Aquino a Canneto: 135 anni tra fede e tradizioni

Nell’ambito del pellegrinaggio di Canneto la compagnia di Aquino è una delle più longeve; infatti i primi aquinati intrapresero questa meravigliosa esperienza di devozione a partire dal 1880 quando in sette persone andarono in pellegrinaggio al Santuario delle Madonna di Canneto. Dal lontano agosto 1880 ne è passato di tempo.Tanto tempo che è servito ad aumentare la fede negli aquinati che, devoti, ogni anno si recano nella valle della Vergine Bruna.

Tutti gli anni la sera del 18 agosto la Compagnia di Aquino si raccoglie nella chiesa Madonna della Libera. Dopo il canto dei vespri in onore della Madonna, il rito dell’incenso e la benedizione, si parte in processione per giungere al cimitero dove viene lasciata la statua della Libera, che sarà ripresa al ritorno e ricondotta, sempre in processione, nella Sua abituale dimora. Inizia così il cammino che porterà la Compagnia di Aquino ai piedi della Vergine Maria. Al primo chilometro partecipa tanta gente che, pur non andando al santuario, non vuole rinunciare a quella suggestiva processione sotto le stelle.

Dal Cimitero di Aquino si giunge sulla Casilina accompagnando il passo con canti e preghiere, si attraversa Cassino e sul tardi si giunge all’Olivella, la borgata sotto Sant’Elia. Qui ci si ferma per la prima sosta. Nel pomeriggio della giornata seguente riprende il cammino e sul calare del sole, si arriva ad Atina. Il mattino seguente Picinisco, dove si attende la grande festa patronale. E’ il terzo giorno quando, risalendo il Melfa, ci si incammina per Canneto. Giunti al Santuario si fanno tre rituali giri, poi, si entra in chiesa dove ci si potrà finalmente, dopo i tanti giorni di cammino, inginocchiarsi e pregare. Col calare della sera i pellegrini si addormentano, chi sotto il porticato, chi sotto le stelle (se il tempo lo permette) o nelle tende allestite in valle.

Il mattino seguente, prima che il sole sorga, si entra in chiesa, si trascorre una giornata suggestiva alla presenza delle altre compagnie. Nel pomeriggio si assiste alla Santa Messa del pellegrino celebrata dal vescovo diocesano e dopo la processione eucaristica nella Valle si saluta per l’ultima volta la Madonna e ci si incammina questa volta non più verso Picinisco ma Settefrati. La sera del quinto giorno si rientra ad Aquino.

L’andare dei pellegrini della Compagnia di Aquino è stato e sempre verrà sostenuto dal canto “Affetti e Pensieri”. È un canto di fine ‘800, composto di 39 strofe, di quattro versi ciascuna e sottolinea alcuni momenti della vita di Maria e di Gesù. La strofa è cantata da un piccolo gruppo di donne, le “soliste”, mentre il ritornello è affidato alla “possente massa corale” dell’intera Compagnia. Il tutto senza  il supporto degli strumenti musicali. Un grazie al Maestro Vincenzo Pelagalli che, con la sua accurata ricerca “in loco”, ha saputo riscostruire il brano come si cantava secondo la tradizione orale. Un grazie al Maestro Costanzo Forlini per la trascrizione musicale dell’antico canto.

 

AFFETTI E PENSIERI

 

Affetti e pensieri dell’anima mia

lodate Maria e chi la creò. Invitta e dolente appiè della croce,

flagello feroce il cor le piagò.

 

Rit. Evviva Maria. Maria evviva

Evviva Maria e chi la creò!

 

Per farla sua madre, pria d’esser Fanciulla,

dal fondo del nulla Iddio la mirò. Schiodato dal legno, si lacero e morto,

che fosse risorto cotante aspettò.

Fra l’altre donzelle più pura la chiama

che il fallo d’Adamo non mai la toccò. Per propria virtude, salito egli al Padre

per esserci madre nel mondo restò.

Con santi pensieri fu bella, fu bruna:

il sole e la luna la cinse ed ornò. Soave e benigna e ornata di zelo

la strada del cielo al mondo insegnò

Per madre di un Dio da gli angeli chiamata

la prole increata nel grembo portò. E fatta maestra, con voce divina,

d’esempio e dottrina la Chiesa illustrò

Né prese in orrore la stirpe materna

che origine eterna dal padre vantò. Tacendo e narrando con fatti e parole

l’eretiche scuole per tutto impugnò.

Tutt’arsa d’amore, in terra frattanto,

di Spirito Santo ripiena ne andò. E schiava del mondo per girne al suo sposo

con sonno amoroso amando spirò.

E tanto a lui piacque, che in fasce ristretto

per povero tetto i cieli lasciò. Con morte beata, al figlio congiunta,

dagli angeli assunta al cielo volò.

Poi, dopo molti anni, la stanza beata

in aria portata fra noi si fermò. Maria degli afflitti spezzò le catene;

del parto le pene Maria sollevò.

Da lungi ti adoro, Albergo divino,

che il Verbo bambino in Te s’incarnò. Di Vienna sui campi, al nome adorato,

il turco fugato indietro tornò.

E un Dio possente già fatto suo figlio

qual rosa dal giglio nascendo spuntò. Sui cardini erranti, con rombo profondo,

scuotevasi il mondo la terra tremò.

Ignudo e tremante su povero fieno,

scaldandolo al seno lo strinse e baciò. Ed ella rivolta al figlio diletto,

mostrandogli il petto, lo cinse e placò.

In rozza capanna da pii pastorelli

il latte e gli agnelli benigno accettò. Maria col suo cenno tempeste frequenti,

saette cadenti, in aria fermò.

Fuggendo in Egitto, gl’inganni e la frode,

dall’ira di Erode illeso il serbò. La fame e i perigli, le febbri funeste,

la guerra e la peste estinse e fugò.

Maestro e fanciullo, nel tempio smarrito,

con gaudio infinito, al fin lo trovò. O stella del mare, rifugio del mondo,

io taccio e m’ascondo: più voce non ho.

Per lei, fra le nozze, giulivo e contento,

l’ondoso elemento in vino cambiò. Ogni egro e languente a te fa ricorso,

senz’esser soccorso chi mai t’invoco?

E quando lo vide trafitto ed esangue

anch’essa il suo sangue di sparger bramò. Che quanto tu meriti e quanto bram’io,

la madre d’un Dio lodar non si può.

Che fece, che disse, quand’egli languiva

e in tanta agonia nell’orto sudò. Lassù fra le stelle, dirai al Signore

che un il peccatore tue lodi cantò.

Di cruda colonna provava i flagelli,

sentiva i martelli quando ei si inchiodò. Che cinto e difeso dal sacro tuo manto

in premio del canto l’inferno scampò.

 

Di barbare spine provava i martiri

e sparse i sospiri e il sangue versò.  Evviva Maria. Maria evviva

Evviva Maria e chi la creò!

 

– Andrea Marinelli

 

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