V Domenica di Pasqua, Anno C.
In questa domenica comincia a delinearsi il compimento del tempo pasquale, ovvero il momento dono dello Spirito Santo alla Chiesa.
Gesù parla dello Spirito subito dopo aver parlato dell’Amore: Chi mi ama osserverà la mia parola ed il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Quest’Amore grande che lega il Padre ed il Figlio sembra sia proprio Lui, lo Spirito che soffia dove vuole e non sai da dove viene e dove va (Gv 3, 8). Lo spirito aleggia sulle acque e governa l’universo (Cf. Gn 1, 2; Sap 8, 1). E’ ovunque ma è soprattutto nel Padre e nel Figlio, prima di ogni cosa.
Questo Spirito Cristo è venuto a donarlo anche a noi. Noi, gli uomini, le creature più elette, nella cui famiglia doveva nascere il Figlio di Dio, noi, ultimo anello della Creazione, abbiamo perso il dono più prezioso, lo Spirito che governa ogni cosa e che ha fatto ogni cosa.
Gesù è venuto a donarcelo di nuovo: il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Allo Spirito, oltre alla parola “Amore” è associata quella di “Pace”. Una pace che è la “sua” pace, non come quella che dà il mondo, non come quella del mondo. Una falsa pace, fatta di gesti esterni, di ipocrisia.
La vera pace viene dallo Spirito, cioè è dono di Dio. E’ Dio che si fa carne nel cuore dei discepoli. La libertà dalle passioni, dalla cupidigia, dall’ira, dalla critica ingiusta, dalla diffamazione, dalla mancanza di perdono, tutto ciò non può venire da una semplice decisione umana. Tutto ciò è frutto incommensurabile dello Spirito.
Quante azioni fatte e sottoscritte in nome della pace, pure i famosi trattati dalle nazioni, poi si sono rivelate false! La pace non può essere raggiunta per accordi bilaterali, fondati anch’essi su interessi egoistici, nazionali, campanilisti. La vera Pace è solo da Cristo.
In effetti qui sulla terra vediamo solo “una certa pace” come ci dice Sant’Agostino: «Vi lascio la pace, non dice: la mia pace, mentre aggiunge mia quando dice: Vi do la mia pace? Forse il possessivo mia si deve sottintendere in modo che si possa riferire a tutte e due le volte che il Signore pronunzia la parola “pace”, anche se esplicitamente lo dice una volta sola? O c’è anche qui un segreto, per cui bisogna chiedere e cercare, e solo a chi bussa sarà aperto? Che meraviglia, se ha voluto che per sua pace si intendesse solo quella che egli possiede? Questa pace, invero, che ci ha lasciato in questo mondo, è da considerarsi piuttosto nostra che sua. Egli, non avendo alcun peccato, non porta in sé alcun contrasto; noi invece possediamo ora una pace che non ci dispensa dal dire: Rimetti a noi i nostri debiti (Mt 6, 12). Esiste dunque per noi una certa pace, quando, secondo l’uomo interiore ci compiacciamo nella legge di Dio; ma questa pace non è completa, in quanto vediamo nelle nostre membra un’altra legge che è in conflitto con la legge della nostra ragione (cf. Rm 7, 22-23). Esiste pure per noi una pace tra noi, in quanto crediamo di amarci a vicenda; ma neppure questa è pace piena, perché reciprocamente non possiamo vedere i pensieri del nostro cuore, e, per cose che riguardano noi, ma che non sono in noi, ci facciamo delle idee, gli uni degli altri, in meglio o in peggio. Questa è la nostra pace, anche se ci è lasciata da lui; e non avremmo neppure questa, se non ce l’avesse lasciata lui» (Discorsi su Giovanni 77, 4).
Siamo un impasto di peccato e di grazia, non possiamo avere completamente la pace sulla terra. Questa è opera lenta e costante della grazia nel nostro spirito ribelle a Dio.
La Pace di Cristo è diversa: è la Pace che entra nell’intimo e cambia il cuore. La Pace che fonda ogni umana società. Non quella degli interessi privati ma quella dello Spirito che è uno, pur se multiforme e si riconosce perché riunisce gli uomini in unità.
Vado e tornerò a voi. E’ questo l’ultimo messaggio del discorso di Gesù. Sembra ci dica: Non vi preoccupate! Non è ancora il momento del regno definitivo, ma esso verrà. E con esso lo Spirito, l’Amore, la Pace. Tutte cose che da sempre e per sempre vivono in Dio.
Non possiamo dimenticare la Sposa dello Spirito, Colei che da sempre l’ha accolto e ha vissuto con Lui e per Lui ha generato l’Autore della vita: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo (Lc 1, 35).
La potenza dell’Altissimo, lo Spirito Santo, il suo infinito amore, si è posato per la prima volta su Maria Santissima che per questo è mediatrice di grazia. La grazia che ci ha dato, Gesù Salvatore, è frutto del suo grembo per la sua perfetta unione con lo Spirito Santo.
Non è che lo Spirito abbia forzato la Vergine. Lei ha collaborato con la grazia in un modo così speciale da darci Dio!
P. Luca M. Genovese