III Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
Conversione! Questa parola sembra strana per il tempo di oggi in cui tutti sembrano riconoscersi giusti senza dover mai cambiare. Tutti hanno una scusa, una giustificazione per il male fatto. Anche grave. Gesù invece è piuttosto esplicito: non giustificazione, non scuse, ma conversione. Convertitevi! E’ questa la parola che risuona per duemila anni dalla sua voce. Non possiamo cercare gioia e consolazione nel male, non in noi stessi ma solo nel supplice e fiducioso abbandono alla Grazia divina. Non esiste qualcosa che possa guarire le nostre pene, i nostri peccati, la nostra cattiva volontà se non la Grazia divina che risiede in Cristo.
Se siamo esuli da Cristo siamo esuli dalla conversione ed esuli dalla salvezza. Non cerchiamo consolazioni improprie in cose che non possono darci nulla: il piacere, il godimento estemporaneo, la ricerca del successo e dei soldi… solo Cristo ci può fare felici per mezzo del nostro desiderio di conversione.
Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce. Tutto un popolo sentì il benefico influsso di Cristo. Tutto un popolo, dopo aver camminato nelle tenebre, sperimentò la radiosa luce della conversione: si piegò a Cristo!
Perché convertirsi? Perché il regno dei cieli è vicino, ci spiega Gesù. Non perdiamo un’occasione tanto grande! Non gettiamoci nelle mani di satana per non uscirne più! Il regno dei cieli ci attende, Cristo è venuto a portarcelo, ad aprircelo, ad introdurci in esso senza che per nostro merito possiamo acquistarlo. Per far questo Gesù ha istituito i dodici; dei mediatori di grazia perché fosse più facile a tutti arrivare alla salvezza. Dio, infatti, abita una luce inaccessibile (1Tm 6, 16) ma per mezzo degli apostoli questa luce si può riflettere nelle nostre anime.
La Chiesa è “apostolica” perché fondata sulla mediazione degli apostoli. E’ anche apostolica perché solo tramite l’apostolato dei suoi ministri la Grazia può arrivare a tutto il mondo. E così tutti possiamo godere della Grazia, basta che lo vogliamo e ci disponiamo ad Essa. La Grazia dell’Apostolato è una grandissima occasione offerta da Dio all’umanità.
Il primo apostolato è quello della preghiera. Dobbiamo disporci ad implorare molto il Signore perché ci dia santi sacerdoti che sappiano amministrare la parola di Dio e i sacramenti degnamente.
La preghiera poi ci predispone al bene, ci fa desiderare la Grazia, ci fa amare la Chiesa, nostra madre, ci fa rigettare e odiare il peccato, nostro principale nemico, ci induce alla conversione permanente.
Dopo la preghiera c’è l’istruzione, la catechesi, l’ascolto della Parola di Dio, la meditazione delle opere sante di Cristo e dei santi, le opere meravigliose della Grazia per camminare verso il Signore con cuore puro e ardente. L’inebriarsi a questa fonte spirituale della parola di Dio è indispensabile per poi godere Dio nel nostro cuore.
I santi monaci antichi come anche i grandi fondatori come San Francesco e San Benedetto, San Domenico e Sant’Ignazio di Loyola, furono anzitutto maestri di meditazione nell’incontro con la Parola di Dio ed insegnarono soprattutto questo ai loro numerosi discepoli.
Chi non rimane sorpreso da San Francesco che girava per le Chiese chiedendo ai sacerdoti la spiegazione del Vangelo, o Sant’Ignazio che nei suoi Esercizi Spirituali insegna ai soldati di Cristo della Compagnia di Gesù a confrontarsi con i più grandi misteri della Rivelazione!
Infine, terzo ed ultimo anello della catena della conversione, troviamo l’azione, l’opera vivace ed indefessa riempita dalla presenza di Dio e dalla Grazia di Cristo. L’opera senza la preghiera è vuota, è come un bronzo che suona o un cembalo che tintinna … (1Cor 13 1).
Per operare per il Signore nel senso della conversione prima bisogna stare lungamente con Lui, cercare la sua presenza, ascoltare la sua Parola, inebriarsi del suo Spirito e poi per mezzo del suo Santo Spirito, darsi alla testimonianza, al mondo, alla parola o al lavoro pratico a seconda di come ci chiama il Signore a lavorare nella sua vigna.
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano, infatti, pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini».
Gesù chiama chi vuole. Forse addirittura i meno adatti apparentemente per una certa attività. Trasforma dei pescatori di basso rango in grandi predicatori e pescatori di uomini. Addirittura fonda la sua Chiesa su di essi e uno di loro sarà il suo Vicario in terra, il capo visibile della comunità dell’alleanza. Tutto ciò è solo un miracolo della Grazia che opera attraverso la conversione e la preghiera.
Venite dietro a me …: questa è la condizione indispensabile del successo. Se ci muoviamo non avendo più Cristo come guida ecco che siamo di nuovo nel buio, siamo tornati nelle tenebre e facilmente ci perdiamo. Pietro non aveva saputo vegliare, non aveva seguito il consiglio del Signore: Vegliate e pregate per non cadere in tentazione (Mt 26, 41), e così cadde miseramente. Per fortuna la conversione é sempre a disposizione dei peccatori come Pietro … e così egli potette riconciliarsi con Cristo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo» (Gv 21, 16).
di P. Luca M. Genovese
Fonte: Settimanale d P.Pio