Cassino prega per le vittime di Parigi

Da Cassino, città della Pace per eccellenza, un forte messaggio di Pace a tutto il mondo

Giovedì 19 novembre la città si è raccolta nella chiesa di S. Antonio di Padova a Cassino per una S. Messa di suffragio per le vittime degli attentati che venerdì scorso hanno scosso la capitale della Francia e il mondo intero. L’iniziativa, presa di concerto dall’Amministrazione Comunale, con la Confcommercio ed il parroco Don Benedetto Minchella, ha richiamato un gran numero di persone e di cittadini. Presenti, oltre al Sindaco Giuseppe Golini Petrarcone, all’Amministrazione e alla Polizia urbana con il Gonfalone della Città decorato di Medaglia d’oro, le Forze dell’Ordine, una rappresentanza dell’80° Reggimento Roma, le associazioni combattentistiche e d’arma con i loro gonfaloni. Davanti all’ambone un bandiera francese a lutto, davanti alla quale è stato alla fine deposto un fascio di fiori.

Certo, di fronte all’atrocità della strage, la gente sentiva il bisogno di unirsi, porsi delle domande, provare a dare delle risposte ma soprattutto rendersi conto che i sentimenti, anche contrastanti, del proprio cuore erano gli stessi del cuore di tutti e sentirsi così più rafforzati nelle proprie convinzioni e ritrovare coraggio a scacciare la paura, e speranza per il futuro.

E bene ha fatto il celebrante a richiamare le parole del cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi: “Perché un’aggressione così barbara? Questa domanda ci obbliga a interrogarci e forse a esaminare ciò che realmente mettiamo sotto il titolo di valori della Repubblica”.

“Ci verrebbe istintivamente da chiederci: dov’era Dio mentre i suoi figli venivano spazzati dalla furia omicida di quei terroristi? Credo allora che Dio ci risponderebbe: E come è possibile che giovani formati nelle nostre scuole e nelle nostre città possono conoscere un disagio tale, che il fantasma del califfato e la sua violenza morale e sociale possano rappresentare un ideale per cui dare la vita?”. Si tratta, ha commentato Don Minchella, di domande pesanti, urgenti per chi osserva una realtà che, come ha ricordato il Papa all’Angelus, mostra una tragedia che non ha nulla di umano.

A chi rivolgersi in questa prova? “Coloro che credono in Cristo sono chiamati a testimoniare la speranza per sé e per tutti quelli che cercano sostegno e sollievo”. Speranza, ha osservato, che si traduce in un preciso “modo di vita”, che si “rifiuta di piegarsi” alla barbarie e non rinuncia alla “fiducia e alla serenità” anche se difficili, e “a volte eroiche”. Per tutti gli uomini di buona volontà ciò significa riconoscere “il valore unico di ogni esistenza umana e della libertà”.

Dal Vangelo di Marco di domenica scorsa, Don Benedetto ha evidenziato che l’arcivescovo di Parigi ricava due importanti insegnamenti. “Innanzitutto, nessuno conosce il giorno e l’ora della fine del tempo. Solo il Padre lo conosce”. “Poi, – ha proseguito il cardinale – ci ricorda che “eventi drammatici o terrificanti della storia umana possono essere interpretati e compresi come segni indirizzati a tutti. “Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il Figlio dell’uomo è vicino, è alle porte (Mc 13,29)”. Questo modo di interpretare la storia fa “scoprire che la storia ha un senso. Racconta chi bussa alla nostra porta, in ciascuna delle nostre porte. Quel qualcuno è Cristo”.

“Quindi”, ha concluso, “non possiamo fermarci davanti alle disgrazie della vita, né alle sofferenze che noi sopportiamo” come se non avessero senso. “Attraverso queste, possiamo scoprire che Dio bussa alla nostra porta e vuole chiamarci ancora alla vita, per aprirci il cammino della vita”. Sapremo leggere i segni dei tempi? Questa è la vera domanda davanti a cui siamo posti dalla tragedia di Parigi, una domanda che non può avere risposta nella sterile rivendicazione di una civiltà occidentale che mostra spudoratamente le sue debolezze.

La tentazione, ha concluso, è quella di arrendersi al terrore, … di chiudersi in casa e in se stessi o di abbandonarsi all’odio che distrugge il cuore dell’uomo. E’ forte la tentazione di mettere nello stesso sacco di responsabilità i terroristi, lo stato islamico, i fanatici islamisti, i musulmani dei nostri quartieri, i profughi che cercano rifugio in Francia, i migranti che fuggono povertà e fame … ognuno di noi deve fare i conti con queste, ed altre, risposte possibili all’orrore. Ognuno di noi vorrà, a suo modo, giustizia. E ognuno di noi dovrà comunque ritrovare in se stesso quel sentimento compassionevole che ci fa piangere i morti, soffrire con chi è nel dolore, essere solidali con quanti hanno portato soccorso a vittime e feriti, collaborativi con le forze dell’ordine incaricati di assicurare i colpevoli alla giustizia”.

Con queste parole il celebrante ha invitato a pregare per tutte le vittime dell’odio e della violenza. Dopo la celebrazione, anche il Sindaco ha preso la parola: “Oggi siamo qui a testimoniare la solidarietà dell’intera comunità di Cassino alle vittime, alle famiglie delle vittime ed al popolo francese che ancora una volta è stato colpito dalla furia del terrorismo.” “Non servono molte parole – ha continuato il sindaco – per dire quale sia il nostro dolore per le 129 vite spezzate venerdì sera, tra cui quella della nostra giovanissima connazionale Valeria Solesin, quanto ci sentiamo vicini alle loro famiglie; né quanto ferma, implacabile, sia la nostra condanna verso gli autori della strage. Ma a questo difficile momento dobbiamo resistere con coraggio, fermezza e intelligenza; reagire affermando i valori universali di civiltà: convivenza e rispetto, solidarietà e pace. Ecco perché credo che la prima risposta sia continuare a vivere come prima. Non ci facciamo intimorire”. …questa sera nel commemorare le vittime di quei terribili attentati, oltre alla vicinanza al popolo francese che Cassino ha dimostrato sin da subito con diverse iniziative, dobbiamo ribadire ancora una volta che noi non abbiamo paura. Anzi, – ha concluso il Sindaco – da Cassino, città della Pace per eccellenza, rilanciamo ancora più forte il nostro messaggio di Pace a tutto il mondo”.

Al termine, Don Benedetto ha invitato i presenti a recarsi davanti all’altare per accendere un cero per le vittime commemorate ed i primi sono stati lui ed il Sindaco, seguiti da numerosissime altre persone, in una lunga, mesta ma speranzosa fila. Una celebrazione che ha lasciato il segno, ha rincuorato, incoraggiato, risvegliato le convinzioni profonde.

Adriana Letta

 

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