Nell’Abbazia di Casamari la veglia di preghiera interdiocesana per l’unità dei cristiani
“Cercate di essere veramente giusti”. È un monito che viene da lontano e che dice tutta la difficoltà che si incontra a praticare la giustizia, a vivere con rettitudine e onestà, a sentirsi davvero responsabili degli altri, specie se piccoli e indifesi, se oppressi e sfruttati. È un versetto del Deuteronomio scelto dalla Chiesa dell’Indonesiana come tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che ha avuto il suo momento culminante nell’incontro di giovedì 24 gennaio nell’Abbazia di Casamari, presieduto da mons. Ambrogio Spreafico, vescovo della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, con la partecipazione del vescovo Gerardo Antonazzo, di Vittorio De Palo, pastore della Chiesa Evangelica Battista, di Massimo Aquilante, pastore della Chiesa Valdese e di Vasile Chiriac pope della Chiesa ortodossa romena d’Italia.
Aperto con un canto di lode eseguito dal Coro diocesano di Frosinone, l’incontro ha visto alternarsi le voci dei rappresentanti delle varie Chiese cristiane del territorio. Insieme è stato chiesto perdono per le proprie mancanze, insieme è stato invocato il Signore, insieme è stata ascoltata la sua Parola, “spezzata” per noi dalle parole del Pastore valdese e del Vescovo di Frosinone.
Dopo un intermezzo musicale del Coro romeno-ortodosso, ad un’unica voce la professione del Credo e ancora la preghiera perché le parole diventino impegno concreto a camminare insieme, a spezzare le catene dell’avidità, a vivere in semplicità, a ridare dignità a chi l’ha perduta, a gareggiare nel rispetto verso il prossimo, a proteggere la vita e la bellezza del Creato. Temi che interpellano ciascuno da vicino, in un tempo in cui gli stranieri appaiono nemici, i poveri soffrono la fame e l’indifferenza anche nei nostri quartieri benestanti e, chiusi ognuno nel proprio egoismo, ci si sente più avversari che alleati, in famiglia, sul lavoro, nel vicinato, perfino in parrocchia.
Insieme allora abbiamo chiesto al Signore di ascoltare la nostra preghiera e di donarci il suo amore, affinché con la sua grazia, riusciamo a rendere il mondo più umano, come Dio lo ha sognato affidandolo alle nostre cure.
La preghiera del Padre nostro, stretti per mano in una lunga catena d’amore e lo scambio della pace hanno assunto un senso più vero, rinsaldato dall’invito a tornare nelle rispettive comunità come donne e uomini di giustizia.
Luciana Costantini
Foto Rosalba Rosati