Cassino: Messa nell’anniversario della morte di Don Giussani
«In occasione dell’undicesimo anniversario della morte del Servo di Dio don Luigi Giussani (22 febbraio 2005) e del XXXIV del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione, ho chiesto al Vescovo Gerardo di celebrare la Santa Messa e di pregare con la seguente intenzione:
“Chiediamo al Signore la grazia per tutto il Movimento di CL e per ciascuno di noi, di vivere con verità, fiducia, intensità e operosità questo Anno Giubilare della Misericordia che, come sempre ci ha insegnato e testimoniato Don Giussani, resta l’ultima parola anche su tutte le brutte possibilità della storia e che sola permette il cammino di un popolo perché solo in essa si può generare. Pieni di gratitudine verso Papa Francesco che ha compreso quanto siamo bisognosi, domandiamo che lo sguardo di amore di Cristo risorto ci raggiunga anche oggi”.
A nome di tutti ringrazio Sua Eccellenza per aver accolto l’invito ad essere presente oggi fra noi».
Con queste parole Antonio Renna ha parlato a nome di tutto il Movimento di CL (Comunione e Liberazione), che a Cassino conta numerosissimi membri sia nelle scuole superiori che all’università, domenica 28 febbraio nella chiesa parrocchiale di S. Pietro Apostolo, subito prima della Messa.
Dunque un anniversario importante: a 11 anni dalla morte del loro amatissimo Fondatore, i ciellini hanno sentito il bisogno di ritrovarsi tutti insieme a pregare con il loro Vescovo e con tutta la comunità parrocchiale. Alcuni bambini di un gruppo di catechismo avevano portato ai piedi dell’altare dei “segni”, dei rami secchi, un flacone di concime ed una sveglia, a dimostrazione di come si erano preparati a questa Celebrazione e come avevano compreso la parabola del fico sterile e del vignaiolo paziente. Ad animare la liturgia, il Coro parrocchiale “S. Pietro Apostolo” diretto dal Maestro Sonia Miele, mentre un gruppo di CL, accompagnato dalla chitarra di Roberto Ceccarelli, ha eseguito un canto spagnolo. Le letture sono state proclamate con intensa partecipazione da esponenti di CL.
Su queste letture il Vescovo si è soffermato nell’omelia, ma prima si è dichiarato ben contento di raccogliere l’invito, perché “è sempre bello per un Vescovo stare in mezzo alla gente per non dimenticare cosa vuol dire essere pastore”. Nel brano evangelico Gesù all’inizio ricorda due episodi tragici rimasti come memoria indelebile nella coscienza collettiva della città e interpretati generalmente come “punizioni di Dio”: la terribile strage compiuta da Pilato nel tempio di Gerusalemme e l’incidente altrettanto terribile del crollo di una torre, due fatti che avevano provocato morti violente. Ma importante è la seconda parte, cuore della pagina evangelica, in cui Gesù ha l’obiettivo di smantellare l’idea di un Dio che punisce. Quei fatti tragici sono fatti che accadono ma non sono il risultato di una volontà di Dio. E quando Gesù aggiunge “Se non vi convertirete morirete come loro”, vuol dire non di morte violenta, ma schiacciati dall’idea di un Dio che punisce. E per far capire ancor meglio, Gesù narra la parabola del fico sterile, in cui compaiono due personaggi: il padrone, che rappresenta l’idea del Dio severo giustiziere che vuol tagliare la pianta che non porta frutto, ed il vignaiolo, che invece è paziente, generoso, fiducioso, si fida di un albero che non dà frutti da tempo e gli dà altro tempo (bene hanno fatto i bambini a mettere la sveglia come segno della attesa paziente di Dio!), è disposto anche a coltivarlo (cosa che normalmente non si fa con un fico!). Ecco, è così che Dio ci coltiva, si prende cura di noi perché portiamo frutto, non si rassegna e non si dà per vinto di fronte alle nostre incapacità e fallimenti. Questo è il vero Volto di Dio: buono, misericordioso, paziente. E di rincalzo, il Vescovo, facendo notare come nella prima lettura (Es 3,1) Dio appare a Mosè da un roveto ardente, proprio da una pianta insignificante, ha dimostrato come Dio sia libero da ogni logica umana. Egli non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.
E in conclusione ha spronato a pregare perché tutti possiamo fare esperienza dell’amore paziente di Dio, della sua Misericordia. Al termine della celebrazione, il parroco Don Fortunato Tamburrini, ha ringraziato il Vescovo della sua presenza, poi tutti hanno potuto salutarlo, in un’atmosfera gioiosa e familiare.
Adriana Letta