Non c’è nessuno di Cassino che non possa dire di essere stato beneficato dal dott. Oreste Del Foco
Cassino piange il “suo dottore”, il dottore di tutti, “il” dottore, quello che era sempre disponibile, pronto ad ascoltare, auscultare, farsi carico di curare chi aveva bisogno perché stava male, fisicamente e psicologicamente. Un medico speciale, anzi: eccezionale, il dott. Oreste Del Foco, che alfine la sua personale battaglia contro la malattia non l’ha vinta e ha ceduto, dopo aver molto sofferto ma senza lamentarsi, anzi accettando che il male facesse il suo corso, come sapeva prevedere, da medico competente qual era. E così se ne è andato, in punta di piedi, delicato e silenzioso, avendo sempre preferito restare defilato piuttosto che in prima fila.
Ma in città la notizia della sua malattia correva e tutti trepidavano per lui. E quando, venerdì 18 settembre, si sono svolti i suoi funerali, la gente si è riversata con molto anticipo, nonostante il caldo soffocante, nella Chiesa Madre fino a riempirla tutta, per dargli l’ultimo saluto, dirgli l’ultimo grazie, pregare per lui e farsi vicino ai suoi familiari. La solenne concelebrazione è stata presieduta da Don Benedetto Minchella e concelebrata da diversi monaci di Montecassino e sacerdoti diocesani, mentre novizi di Montecassino ed il Coro “S. Giovanni Battista Città di Cassino” animavano la liturgia.
Giustamente nell’omelia Don Benedetto ha detto, avendo ben presente il sentire del popolo: “Veramente non c’è nessuno di Cassino che non possa dire di essere stato beneficato da Oreste”. Un applauso lungo e fragoroso ha sottolineato e confermato questa frase, perché è la pura verità. Era un valente cardiologo e colui che aprì e diresse portandolo a livelli di eccellenza il reparto di Geriatria nell’ospedale di Cassino. Era un primario, ma si comportava con la semplicità e il garbo di un medico condotto, che tutti conosceva e che tutti consultavano ogni volta che avevano qualche preoccupazione per la salute propria o di un familiare.
E lui aveva tempo e pazienza per tutti, accoglieva e visitava e curava chiunque si rivolgesse a lui, magari fino a tarda sera. E lo faceva con calma, immergendosi nella situazione del paziente (e dei suoi familiari), che non era per lui un semplice “portatore di malattia” ma una persona, e lui non si concentrava solo sull’organo da curare, guardava al malato nella sua interezza, anche nella dimensione psicologica, emotiva, spirituale. Con la sua voce rassicurante, con il suo sguardo diretto, sapeva mettere la persona, resa fragile dalla sofferenza e dalla paura, nella giusta posizione psicologica per guardare in faccia la malattia: le spiegava come stavano le cose, come probabilmente sarebbero andate, cosa si poteva e doveva fare. Riusciva a trasmettere calma, consapevolezza e forza per affrontare il non facile percorso. La sua indubbia alta competenza professionale ed il suo atteggiamento umano infondevano una grande fiducia, e la sua autorevolezza non era affatto sminuita, anzi veniva aumentata, quando arrivava a dire: “La scienza medica non è una scienza esatta, l’uomo è un mistero!”, facendo capire con naturalezza che anche il medico più bravo a volte deve arrendersi all’imponderabile. Solo i “grandi” sono capaci di ciò, come di usare la stessa accuratezza professionale e la stessa attenzione indistintamente verso tutti, senza preferenze di sorta, verso l’amico come verso il povero o lo sconosciuto a cui qualcuno aveva consigliato: vai dal dott. Del Foco, vedrai.
Ogni famiglia non solo di Cassino, ma dell’intero Cassinate, ha fatto ricorso al dott. Del Foco, il quale non ha mai mandato indietro nessuno, il più delle volte visitando gratis. Lo ha fatto fino agli ultimi tempi, quando era in pensione: continuava a dedicarsi agli ammalati che accorrevano da lui e al tempo stesso continuava ad aggiornarsi, a leggere, a studiare, per poter aiutare bene gli altri. La professione medica per lui era sacra. Ha seminato, nella sua vita, tanto ma tanto bene. Queste caratteristiche, note a tutti, insieme alla sua mitezza e riservatezza di uomo buono e giusto, ne hanno fatto un sicuro punto di riferimento, una garanzia di aiuto, una persona assolutamente eccezionale. Ecco perché ora Cassino si sente un po’ orfana.
Nella chiesa, gremita oltre ogni dire, davanti ai familiari, moglie, figli, nuore, nipoti, fratelli, pronipoti, sono risuonate particolarmente toccanti le parole dell’omelia di Don Benedetto e poi, al termine della celebrazione, quelle di Dom Mariano Dell’Omo, monaco di Montecassino, che a nome dell’Abate Padre Donato Ogliari e di tutta la comunità monastica, ha ricordato con commozione l’opera di Oreste Del Foco, per decenni medico del monastero, che per questo infinite volte è salito in abbazia accorrendo per guarire chi era malato, alleviare le sofferenze, medicare, accompagnare chi era al termine della vita, abati e monaci, ultimo dei quali Dom Faustino Avagliano, l’archivista. Del Foco era sempre pronto, non si tirava indietro mai. Dom Anselmo Lentini, ha raccontato Dom Mariano, gli disse che il grande Don Angelo Pantoni, monaco ingegnere e insigne studioso di archeologia e storia dell’arte cassinese, aveva detto di Del Foco: “Qui c’è stoffa di santità!”. E in effetti, molti lo hanno spontaneamente paragonato a San Giuseppe Moscati, il medico santo della Napoli del primo Novecento. Come lui, infatti, considerava l’attività del medico “come un sacerdozio”.
Il Presidente emerito dell’Ordine dei Medici della provincia di Frosinone, dott. Luigi Di Cioccio, allievo e successore di Del Foco nel reparto Geriatria, ha preso la parola, con la voce a tratti rotta dall’emozione, e tracciato a tutto tondo la figura professionale e umana del Medico Oreste Del Foco, facendo venir fuori un quadro completo che andava a confermare, dati e fatti alla mano, il sentire popolare, l’amore grande, la stima e la gratitudine che un medico così ha saputo suscitare.
Anche l’ex sindaco prof. Francesco Gigante ha porto il suo commosso saluto, ricordando l’alta professionalità e umanità di Oreste Del Foco.
Bellissima e calzante la Preghiera del Medico composta per il Giubileo del 2000 da S. Giovanni Paolo II, che Don Benedetto ha letto e che si conclude così: “Concedici infine che, / avendo costantemente amato e servito Te / nei fratelli sofferenti, / al termine del nostro pellegrinaggio terreno / possiamo contemplare il tuo volto glorioso / e sperimentare la gioia dell’incontro con Te, / nel tuo Regno di gioia e di pace infinita. Amen”.
Ecco, è certamente questo che Oreste Del Foco ha raggiunto “al termine del suo pellegrinaggio terreno”: contempla il volto glorioso di Dio e sperimenta la gioia dell’incontro con Lui.
A noi tutti il compito di ricordare e seguire il suo esempio, conservando nel cuore profonda riconoscenza e la consapevolezza del privilegio di aver conosciuto un medico così, un santo medico. Preghiamo per lui e preghiamo lui, che continui a proteggerci dal Paradiso.
Adriana Letta