Probabilmente, non vi è una forma di preghiera più “totale” e completa dell’adorazione eucaristica: si tratta di una circostanza di profonda relazione intima tra il fedele e Gesù incarnato nell’Ostia.
Ieri sera, 14 settembre, dopo la celebrazione vespertina per la ricorrenza dell’Esaltazione della Croce, presso la chiesa di S. Spirito si è tenuto un momento di adorazione eucaristica e di catechesi sulla Parola evangelica.
Le persone presenti – in buon numero nonostante altre futili “distrazioni” infrasettimanali, che spesso attraggano più della partecipazione e delle occasioni di crescita spirituale – hanno preso parte alle preghiere e al silenzio di adorazione con grande trasporto.
Come ha messo in luce Don Giovanni De Ciantis nell’esegesi della parabola del seminatore, letta dal Vangelo di Luca, durante l’incontro Gesù era presente in una duplice veste: come Ostia consacrata e come Parola di Dio.
La parabola del seminatore, racconto di particolare intensità e profondità, costituisce un esempio, in virtù del quale i cristiani dovrebbero rendersi disponibili ad essere come un terreno da arare e seminare. Naturalmente, il seminatore è Gesù, e il seme che egli vuole innestare è la sua Parola: soltanto lasciando che la Parola fecondi il proprio intero essere e permei la propria esistenza, il cristiano può dirsi tale e vivere una vita di autentica comunione con Dio e con gli altri.
Ovviamente, come l’aratura di un campo da coltivare è un’attività che comporta dolore, sacrificio e fatica, così è anche per lo scavo interiore che ciascuno è chiamato a compiere in se stesso per far in modo che la Parola penetri nel profondo dell’animo e trasformi attivamente l’esistenza quotidiana.
Insomma: il vero credente non è chiamato ad un ruolo passivo, bensì ad una relazione intima e attiva con Dio, per mezzo dell’osservanza della Parola e della sua messa in pratica giorno per giorno.
Vincenzo Ruggiero Perrino