Intensa e toccante la celebrazione con il rito della chiusura della Porta Santa, ora la Misericordia si incarna nella vita della Diocesi, anche attraverso tre opere-segno annunciate dal Vescovo
Abbiamo compiuto soltanto un piccolo tratto di strada, il di più, la parte migliore è ancora da compiere nella nostra vita di sempre. L’Anno che abbiamo vissuto con la Chiesa è come se ci avesse soltanto “introdotto”. Non chiudiamo, anzi! Chiediamo a Dio la grazia di rimanere in questa esperienza di misericordia che il Signore ha voluto farci vivere.
Con queste parole il Vescovo diocesano Mons. Gerardo Antonazzo ha iniziato l’omelia nella solenne Concelebrazione Eucaristica per la chiusura della Porta Santa nella Chiesa Madre di Cassino, sabato 12 novembre, in una chiesa affollatissima e straripante, in cui si assiepavano fedeli e ministri delle quattro Zone Pastorali del sud della Diocesi. Sul presbiterio il Vescovo con i due Vicari generali, Mons. Antonio Lecce e Mons. Fortunato Tamburrini, e diversi sacerdoti da una parte e dall’altra, ai piedi di esso facevano doppia corona una cinquantina di altri sacerdoti: un colpo d’occhio impressionante. Il Coro parrocchiale della Chiesa Madre animava la liturgia e tutto era stato predisposto a puntino per una liturgia tanto straordinaria quanto partecipata. Intanto l’équipe della web tv della Pastorale Digitale, capitanata dal giovanissimo Francesco Marra, riprendeva e trasmetteva in diretta streaming tutta la funzione religiosa, a beneficio di coloro che non potevano essere presenti e della documentazione storica diocesana.
Al compimento dell’Anno giubilare, dunque,occorre far tesoro del ricco patrimonio spirituale ed ecclesiale condiviso insieme per portarlo avanti, bisogna farne memoria e custodirlo per spingere in avanti il cammino, tenendo sempre accesa nel cuore la grazia della Misericordia. Solo così, ha spiegato Antonazzo, potremo compiere un passaggio fondamentale: dal tempio del perdono, con tutte le forme rituali necessarie per celebrare la grazia del perdono, al tempo della Misericordia, la vita ordinaria da vivere nella carità e nella misericordia momento per momento nel lavoro, nella strada, nella famiglia, nella coppia, con perseveranza e seguendo il Piano pastorale della nostra Chiesa particolare. Parole incisive e coinvolgenti quelle del vescovo Gerardo, tali da segnare davvero il cuore di ognuno.
Dopo la Comunione, il Vescovo, con i Vicari ed i responsabili delle quattro zone pastorali, ha raggiunto processionalmente il fondo della chiesa per il rito della chiusura della Porta Santa, con le preghiere e le letture previste dalla liturgia dell’Anno Santo. E’ stato un momento davvero emozionante quando il Vescovo si è inginocchiato davanti alla Porta, ha baciato ancora una volta la croce impressa sullo stipite, poi ha preso i due battenti della Porta, li ha richiusi ed ha chiuso a chiave, mettendo la parola fine all’Anno Santo straordinario della Misericordia e dando il via alla vita ordinaria di Misericordia che impegna ogni cristiano. Un momento così solenne ed importante che lui stesso ha avuto un tremito di commozione nella voce che gli ha procurato un attimo di incertezza nella parola.
C’è stato spazio, infine, per le preghiere e la solenne Benedizione finale, ma anche, da ultimo, per annunciare che, come frutti dell’Anno Santo vissuto in Diocesi, restano tre opere-segno di carità: la prima è il Centro di accoglienza “S. Ambrogio” a S. Ambrogio sul Garigliano; la seconda è, nel convento francescano di Vicalvi dato in comodato d’uso alla Diocesi, la Casa di accoglienza “S. Francesco”, per servire le priorità del territorio; la terza è il Progetto di un laboratorio per la lavorazione dei metalli offerto alla Casa Circondariale di Cassino (era presente in chiesa la Direttrice con alcuni reclusi), perché i detenuti possano apprendere, attraverso una scuola orafi di Roma, alcune abilità importanti e produrre oggetti, preziosi o meno, che poi troveranno collocazione nei vari esercizi commerciali. Saranno queste opere-segno un mezzo per continuare in un impegno spirituale ma anche concreto di misericordia.
Adriana Letta