Discepolo di Pietro e promotore della fede: San Marco Galileo
«L’importanza della testimonianza è alla base del cristianesimo e della fede personale di ciascuno di noi». Una verità fondamentale in cui riconoscersi cristiani, per poi rilanciare alla trasmissione della fede. Oggi, 1 ottobre festa liturgica di San Marco Galileo, ad Atina alle ore 18, la chiesa di Santa Maria Assunta, gremita di fedeli accorsi sotto la battente pioggia per festeggiare il tanto amato Santo, ha celebrato l’eucaristia attorno al vescovo diocesano Gerardo Antonazzo.
Diamo però onore e storia a questo “grande uomo della fede”: Marco di Atina, detto Galileo (morto ad Atina, Frosinone, 96 d.C circa), è venerato come santo dalla Chiesa Cattolica. Secondo la tradizione era uno dei discepoli dell’apostolo Pietro, il quale lo avrebbe consacrato vescovo e gli avrebbe affidato l’evangelizzazione di alcune zone d’Italia: avrebbe diffuso il cristianesimo nella Marsica, in Ciociaria e in diverse zone della Campania. Avrebbe subito il martirio ad Atina sotto l’impero di Domiziano, motivo della sua venerazione come santo da parte della Chiesa cattolica, che ne celebra la memoria liturgica il 28 Aprile: ad Atina viene celebrato il 1 ottobre di ogni anno. Tale data corrisponde alla dedicazione della cattedrale a Santa Maria Assunta che ospita le reliquie e la statua del santo dopo la distruzione, durante il II conflitto mondiale, della chiesa a lui dedicata.
Quest’anno, anche sotto la pioggia, la processione in forma breve, è riuscita a portare la statua all’esterno della chiesa; solo nel 1984, anno del terribile terremoto che pochi mesi addietro aveva devastato la Valle di Comino, l’effige, causa pioggia battente, non uscì il primo ottobre per la tradizionale processione che fu però spostata alla domenica successiva.
– Don Alessandro Rea
– Foto di Simone Buzzeo