è la Pace, come in ogni monastero benedettino, a regnare in questa casa.
Adriana Letta