A distanza di 442 anni una data importante per l’intera comunità cittadina
L’anniversario della dedicazione della chiesa parrocchiale di S. Simeone in Alvito
Era il lontano 22 Aprile 1574 il giorno in cui veniva dedicata l’Insigne Collegiata di S. Simeone Profeta in Alvito, e quest’anno, venerdì 22 Aprile 2016, a distanza di ben 442 anni da quel memorabile evento, si è deciso di celebrare in maniera solenne tale anniversario così importante per l’intera comunità cittadina. La splendida celebrazione eucaristica, resa ancor più intensa e toccante dai canti preparati dal coro e dalla partecipazione viva dei giovani che si apprestano a ricevere il Sacramento della Confermazione, è stata presieduta dal parroco, don Alberto Mariani, insieme con gli altri sacerdoti di Alvito, don Claudio Rigatti e don Francesco Del Bove, e si è poi conclusa con il festoso suono delle campane, a ricordare che la voce materna della Chiesa mai si stanca di accompagnare e sostenere la vita dei suoi figli, nei momenti tristi così come in quelli lieti. L’intera liturgia è stata una preziosa occasione per ricordare i meriti e gli sforzi delle passate generazioni, che, nella loro grande devozione, ci hanno lasciato in eredità un magnifico tempio, reso ancor più bello dai recenti restauri, ma anche un’opportunità per riflettere su cosa significhi essere ekklesìa, cioè popolo di Dio, oggi. Infatti, come ha ribadito don Alberto Mariani durante l’omelia: “nostro compito non è soltanto custodire la chiesa materiale, fatta di pietre e di mura, ma soprattutto edificare e far crescere nella testimonianza della fede una Chiesa viva fatta di pietre vive, una Chiesa dove ognuno possa sentirsi accolto, valorizzato nelle proprie capacità e amato, una Chiesa nella quale ciascuno possa sentirsi a casa”. Dunque, si è voluto approfittare di questo anniversario non per dare vita ad una sterile e nostalgica commemorazione di un evento passato, bensì per proiettare lo sguardo verso il futuro, verso l’impegno a fare della parrocchia una “famiglia di famiglie” che sappia vivere una comunione fraterna e divenire non una chiesa-museo, fredda e vuota nella sua bellezza, ma la calda e ospitale dimora di Dio dove poter adorare il Padre “in spirito e verità” (Gv 4, 19-24).
Paolo Pizzuti