Domenica 18 giugno alle ore 10 è stata celebrata nella chiesa dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista la solennità del Corpus Domini. Entrando in chiesa si poteva subito ammirare sul pavimento della navata centrale lo splendido tappeto dell’infiorata, realizzato da un gruppo di volontari coordinati dal signor Filippo Cannito, collaboratore parrocchiale appassionato di questa antica arte. Il titolo che si può dare a questo tappeto è sicuramente “Amoris Laetitia”. Prendendo spunto dall’Esortazione Apostolica di papa Francesco esso rappresenta infatti l’Eucaristia, segno dell’amore di Cristo, accostata ad una famiglia, espressione più alta dell’amore umano. Le rose richiamano sia l’amore tra gli sposi, sia la Madre di Gesù e, con le loro spine, la sua passione. Nell’anno che la nostra Diocesi dedica alla famiglia si è voluto così rappresentare la Chiesa come famiglia di famiglie e corpo di Cristo unito dall’Eucaristia.
E proprio questo è stato al centro dell’omelia del parroco, mons. Alessandro Recchia, che ha evidenziato diversi aspetti della festa del Corpus Domini. “Il primo riguarda quello che noi celebriamo: Gesù ci dona sé stesso nel suo Corpo e nel suo Sangue, questa è una cosa grandissima ma anche semplicissima”. Ha poi parlato di San Tommaso d’Aquino, uno dei più grandi studiosi della Chiesa, raccontando che questi, che aveva scritto molti libri sull’Eucaristia, prima di morire, temendo di non aver capito niente, chiese di bruciarli tutti, ma poi fu Gesù stesso, in una visione, a rassicurarlo di aver scritto bene. “Questo perché –ha continuato don Alessandro- più si approfondisce questo mistero dell’Eucaristia più si rimane senza fiato, si rimane con più domande che risposte, com’è possibile che in un pezzo di pane e in un po’ di vino sia presente il Corpo e il Sangue di Gesù? È importante conoscere l’origine di questo mistero. L’Eucaristia nasce dalla cena pasquale che è una cena di liberazione. Gesù ci fa dono del suo corpo e del suo sangue per liberarci, liberarci dal peccato e dalla morte. San Paolo dice che chi partecipa a questo corpo e questo sangue forma con Cristo un solo Corpo. Inizialmente quando si parlava di Corpo di Cristo non si faceva riferimento principalmente all’Eucaristia ma, insieme all’Eucaristia, al Corpo di Cristo che è la Chiesa. Qui comincia la parte semplice ma anche tremendamente difficile della cosa. È semplice perché Gesù non ci ha detto chi capirà, chi farà questo, non ha detto chi studierà tanto sarà in comunione con me e neanche chi farà carriera o chi ha tanti soldi. Ha detto chi mangia me vivrà per me. È una cosa che tutti possono fare se si ha un briciolo di fede in Gesù perché più che fede intesa come grandi cose che noi possiamo fare conta il fatto di fidarsi e seguire Gesù”. Ha poi sottolineato come un segno molto bello di questa celebrazione è il fatto che non solo sul pavimento della chiesa ma anche in vari punti del paese sono state realizzate diverse infiorate da persone di diverse età che si sono date da fare per questi tappeti a dimostrazione del fatto che il legame con Gesù Eucaristia è molto forte. “Però la vera infiorata, il vero tappeto di fiori – ha spiegato- deve stare nel cuore, non sulla strada e neanche sul pavimento della chiesa. Quando riceviamo Gesù, il nostro cuore deve essere un tappeto di fiori e non un groviglio di spine. Ci sono le spine dell’egoismo, della maldicenza, del pettegolezzo, dell’invidia, della gelosia, di tutte quelle cose che poco hanno a che fare con nostro Signore”. Realizzare un tappeto di fiori non deve essere solo un fatto esteriore, ma è nel cuore che si deve preparare un tappeto per ricevere Gesù, si deve imparare ad essere un po’ più all’altezza delle situazioni perché “Dobbiamo ricordarci che chi partecipa al Corpo e Sangue di Gesù diventa con Lui un solo corpo e di questo corpo che è la Chiesa noi siamo responsabili ognuno per la sua parte, come dice San Paolo, e contribuiamo all’edificazione della Chiesa”. Ha poi concluso dicendo che: “La Santissima Eucaristia ci mette davanti a delle responsabilità personali e comunitarie. Personali perché se riceviamo Gesù dobbiamo far sì che la prima infiorata sia nel nostro cuore, e comunitaria perché se partecipiamo e viviamo per Lui allora forse il fatto di essere un solo corpo non deve essere solo una bella espressione ma significa anche che questa cosa la dobbiamo fare insieme. Dobbiamo rendere onore al Signore non solo con le celebrazioni ma soprattutto con la nostra vita.”.
Al termine della messa, animata dal coro parrocchiale, è seguita la processione per le vie del paese a cui oltre ai piccoli ministranti hanno preso parte i bambini che lo scorso 21 maggio hanno ricevuto la prima Comunione. In alcuni punti del tragitto la processione ha sostato in adorazione deponendo il Santissimo Sacramento sugli altarini preparati dalle famiglie di Casalvieri e decorati con bellissimi tappeti di fiori. Al rientro nella Chiesa madre la benedizione eucaristica e le preghiere di acclamazione hanno concluso questa bella e sentita celebrazione.
Martina Torti