VIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
Il distacco dalle ricchezze è indispensabile per accostarsi a Dio. Il possesso offre una certa tranquillità psicologica però allo stesso tempo è fonte di divisione nel cuore, fonte di ansia e preoccupazione per le cose che si devono acquistare e mantenere…ciò toglie tempo allo spirito, forse anche tutto il tempo e ci inaridisce, ci fa dimenticare di Dio, nostro Creatore. Spesso vivendo solo di preoccupazioni materiali si smarrisce la via del cielo. Non si sa più bene perché si vive e si cammina tentoni verso l’ignoto mentre Cristo ci ha rivelato se stesso, via, verità e vita.
Dovrebbe essere questa la principale ricchezza del cristiano e non i beni di questo mondo. Si tratta di avere un saggio equilibrio interiore, non facile, per amministrare con prudenza e saggezza i beni di questo mondo in vista dei beni eterni. Purtroppo la cultura, la comunicazione sociale ed anche l’educazione moderna sembra totalmente chiusa ai valori spirituali e quindi anche alla semplicità, alla sobrietà, alla povertà di cuore che ci spinge alla preghiera e alla ricerca di Dio nella dimensione soprannaturale. Il grande San Francesco, patrono d’Italia, riguardo alla povertà di spirito ebbe a scrivere:
Ci sono molti che applicandosi insistentemente a preghiere ed uffici, fanno molte astinenze e molte mortificazioni nei loro corpi; ma per una sola parola che sembra ingiuria della loro persona, o per qualsiasi altra cosa che è loro tolta, scandalizzati, tosto si irritano. Questi non sono poveri di spirito, poiché chi è veramente povero di spirito odia sé (Cfr Lc 14,26) e ama quelli che lo percuotono nella guancia (Cfr Mt 5,39) (FF 163).
E’ interessante che chi vuol apparire povero poi ha difficoltà di esserlo sul serio. Per una sola parola che sembra loro ingiuria o per una sola cosa che viene loro tolta … subito si irritano. Com’è fragile l’uomo che quando viene toccato sul vivo della sua persona non sa conservare la pace, cioè l’unione con Dio! Come ci ammoniscono i martiri che hanno saputo offrire la loro vita in sacrificio unicamente per Cristo, per mantenere la sua parola, per non offenderlo con il peccato, per dimostrarGli amore eterno! E’ proprio in quest’amore che si trova la pace e la gioia più grande. Pochi però lo capiscono. In questo ci passano avanti i gigli dei campi e gli uccelli del cielo tanto che San Francesco spesso si trovava meglio a parlare con loro che con gli uomini! Queste creature inanimate fanno la volontà di Dio obbedendo alla loro natura e così trovano la loro felicità e la loro pace, sebbene la loro vita sia così breve.
L’ansia e la preoccupazione dovrebbe essere radicale e disperante se pensiamo che tutto il mondo sia appeso ad un filo, sospeso nel vuoto, facendo rotazioni e rivoluzioni che se solo mutassero di poco tempo o di pochi centimetri getterebbero tutti gli abitanti della terra nelle tenebre e nell’ombra di morte. Da tempo gli scienziati ci dicono che uno o più meteoriti forse colpirà la terra con effetti drammatici per molti. Non si sa se è vero ma la possibilità è sempre presente. Dove sono allora le nostre sicurezze materiali? Dove la nostra lungimiranza, i nostri calcoli per una vita più agiata e migliore in questo mondo? Basta un nulla nell’universo, un meteorite, per mettere tutto in crisi. Basta un terremoto imprevisto ed imprevedibile per gettare nella costernazione migliaia di persone ed una nazione intera per i soccorsi.
Tutti questi segni ci fanno capire come sia importante affidarsi di cuore a Dio, a Cristo che è venuto a salvarci da ogni forma di paura con l’abbondanza della sua grazia. Le grandi opere dei Santi sono nate dal nulla della povertà ma soprattutto da un’immensa, smisurata fiducia in Cristo.
Così è giusto che ci prendiamo il rimprovero del Signore: se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? La nostra poca fede è il principale ostacolo al nostro bene. Nella società occidentale, infatti, il benessere è simbolo di bene. Chi non ha non vale. Ma questo contrasta con l’essenza stessa della creazione. Se tutti dovessero valere per quel che hanno non ci sarebbe più nessuna speranza per l’uomo. Egli, infatti, nasce piccolo ed indifeso, nudo, senza avere nulla e se non ci fossero mani pietose che lo custodissero ed allevassero in una sana famiglia sarebbe perso.
Se allora nasciamo nell’incognita e cresciamo sempre non sapendo ciò che sarà domani, come facciamo a non affidarci al nostro immenso Padre che è nei cieli e a Cristo suo Figlio che ha voluto la nostra esistenza sin dall’eternità e per l’eternità? Lasciamo il mondo! Pensiamo soprattutto a Dio e alla sua grazia: Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia, tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù (Mt 6, 33).
La Vergine Santa, la Regina del Cielo, ci insegna a scegliere Dio, la grazia, le virtù per piacere a Lui e vivere una vita cristiana degna: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono (Lc 1, 50).
P. Luca M. Genovese
Fonte: Settimanale di P.Pio