La comunità parrocchiale pellegrina alla Porta Santa della Chiesa Madre
Un Giubileo della parrocchia. Questa l’iniziativa della comunità parrocchiale di S. Antonio di Padova in Cassino, che nel pomeriggio di giovedì 7 aprile alle 17,30 si è ritrovata unita per partecipare ad un pellegrinaggio a piedi, breve ma intenso e simbolico, che l’ha portata fino alla Chiesa giubilare di Cassino, la Chiesa Madre. E’ stato un cammino penitenziale, composto e silenzioso, aperto dalla Croce portata dal Parroco Don Benedetto Minchella, affiancato dal viceparroco Don Gabri e dall’animatore liturgico Francesco Paolo e seguito dalle Suore Stimmatine e da numerosissimi fedeli. Giunti alla Chiesa Madre, ci si è fermati per prepararsi degnamente ad attraversare la Porta Santa, della quale ognuno ha baciato con fede e devozione le due croci sugli stipiti. All’ingresso ognuno si è segnato con il segno della Croce dopo aver attinto con la mano l’acqua benedetta appositamente preparata e solo quando tutti hanno varcato la Porta Santa, l’intero gruppo è andato in corteo dietro la Croce a prendere posto nella grande chiesa fino a riempirla.
Allora è stato esposto il SS.mo Sacramento, davanti al quale si è rimasti per un’ora in preghiera e adorazione, in parte personale in parte comunitaria, con la recita del Rosario Eucaristico, letture e canti, mentre tre Sacerdoti si ponevano ai confessionali, a disposizione dei fedeli che si volessero confessare, cosa che in moltissimi hanno fatto.
Alle ore 19,00 è stata celebrata la S. Messa, in un grande raccoglimento e con intensa partecipazione. Nell’omelia Don Benedetto ha sottolineato come le confessioni siano importanti anche per il Sacerdote perché aiutano davvero a comprendere quale atteggiamento ha Dio nei nostri confronti. La confessione ci dice che c’è un rapporto che Dio vuole avere con noi, che supera le capacità umane. E’ venuta fuori un’idea bellissima, ha detto, che “perdonare non è umano”. Solo Dio è capace di perdonare, solo Lui sa guardare ciò che gli occhi umani non sanno vedere, quindi perdonare significa essere uguali a Dio. Ci aiuta a capire anche l’esperienza dell’indulgenza plenaria che viviamo con questa celebrazione “prolungata” che è iniziata con un pellegrinaggio e si concluderà con l’Eucaristia, la recita del Credo e la preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre. Qualcuno si meraviglia, ha osservato, neanche fosse un mercato in cui si pesa e misura. Ma in realtà la Chiesa ci dice che non solo siamo sciolti dal peccato ma anche dalle conseguenze del peccato; la Chiesa di suo non può niente, ma ha avuto dal Signore la facoltà di sciogliere o di legare; e anche tutto questo “meccanismo” che serve per ottenere l’indulgenza in realtà è un’occasione particolarissima e privilegiata che ci dice che il Signore non permetterà a nessuna esperienza negativa sulla faccia della terra di separarci da Lui. Il legame che Dio ha voluto con noi è come il legame matrimoniale, inscindibile, sacramentale, che va vissuto ogni giorno alla presenza della grazia del Signore e se dovesse succedere qualcosa, c’è sempre la possibilità di riparare, di assaporare la bellezza di essere perdonati.
Allora la parola più cristiana, ha concluso Don Benedetto, è: grazie. Grazie perché il Signore ancora una volta ci chiama a sé e ci fa sperimentare la bellezza della sua misericordia, perché non ci fa mai sentire soli, ma collegati agli altri. Anche la preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre, necessaria per ottenere l’indulgenza, serve infatti a ricordarci che nessuno è un navigatore solitario nella Chiesa ma è nella Chiesa e della Chiesa. Il Signore ci aiuti a sentire sempre meglio questa appartenenza alla comunità locale e, insieme, a quella universale.
Al termine della celebrazione, dopo la benedizione, il parroco ha invitato tutti a portarsi davanti all’altare della Madonna Assunta, tanto venerata e cara per tutti i cassinati, per il Pater Ave Gloria finale ed è stato un momento bellissimo di unità fraterna, che ha degnamente concluso un pomeriggio giubilare che resterà nel cuore di tutti.
Adriana Letta