Prima parte – La Misericordia di Dio sa trasformare le sbarre in esperienza di libertà
Aperte le tre Porte Sante della Misericordia in diocesi, non poteva non essere aperta un’ultima porta, anzi forse la prima, quella nel carcere. E prontamente il Vescovo Gerardo Antonazzo si è recato lunedì 14 dicembre presso la Casa Circondariale di Cassino, per incontrare quelle persone che “sperimentano la limitazione della loro libertà” e che meglio di tanti altri possono sperimentare in questo Anno giubilare la misericordia di Dio, “la quale a tutti va incontro con il volto del Padre che accoglie e perdona, dimenticando completamente il peccato commesso“. Così dice Papa Francesco, il cui pensiero va spesso ai carcerati, come il giorno prima, al momento dell’Angelus domenicale, quando ha salutato “i detenuti delle carceri di tutto il mondo“, ricordando che in quel giorno venivano “aperte anche le Porte della Misericordia nei luoghi di disagio e di emarginazione“. Perciò, ha detto il Vescovo ai detenuti, voi siete nel cuore della Chiesa perché siete nel cuore del Papa.
Accompagnato da Don William Di Cicco, Don Luigi D’Elia, per tanti anni cappellano del carcere di Cassino, Don Lorenzo Vallone, che presto lo sostituirà nell’incarico dopo un periodo di affiancamento, Don Antonio Molle, Rettore della Basilica Santuario di Canneto e grande amico dei detenuti, e inoltre dalla direttrice Caritas di Cassino M. Rosaria Lauro e dai volontari, accolto dalla Direttrice dell’Istituto di pena Dott.ssa Irma Civitareale e dai suoi collaboratori e operatori, il Vescovo Gerardo già nel giardino ha ammirato un bellissimo presepe esterno realizzato quest’anno. Ha poi voluto celebrare per intero in tutta la sua solennità il rito dell’apertura della Porta Santa, aprendo quella della cappella del carcere, stupendamente decorata da un detenuto artista. Dato lo spazio ristretto, questo è avvenuto alla presenza di una piccola rappresentanza di reclusi, ma poi ci si è recati processionalmente nel salone, ben trasformato in chiesa, con tanto di presepe e di albero di Natale, letteralmente gremito di ospiti della Casa, in perfetto silenzio e raccoglimento.
E’ seguita la Celebrazione Eucaristica, in cui a fare le letture sono stati dei giovani detenuti, e alcuni di loro, costituiti in coro, diretti da Susi Comparone, hanno animato con canti la liturgia. Nell’omelia il celebrante ha spiegato molto bene, con chiarezza e passione, la grandezza della misericordia di Dio e la grande differenza dalla pur necessaria giustizia umana, che conosce il reato e la pena e mira al recupero umano e civile del condannato, ma non conosce il perdono, di cui invece Dio è largo dispensatore.
Ha anche spiegato il perché del Giubileo della Misericordia, il significato dell’indulgenza e le condizioni per riceverla in dono e giungere alla celebrazione del perdono. Ha dichiarato, con le parole stesse di Papa Francesco, che il Padre “vuole stare vicino a chi ha più bisogno del suo perdono” e che le persone recluse “nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà“.
I giovani (perché la popolazione carceraria è per la maggior parte giovane) hanno ascoltato con attenzione, sensibili ai tasti toccati. In molti hanno fatto la comunione e alla fine hanno salutato con affetto il Vescovo, in cui hanno trovato un tratto paterno ed accogliente che li ha fatti sentire compresi e accettati, li ha fatti sentire “uomini”.
Al termine della celebrazione i due suonatori di zampogne dell’associazione “Calamus” di Picinisco, presenti alla celebrazione, davanti al grande albero di Natale hanno allietato i presenti con le loro musiche sonore e gioiose.
Adriana Letta
V. articolo e foto Seconda parte