Cassino, Celebrazione Eucaristica per l’apertura diocesana del cammino sinodale
Il cammino sinodale diocesano non poteva cominciare se non con una celebrazione Eucaristica solenne e con la partecipazione massiccia da tutta la vasta Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo. E questo è avvenuto domenica 17 ottobre nella chiesa Concattedrale di Cassino, che ha visto entrare processionalmente una lunga fila di bianche casule, preceduta dalla Croce e conclusa dal Vescovo diocesano Gerardo Antonazzo. I numerosi Sacerdoti concelebranti provenivano da tutte le otto zone pastorali in cui è divisa la Diocesi, tanto che quando hanno preso posto, solo alcuni erano sul presbiterio, gli altri occupavano i banchi fino a metà chiesa. Ed era un gran bel colpo d’occhio, toccante ed eloquente: si iniziava il cammino del sinodo basato su comunione, partecipazione e missione e tutti quei Sacerdoti, che da un lato avevano il gruppo dei diaconi e dall’altro le consacrate, e dietro e intorno i fedeli laici (quanti potevano entrare, altri erano collocati fuori per seguire dal sagrato la celebrazione), erano l’immagine della comunità ecclesiale, fraterna e unita come una famiglia. Il manifesto del Sinodo “Cammino sinodale 2021-2025” esposto sul presbiterio adorno di fiori, il canto liturgico, ben curato dal Coro della Cattedrale di Sora e arricchito dal suono di una tromba, la presenza dell’équipe della WebTv diocesana con le sue attrezzature per la diretta streaming e la corale preghiera iniziale allo Spirito Santo hanno sottolineato l’eccezionalità del momento e aperto l’animo alla fraternità, alla comunione e alla sinodalità.
Proprio sul concetto di sinodalità si è soffermato nell’omelia il Vescovo Gerardo e, commentando il brano del Vangelo odierno (Mc 10,35-45) in cui Giacomo e Giovanni “pretendono” da Gesù un posto d’onore accanto a lui, mentre gli altri apostoli “si indignano” per gelosia, ha dimostrato che non così si deve essere (“Tra voi però non è così” avverte Gesù), ma piuttosto chiedere al Signore, come Salomone, un cuore saggio, capace di discernimento. Il Sinodo, ha detto, è innanzitutto un cammino, un processo comunitario, dinamico, coinvolgente, graduale, da fare tutti insieme. Questo è il metodo della sinodalità, come quando Gesù “li chiamò a sé”, come l’evangelista Marco dice più volte. Questa è sinodalità: tra di noi e mai senza Gesù. Occorre la conversione di ognuno alla comunione fraterna. Questa è l’identità della chiesa che deve innervare la vita di ognuno di noi, tutti i battezzati con uguale dignità, perché non possono esistere categorie divisive. La sinodalità, ha proseguito, deve trovare casa nella famiglia, che è l’attenzione e la scelta pastorale in tutte le nostre comunità. Sinodalità significa poi educazione all’ascoltare, che è un modo di amare. Amare e ascoltare, questo edifica il discepolato del Maestro. E qui, richiamandosi al cap. 4 dell’Amoris laetitia di Papa Francesco, ha declinato una sorta di decalogo sull’ascolto che, come la carità, è magnanimo, benevolo, tutto crede, tutto sopporta, ascolta ciò che lo Spirito dice alla Chiesa per scrutare le profondità di Dio, riconosce l’altro per quello che è, è sempre un atto di amore perché è fatto col cuore, pronto anche a cambiare idea e ad ammettere il dissenso, sa anche tacere, ricerca insieme con l’altro la verità, è segno di umiltà e ascolta senza pregiudizi facendo così esercizio autentico di libertà interiore.
Il cammino del Sinodo, ha concluso, sarà lungo, dal 2021 al 2025, l’icona che ci guida è quella dei discepoli di Emmaus. Questo è un tempo straordinario di grazia che vogliamo vivere in comunione, partecipazione e missione.
Molto bello è stato anche il momento della comunione, quando il Vescovo è andato per primo a portarla ai fedeli lungo le navate della chiesa, poi aiutato da altri ministri, mentre alcuni sacerdoti e diaconi andavano tra i presbiteri a portare la comunione nelle due specie del pane e del vino: c’era movimento sì, ma delicato e gioioso, svolto come servizio ai fratelli nell’ordine e nel rispetto delle norme sanitarie anti-covid. I gesti erano eloquenti.
Al termine della celebrazione, il Vescovo ha voluto ringraziare tutti e con commozione ha detto che la presenza di tanti rappresentanti di tutta la Diocesi era non una questione organizzativa, ma una presenza misterica e profetica. Per una Chiesa sinodale.
Adriana Letta