Presieduta dal Vescovo Gerardo Antonazzo la solenne festa di S. Antonio di Padova
Solenne la celebrazione della festa di S. Antonio per la comunità cassinate. La Parrocchia intitolata al Santo di Padova è giunta preparata in pienezza, grazie ad una serie di iniziative soprattutto spirituali che hanno coinvolto moltissime persone, non certo solo gli organizzatori. Nel pomeriggio, è stato il Vescovo mons. Gerardo Antonazzo, a rendere ancor più solenne e sentita la Concelebrazione Eucaristica, in una chiesa straripante di fedeli, autorità cittadine, Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, persone provenienti da altre realtà, fino alla rappresentanza della comunità di Vasto.
Ed è stato il Vescovo Antonazzo a concludere l’approccio sempre più approfondito a Sant’Antonio, condotto già nelle sere precedenti, ma fortemente incisivo nell’omelia. La grazia del vivere l’esperienza cristiana, ha affermato, è nell’apprendere il senso più profondo della vita cristiana. Rifacendosi alle letture appena proclamate, il Vescovo ha indicato in Gesù Cristo il modello: Egli è il Sì a Dio, perché in Lui ci fu, come dice l’Apostolo Paolo, soltanto il Sì, l’Amen e in Lui tutte le promesse di Dio si sono compiute. Tutta l’esperienza della nostra fede è nel fidarsi e affidarsi a Dio, nell’aprirgli il cuore, nel dire Sì. Un Amen totale a Dio, sempre, nella morte e nella resurrezione, nella gioia e nel dolore, continua ancora oggi a intercedere in nostro favore. Come fare noi per essere capaci di dire questo Amen a Dio? che cosa può diventare la nostra vita?
Tutta la vita di S. Antonio è stata un Amen continuo al Padre, ha indicato e spiegato efficacemente il Vescovo, additando alcuni momenti salienti della sua vita spirituale. 1. Ha saputo celebrare l’Amen della fede battesimale, alimentando, accrescendo, potenziando e facendo progredire il suo Credo. 2. La conoscenza di Cristo è diventata l’Amen della sequela, della chiamata, prima nell’Ordine degli Agostiniani, poi, chiarendosi e diventando sequela di S. Francesco in occasione del martirio di cinque frati francescani decapitati in Marocco. Ed è un Amen della consacrazione della vita a Cristo come suo discepolo. 3. Amen della preghiera intensa, appropriata, accompagnata dal silenzio.
Antonio, ha continuato Antonazzo, ci dà quattro parole nella lingua medievale del suo tempo per la preghiera: obsecratio (atteggiamento fiducioso, disposizione del cuore verso Dio); oratio (colloquiare affettuosamente e dolcemente con Dio immaginandolo realmente presente); postulatio (chiedere al Signore con molta umiltà); gratiarum actio (concludere la preghiera con un grazie). Questo ritroviamo in S. Antonio che abbraccia il Bambino Gesù o guarda il Crocifisso. S. Antonio viene canonizzato appena un anno dopo la morte da papa Gregorio IX che lo chiama “Arca del testamento”, “Dottore evangelico”, per la grande conoscenza che aveva delle Sacre Scritture. Anche la nostra vita, se vissuta come un Amen a Dio, che cosa diventa? sale e luce. Ed oggi, in mezzo a tante solitudini, pregiudizi, mancanza di presenze amicali, quando si arriva a perdere il gusto della famiglia, della coppia e addirittura dei figli, occorre invece ridare un senso vivo di contentezza alle persone e portare luce dove è tristezza e sfiducia. Ricordando l’iniziativa di Papa Francesco che ha istituito la Giornata Mondiale dei Poveri, perché vengano intesi come risorsa e non come problema della società, Antonazzo ha pregato che S. Antonio interceda per ottenerci la grazia di questi Amen al Signore, di un Sì incondizionato a Lui.
Dopo la S. Messa, ha preso il via la tradizionale Processione, che ha portato attraverso le strade del quartiere la statua di S. Antonio benedetta da Papa Francesco e la S. Reliquia custodita in parrocchia. Le Autorità ed una folla sterminata hanno accompagnato e seguito lo svolgersi della Processione per le vie cittadine, tra canti, preghiere e brani musicali eseguiti dalla Banda Città di S. Giorgio, per cedere solo dopo il passo alla festa di piazza.
Adriana Letta