Domenica 24 settembre centinaia di persone della Parrocchia di S. Antonio di Padova in Cassino in pellegrinaggio dalla Vergine Bruna
Un popolo immenso è partito da Cassino alla volta della Basilica pontificia minore Santuario di Maria SS.ma di Canneto domenica 24 settembre, in segno di grande devozione al Santo Patrono della Parrocchia di S. Antonio di Padova e alla Vergine Bruna. L’evento, straordinario, di attuare questo pellegrinaggio portando la statua di S. Antonio, si inserisce nel quadro delle celebrazioni per il 70° anniversario della consacrazione della chiesa nel lontano 1947, dopo gli eventi bellici che avevano ridotto Cassino in macerie.
Il Parroco, Don Benedetto Minchella, che aveva lanciato la proposta, sapeva bene che si erano formati ben 5 pullman da 56 posti e sapeva che qualcuno sarebbe andato con mezzi propri, ma la sorpresa è stata grande quando all’arrivo nella valle ha visto che la stragrande maggioranza era formata dalle persone arrivate a Canneto con le auto. Erano presenti in gran numero i cresimandi che tra pochi giorni riceveranno il Sacramento della Confermazione, con i catechisti e i genitori. Così si è formato un corteo enorme che a piedi ha accompagnato tra canti e preghiere la amatissima statua di S. Antonio (che il 29 marzo fu portata in piazza S. Pietro a Roma e benedetta da Papa Francesco, altro momento storico!), fino al Santuario. Prima di entrare, il Sindaco di Settefrati, Riccardo Frattaroli, nel cui territorio si trova il Santuario, ha voluto accogliere personalmente, in fascia tricolore, il pellegrinaggio giunto da Cassino, da una parrocchia ben conosciuta, facendo gli onori di casa e partecipando anche alla S. Messa. E’ stato il momento della foto di gruppo.
Uno dei momenti più emozionanti e sentiti è stato proprio l’ingresso della statua nella Basilica, tra ali di folla palpitante che cantava, pregava e… piangeva di commozione. I portatori, vestiti di giallo, avvicinatisi al simulacro della Vergine Maria, hanno per tre volte fatto un inchino in segno di devozione e riverenza verso di Lei, e solo dopo hanno sistemato la statua accanto a quella della Madonna. Un’immagine storica e tanto gradita al popolo presente, che in moltissimi la fotografavano, si segnavano col segno della Croce, mandavano baci e preghiere, con l’affetto e la fiducia assoluta che la fede popolare più genuina e spontanea insegna.
Alle 11,30 è iniziata la Celebrazione Eucaristica in una chiesa stracolma di fedeli. Tra l’altro, una coppia di coniugi di Castrocielo che si era prenotata per festeggiare a Canneto il suo 60° anniversario, è stata accolta, messa al primo banco e benedetta, con grande partecipazione.
“Oggi Dio lancia una pietra contro uno specchio”, ha detto Don Benedetto nella sua omelia forte e vibrante a commento della Parola di Dio appena proclamata. Dalla parabola dei lavoratori a giornata nella vigna (Mt 20, 1-16) ha focalizzato l’attenzione dei presenti sulla frase “Prendi il tuo e vattene“, detta dal padrone della vigna ai lavoratori della prima ora che brontolano contro “l’ingiustizia” di dare la stessa paga ai lavoratori dell’ultima ora. Ed ha osservato: si dice comunemente che per essere cristiani bisogna fare la volontà di Dio. Ma spesso interpretiamo come volontà di Dio solo gli eventi negativi della nostra vita, non sappiamo vederla in altro modo. Per comprendere la volontà di Dio nella nostra vita, il punto di partenza uguale per tutti è l’ascolto della Parola di Dio: quando ci rendiamo conto che dice cose diverse da quelle che pensiamo su Dio e da come vorremmo che Dio fosse, quando sentiamo stridore perché la Parola “gratta”, quello è un buon inizio. Molti, infatti, “credono di credere” – ha sottolineato Don Benedetto – ma non è così veramente. Si deve sempre partire dalla Parola di Dio, perché “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie“. Le parole del Vangelo o cozzano dentro di noi o ci scivolano addosso. Per capire il senso della parola del Vangelo di oggi, veramente dura, “Prendi il tuo e vattene“, – ha chiarito il celebrante – dobbiamo uscire fuori dall’idea di Dio che ci portiamo dentro. Oggi il Signore è provocatorio, ci fa capire che anche se facciamo tante cose buone, preghiere, novene, elemosine, non per questo abbiamo diritto ad andare in paradiso. Mandiamo in frantumi, – ha spronato – come lanciando una pietra contro uno specchio, la nostra idea di Dio che non è quella del Vangelo, di Dio = giustizia. La bontà del Signore è veramente difficile da comprendere: se Dio premia i buoni e castiga i cattivi, non ci sarebbe nulla da capire. Solo Dio conosce il cuore di ognuno di noi, nessuno può permettersi di giudicare il proprio fratello, se meriti o no la ricompensa o la misericordia. Tutto ciò che viviamo nella fede è dono che il Signore ci dà da vivere e fino a che non lo vivremo come dono, noi accamperemo diritti davanti a Dio.
In questo giorno – ha concluso – in cui la nostra comunità si ritrova in questo santuario tanto caro per la devozione a Maria, impariamo da Lei. S. Antonio ha sempre detto “Imparate dalla Vergine Maria“, che ha sempre accettato il modo di pensare di Dio, non è stata invidiosa della bontà di Dio verso i peccatori. Tutto ciò che ha ricevuto dal Signore l’ha custodito in cuore come dono preziosissimo. La stessa cosa dobbiamo fare noi, perché questo ci aiuta a leggere noi stessi gli eventi della nostra vita e a fare la volontà di Dio.
E’ seguito il pranzo al sacco che, grazie alle buone condizioni del tempo, ha permesso di stare lietamente insieme e di rinsaldare il già forte senso di appartenenza alla comunità parrocchiale. Prima della partenza, il Rettore del Santuario, Don Antonio Molle, ha spiegato ai pellegrini la storia e la tradizione del luogo, il passaggio da luogo pagano a luogo cristiano, il legame, documentato, con i monaci benedettini di S. Vincenzo al Volturno, le caratteristiche del tempio e della statua.
Altro momento assai commovente è stato il saluto alla Vergine prima della partenza. Tutti i presenti hanno recitato insieme la Preghiera alla Madonna di Canneto scritta dal Vescovo Antonazzo. Anche stavolta la statua di S. Antonio ha fatto un triplice inchino davanti alla Vergine e, con delicatezza, è stata portata fuori dalla chiesa a marcia indietro, senza voltare le spalle, per devozione e rispetto. Nel viaggio di ritorno, a detta di tutti, il cuore era colmo di gratitudine al Signore per la giornata di fede e di comunità vissuta in grande gioia e serenità. Ulteriore non indifferente tassello al ricco mosaico delle celebrazioni per il 70° anniversario.
Adriana Letta
Foto di Alberto Ceccon