Cassino, parrocchia di S. Antonio: 14 stazioni sulle opere di misericordia corporale e spirituale
La Via Crucis, Via della Croce, è l’antico rito, ben noto al popolo dei fedeli cristiani, in cui si ripercorre, meditando, la Passione e Morte di Gesù, passaggio ineliminabile per giungere alla Resurrezione, ed è particolarmente praticata, secondo tradizione, soprattutto nel periodo della Quaresima, che prepara e precede la celebrazione della Pasqua, Resurrezione del Signore. In tutta la Chiesa e in ogni angolo della nostra Diocesi, le comunità di fedeli sono state molto presenti in queste settimane a tale pratica religiosa, celebrata nelle chiese, per le strade, nei luoghi di sofferenza. Ma trovandoci nell’Anno Santo straordinario della Misericordia, non si poteva fare a meno di dedicare altrettanta attenzione in questo tempo forte dell’anno liturgico, alla Misericordia, dalla quale dobbiamo a Papa Francesco se si sta togliendo quel “velo” che la nascondeva alla nostra anima, perché, è vero, la davamo tutti per scontata, ma stiamo imparando a vederla con occhi nuovi, come fosse la prima volta, la stiamo “scoprendo” come una novità affascinante, la più grande e bella, tanto semplice quanto dirompente e rivoluzionaria. La più vera e autentica rappresentazione di Dio, il “modello” di vita per tutti e per ciascuno.
E’ proprio questa la motivazione che ha indotto la comunità parrocchiale di S. Antonio di Padova in Cassino, il parroco Don Benedetto Minchella con i suoi collaboratori, ad organizzare, la sera della domenica delle Palme, una “Via Misericordiae” per le strade del centro cittadino, per meditare, in 14 stazioni, sul modello e con lo stesso schema della più nota Via Crucis, le sette Opere di Misericordia corporale e le sette Opere di misericordia spirituale. A dare ancora più spessore e visibilità all’iniziativa è stata la presenza, a presiedere la celebrazione, del Vescovo, Mons. Gerardo Antonazzo, che dopo la Celebrazione Eucaristica in una chiesa gremita di fedeli, ha guidato il corteo, altrettanto affollato, per le quattordici stazioni.
Un gran supporto logistico lo hanno dato gli Scout, che hanno preparato, sorretto e portato gli striscioni, ognuno dei quali portava un’opera di misericordia, ed anche gli operatori pastorali della parrocchia. Si è cominciato con le opere di misericordia corporale, che di volta in volta hanno fatto riflettere sulla infinita e universale misericordia di Dio, che ci invita a riceverla e a darla, soprattutto a chi è più nel bisogno, altrimenti la nostra preghiera, se non sostenuta dalle opere, resta un vuoto e sterile esercizio interiore. I cristiani, è stato detto nell’introduzione, non sono alberi da ombra, ma alberi da frutto. Così gli affamati, gli assetati, i poveri, gli stranieri, i malati, i carcerati, i morti sono “la verifica della nostra preghiera”: tocca ad ognuno di noi soccorrerli con amore nel loro bisogno.
Poi si è passati alle opere di misericordia spirituale, anche queste molte volte disattese, dimenticate, ignorate e invece importantissime, perché lo spirito ha altrettanto bisogno di aiuto, che può essere un consiglio in caso di dubbio, un insegnamento in materia religiosa, un ammonimento anche, che va fatto con delicatezza, come correzione fraterna, ma secondo verità, perché di fronte al peccato non possiamo fingere di credere che più nulla sia peccato. E poi ancora siamo chiamati ad offrire consolazione a chi è nel dolore, perdono misericordioso a chi ci offende, sopportazione con cuore paziente a chi crea disagi e molestie, preghiera al Padre per portare dal nostro al Suo cuore le persone che condividono con noi il cammino della vita e quelle che, lasciato questo mondo, attendono il perdono di Dio.
I numerosi partecipanti hanno seguito con grande raccoglimento tutto il percorso, ascoltando le letture e la parola del Vescovo Gerardo, rispondendo alle invocazioni e cantando, senza lasciarsi distrarre o turbare dall’inevitabile chiacchiericcio della strada o dalla musica a tutto volume che a un certo punto ha tentato, forse, di disturbare il rito, ma senza riuscirci. La processione è tornata davanti alla chiesa per la penultima stazione, mentre l’ultima si è svolta dentro la chiesa.
La benedizione del Vescovo ha concluso la celebrazione, lasciando nei cuori la consapevolezza che questa Quaresima giubilare è un momento forte per celebrare e sperimentare la Misericordia di Dio e che il frutto della misericordia ricevuta si deve tradurre nella concretezza delle opere. Questa è autentica conversione del cuore, che ci prepara a celebrare con Cristo la vittoria pasquale.
Adriana Letta