“Al di là del sole: un confronto sull’enciclica Laudato si’”, questo il titolo della giornata di studi che lunedì 18 gennaio, dalle 9:30, in occasione della Festa dell’Università e del Gran cancelliere, animerà l’aula magna della Pontificia Università Antonianum (Roma, via Merulana 124), il prestigioso ateneo con il quale la Pastorale Digitale sta avviando un’importante collaborazione.
Un confronto, moderato dal professor Marek Wach, O.F.M., segretario generale della Pontificia Università Antonianum, in cui interverranno la professoressa Mary Melone, S.F.A., Magnifico Rettore della stessa Università, la professoressa Cristina Simonelli, presidente del Coordinamento teologhe italiane, Sua Eccellenza Kenneth Hackett, ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede, e fr. Michael Anthony Perry, gran cancelliere dell’Antonianum e ministro generale dell’Ordine dei Frati minori.
Esperienze di vita diverse che dialogheranno per tracciare le linee dell’enciclica di Papa Francesco, in un’ottica di confronto e interconnessione, come spiega il professore Ernesto Dezza, docente di Storia della Filosofia Medievale all’Antonianum. «È opportuno che un’istituzione accademica come la nostra, pontificia e di ispirazione francescana, si interessi e dedichi una giornata di studio a questo importante documento che rientra nel magistero ordinario del Pontefice e fa parte della dottrina sociale della chiesa» rivela il professor Dezza. «È opportuno» chiarisce poi «da un punto di vista formativo per il corpo accademico e per gli studenti, ma anche per rilanciare quella vocazione di dialogo e di missione per la quale l’Antonianum stesso è stato fondato sin dagli inizi».
Saranno diversi i temi che si affronteranno nella mattinata di studio e confronto, proprio perché diversi sono gli argomenti trattati dal Santo Padre in “Laudato si’”. «Il Papa, nella sua enciclica» commenta infatti Dezza «presenta molteplici problemi sotto diversi punti di vista, perché questa è la situazione in cui si trova la nostra casa comune, afflitta da tali fatiche e da tali ferite. Il fatto che tutto sia connesso, come dice a più riprese il Papa nel testo, richiede oggi proprio una collaborazione tra i diversi esperti, tra coloro che hanno le diverse e specifiche competenze per affrontare le difficoltà in cui versa il nostro pianeta». «Da questo punto di vista» aggiunge «mi sembra molto interessante che la giornata di studi veda la presenza di due persone competenti in due ambiti molto differenti: quello della teologia e quello della politica, con la professoressa Cristina Simonelli e con Sua Eccellenza Kenneth Hackett. Anche ognuno di noi, però, nella realtà accademica, può dare il proprio contributo affinché nella collaborazione con gli altri venga accresciuto il bene comune».
Lo stesso francescanesimo, con il suo modus operandi, può essere un’importante chiave per rispondere all’appello del Pontefice a più livelli. «I francescani, in qualche modo» chiarisce infatti il docente «stanno già rispondendo a quanto il Papa chiede negli ultimi due capitoli dell’enciclica e lo fanno tracciando delle linee per un’educazione ed un’azione volte ad una conversione ecologica. Penso ai tanti francescani impegnati nella cura dei bisognosi, dei senza terra, degli sfruttati; ai francescani impegnati nel dialogo ecumenico e interreligioso, coloro che anche in situazioni di conflitto si battono per la pace». «In particolare» va avanti Dezza «ritengo che anche i francescani, dal punto di vista della propria cultura e del patrimonio intellettuale che possiedono, possano rispondere a quanto richiesto dal Papa in merito ad una conversione culturale, ad un cambiamento di modello, affinché vengano smantellate le cause di quel paradigma tecnocratico che ha preso il sopravvento causando molte delle ferite attuali, ponendo l’uomo a servizio del profitto e della tecnica e non mettendo questi strumenti a servizio dell’uomo e della sua valorizzazione». «Un cambiamento antropologico» chiosa il professore «richiede un ripensamento culturale che i francescani possono fare partendo proprio dalle intuizioni di San Francesco d’Assisi, tematizzate poi dai grandi pensatori della scuola francescana. Penso a Bonaventura, a Giovanni Duns Scoto». «Anche oggi c’è spazio» conclude infine il professor Dezza «ed è opportuno che i francescani facciano sentire la loro voce attraverso la valorizzazione del proprio patrimonio culturale, in dialogo con la cultura contemporanea, con il mondo secolarizzato, con donne e uomini di altre religioni e culture, questo per camminare insieme cercando Dio al di là del sole, come lo stesso Papa dice nelle ultime pagine della sua enciclica».
Maria Caterina De Blasis