Continua il viaggio della Croce di Cristo nei luoghi della sofferenza
A Cassino, dopo aver portato la Via Crucis nell’ospedale “Santa Scolastica” e nella Casa di Cura “San Raffaele”, il servizio di Pastorale della Salute ha visitato ieri, 23 febbraio, anche le Case di Cura “Villa Serena” e “S. Anna”. Si potrebbe dire che si sono ripetute le stesse scene, ma non è così: ogni luogo è un mondo a sé, con situazioni e problemi simili, ma con una sua atmosfera, un suo modo di partecipare, di essere vicino o invece addirittura indifferente, e ogni persona malata è un mondo isolato di vuoti da colmare, là dove sembra che manchi tutto, la salute, la “normalità” della vita quotidiana, la fiducia nel domani, le consuete frequentazioni, la propria autonomia. Anche se ognuno a modo suo, tutti hanno la sensazione che la malattia sia come una punizione, pesante e immeritata, e dunque una inspiegabile ingiustizia. Una pesante croce.
Ma quando la voce del Sacerdote giunge dal corridoio fino alle camere e ai letti e alle orecchie dei pazienti, per molti, moltissimi, diventa un balsamo terapeutico che lenisce il dolore sordo che si porta dentro, e sentire il racconto e la meditazione sui patimenti di Gesù, accettati per amore, fa sentire improvvisamente compresi, accompagnati, sorretti nel portare una croce che sembrava intollerabile. E si arriva a chiedere al Signore non di togliere la croce ma di restare vicino a dare la forza di portarla. Proprio questa era la riflessione che Don Mario Colella aveva preparato con sensibilità per la prima stazione della Via Crucis. Le aveva riscritte tutte, pensate, confezionate su misura dei malati, con una comprensione profonda e con parole toccanti che andavano dritte al cuore, stazione dopo stazione.
Ecco perché ogni tanto qualche ricoverato usciva dalla sua stanza, si fermava nel corridoio dove si pregava, si avvicinava e in silenzio, o mormorando a fior di labbra le preghiere, si è messo a seguire tutta la pia pratica, magari sedendosi per mancanza di forze: di forze fisiche, non spirituali, perché si vedeva bene che queste aumentavano e raddrizzavano le persone. E’ così, infatti, ogni volta che Cristo passa e c’è qualcuno che lo ascolta e lo accoglie: Lui riaccende la vita, la speranza, la gioia. Con la Via Crucis, che non è penitenza, mortificazione, negatività. Al contrario, è vicinanza, condivisione, Amore, è Vita.
Adriana Letta