Il volume a firma di Bruno Maggioni ed Armando Marrocco riflette sul rapporto tra teologia ed arte. Esso ha come obiettivo quello di cogliere gli aspetti fondamentali di un legame da sempre presente nel Magistero della Chiesa Cattolica. Per tutti ricordiamo il pontefice Joseph Ratzinger il quale inscrisse le coordinate dei suoi numerosi insegnamenti sull’arte ponendole in continuità con il magistero dei suoi predecessori. In questo senso la Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II (4 aprile 1999) e il testo del Messaggio che Paolo VI indirizzò agli artisti in chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, l’8 dicembre 1965, sono documenti puntualmente richiamati da Benedetto XVI nei suoi interventi e anche il fatto che la Cappella Sistina sia stata lo scenario per accogliere gli artisti nell’incontro del 21 novembre 2009 trova un’altra importante corrispondenza e punto di contatto nella messa che in quella stessa sede papa Montini aveva celebrato per gli artisti il 7 maggio 1964.
Del resto il dialogo tra teologia ed arte ha radici antiche, che hanno prodotto una storia millenaria di capolavori artistici e speculativi, frutto di un connubio fecondo tra due ambiti disciplinari autonomi chiamati a confrontarsi, ascoltarsi, interagire, ed eventualmente criticarsi ma sempre con intelligente sagacia. Certo ricostruire la storia del rapporto tra teologia e arte cristiana significa inserirsi in un percorso complesso, costellato di molteplici sfaccettature che variano da una confessione all’altra e che, all’interno di ogni credo, hanno prodotto specificità legate alle culture, alle scuole, alla comprensione teologica del cristianesimo di una data epoca, alle suggestioni più o meno esplicite dei vertici ecclesiastici. La bellezza del confronto tra un ambito intellettivo versato nella speculazione e l’espressione artistica che gioca con i colori e le forme e mescola canoni e creatività, rimane ad ogni modo custodita nella poliedricità di un approccio che non può essere riassunto in modo esclusivo in un’unica cifra.
Coniugare arte e teologia, comprendere le reciproche influenze e le eventuali divergenze è un’operazione che, a lungo trascurata dai due rispettivi domìni, oggi gode di un consenso unanime, in cui però, purtroppo, troppi si improvvisano esperti. Non è questo il caso del bel volume di Bruno Maggioni, raffinato biblista dell’Università Cattolica di Milano, e di Armando Marrocco affermato artista nel panorama nazionale, che elaborano un intelligente dialogo tra l’indagine teologico-biblica ed il linguaggio espressivo dell’arte che ricorda da vicino il celebre lavoro del teologo domenicano Francois Boespflug “Le regard du Christ dans l’art Temps et lieux d’un échange”, MamE-Desclée, Paris, (tradotto in italiano: Le Immagini di Dio, Einaudi).
Il testo inizia con la prefazione del vescovo di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo Gerardo Antonazzo, in cui viene evidenziato come «il testo, che può vantare diversi elementi di squisita peculiarità, dimostra la convergenza di due strade “maestre”, arte e teologia, necessarie per avanzare nella comprensione della natura intima di Dio e dell’uomo» [p.8]. Il volume incalza ed enfatizza questo dialogo dividendolo in tre differenze tematiche che sono la Misericordia, l’Eucarestia ed il Crocifisso risorto. Particolare riguardo viene riservato al tema della Misericordia divina interpretata nell’ampiezza del suo significato biblico, nella cui lettura ben si riscontrano le parole di Tommaso d’Aquino “ogni opera della divina giustizia presuppone l’opera della misericordia che in essa si fonda” (Summa Theologiae, I, q.21, a4).
Per concludere questo libro è uno strumento prezioso nel quale si realizzano le parole di Benedetto XVI: l’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito.
Lucio MEGLIO
Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale