Storia della chiesa parrocchiale di San Magno Vescovo e Martire
La chiesa parrocchiale di Colle San Magno, dedicata a San Magno Vescovo e Martire, è una struttura imponente e meravigliosa dal punto di vista architettonico, vetusta e venerabile per la storia prestigiosa, accogliente per l’armonia delle sue linee interne, ma triste e malinconica per non poter più svolgere la fulgida funzione che attuò nel passato.
Certamente la sua originaria impostazione si presenta in modo al quanto diverso: essa ha subito trasformazioni importanti sino ad essere ampliata e resa come oggi la vediamo.
La sua fisionomia strutturale rende difficile stabilire il primo periodo della costruzione tanto da restare non ben definito. Sappiamo solo che in origine era la cappella del borgo medioevale, se diamo credito alla Storia che afferma: “…essa esisteva entro il castello ed era dedicata a S. Nicolò”.
Si deduce, così, che ai tempi primordiali del paese, quando questo era ancora un castello, al suo posto vi fosse una cappella, di dimensioni ridotte, dedicata all’altro Santo.
Sappiamo però con sicurezza che fu “rifabbricata” da Rocco Bernasconi nell’anno 1762, confermando in tal modo che a tale data ci fu l’ampliamento di un edificio preesistente “…cui si pose mano nel dì 10 aprile di detto anno con l’appalto di ducati 3.820…”.
Da quella data le ulteriori ristrutturazioni sono state innumerevoli, ma poco significative, dovute dal logorio del tempo, a motivo di vari terremoti e, in special modo, agli eventi bellici della Seconda Guerra mondiale, cui vanno aggiunte le brutture dei rifacimenti, sino all’incendio, avvenuto in epoca recente, che cancellò, sia pure solo al suo interno, l’antica fisionomia facendone assumere un’altra.
Il documento citato continua: “La chiesa è a forma di croce greca, con tre porte di accesso, una grande e le altre più piccole, gli orli delle quali sono di pietra travertino e riguardano l’occidente”.
Per una completa descrizione va anche detto che: alla cupola centrale che si erge su un tamburo ottagonale fanno da corona quattro cupole minori, poste più in basso, alle estremità delle navate. L’interno è di grande luminosità per le enormi finestre disposte simmetricamente lungo le pareti esterne, cui si aggiungono aperture di forma ovale, poste alla sommità di tre, dei quattro altari laterali.
La facciata, sfondata ai lati, si assottiglia verso l’alto a due ordini, comprendendo un timpano con doppia fila di lesene tra le quali, alla sommità della porta centrale c’è una lunetta con affresco.
L’organo infine, esistente dove ora sono solo le canne di questo strumento, all’epoca aveva in loco anche la tastiera e veniva alimentato dal soffio di due enormi manici, suonati da due pedali. Anch’esso è così descritto: “…a bella Foggia, travagliato ed intagliato…”, fatto dagli stessi maestri anzi citati.
La chiesa, dall’ingresso, presenta altri altari: il primo a destra è tuttora dedicato alle Anime del Purgatorio, con relativo quadro, il secondo, chiamato della Circoncisione, in base alla precedente descrizione, presenta un quadro di altra rappresentazione, quello della Madonna del Rosario con il Bambino, San Domenico e Santa Caterina. Poiché la venerazione tuttora conosciuta vuole questo altare dedicato a Sant’Anna, questa è giustificata dal fatto che aveva una statua di tale Santa, posta di lati, distaccata e distrutta nell’ultimo evento bellico, che aveva ingenerato e perpetrato una tradizione riservata alle puerpere , che voi portavano i neonati dopo otto giorni dal ricevimento del battesimo.
Inoltre: il quadro dell’altare prospiciente ha, come rappresentazione, certamente la Circoncisione quindi, si può presumere, che nel tempo ci sia stato uno scambio, modificando anche la dedicazione degli altri altari.
Il terzo di destra, indicato come Sant’Antonio Patavino, attualmente contiene la statua di San Rocco; come quello difronte, indicato di San Carlo, ora invece presenta la statua del Cuore di Gesù.
Immutata la destinazione del primo a sinistra con il quadro rappresentante Madonna del Carmine, anche se nella parte sottostante è stata collocata un’urna con il residuo dei resti mortali di “Sante Bbone”.
L’unico bombardamento del paese però sfiorò la chiesa parrocchiale, tanto da distruggere le case ad essa confinanti prima descritte, ma offrì l’occasione per effettuarle il primo affronto dell’epoca moderna. Infatti oltre al rifacimento del tetto, si approfittò per smantellare l’antico pavimento, che peraltro rispettò le botole in pietra esistenti, e ne fu intonacata la facciata che prima si presentava rustica e ruvida, come alcune pareti laterali che hanno subito l’indecenza dell’otturazione dei buchi, realizzata in modo volgare ed offensivo, dando inizio al ciclo delle sue pseudo-ristrutturazioni.
Ma l’offesa che le cambiò in modo radicale la fisionomia interna fu un fatto di una gravità inaudita, accaduto in epoca recente: un pauroso incendio che ridusse la struttura ad una spettrale caverna, rimasta inagibile per diversi anni.
Approfittando infatti delle disposizioni canoniche, peraltro già in vigore da tempo che, tra le tante mutazioni apportate nella liturgia, prevedevano anche la nuova disposizione dell’altare rivolto verso i fedeli, anziché ricostruire quello antico, andato distrutto nell’incendio, per adeguarlo alle nuove esigenze, si decise la sua definitiva demolizione, sostituendolo, dopo vari passaggi di inconcepibile incongruenza architettonica, con un tavolo in pietra che evidenzia la nudità delle pareti retrostanti, prima ricoperte dal coro in legno scuro ed ora solo in parte riempite con i due angeli ai lati della nicchia di San Magno e con un tabernacolo incastrato nel muro che aumenta l’incongruenza della prospettiva.
Ben diversa prospettiva si coglie attualmente del suo interno, determinata da molte raffazzonature evidenti che denotano più l’interesse alla fugace ristrutturazione che al rispetto del suo stile architettonico, non riuscendo comunque a mortificare la panoramica che si presenta sempre con fascinosa attrattiva.
Tante incongruenze si possono rilevare: la gratuita rimozione della balaustra sull’altare maggiore; l’eliminazione del pulpito e del coro, entrambi in legno di noce; il distacco di alcune lastre di marmo che ricoprivano le semi-colonne sull’altare maggiore, lasciando la base di marmo incastrata tra una lastra di pietra grezza e la prosecuzione dell’intonaco in calce; la rimozione dell’antico pavimento, rifatto una prima volta con i cosiddetti “marmittoni” e poi smantellato di nuovo per essere sostituito con un mattonato più accettabile ma sistemato in modo sconnesso e che ha definitivamente sepolto le betole in pietra che lo caratterizzavano.
Infine la costruzione dello scivolo d’accesso al sagrato, pur prescritta dalle leggi ed obiettivamente utile, ha comunque mortificato lo stile che prima connotava la prospettiva della scala.
Il titolare della parrocchia è San Magno Vescovo e Martire che è anche patrono del Paese e si festeggia il 19 agosto.
Fonti:
- “La Chiesa parrocchiale di Colle San Magno” – Francesco Saverio Di Murro
- italianvirtualtour.com
Si ringrazia per la collaborazione Antonio Valerio Fontana.