Si sono svolte dal 31 gennaio all’8 febbraio le celebrazioni per il IV centenario dalla slavina che travolse l’antico abitato di Rocca De Vivi l’’8 febbraio 1616. Il vecchio borgo di Roccavivi era infatti situato nel luogo in cui oggi sorge il magnifico santuario della Madonna delle Grazie, posto più in alto rispetto al sito attuale. La notte tra il 7 e l’8 febbraio del 1616 venne completamente travolto da una valanga di neve mista a pietre e fango, staccatasi dal sovrastante monte che seppellì moltissimi dei suoi abitanti, circa 250 secondo le cronache, tra questi il parroco Don Camillo Di Fede, trovato con la stola e il breviario, e che, insieme ad 80 persone fu estratto dalle macerie della chiesa di Santa Maria. Come sempre in questi casi, storia, cronaca e tradizione popolare si mescolano ed è quindi difficile districarsi tra i meandri della ricerca storica, tuttavia diversi interessanti lavori hanno, negli ultimi anni, fatto più luce e chiarezza sull’accaduto.
È stato ricchissimo il programma messo in atto dalla parrocchia del paese rovetano, su iniziativa del parroco Don Giuseppe Siciliano, d’intesa con il comitato d’onore del centenario, la confraternita della Madonna delle Grazie, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giulio Lancia e le diverse realtà civili e religiose del paese, teso a dare risalto ad un evento che è scolpito nella memoria collettiva di Roccavivi. Straordinaria la partecipazione popolare ad ogni momento e ad ogni attività prevista, partecipazione che si è allargata ai tantissimi rocchiciani emigrati che hanno fatto sentire costantemente la loro vicinanza attraverso internet e i socialnetwork.
La discesa straordinaria della veneratissima Madonna delle Grazie, che solitamente viene portata in paese il 13 agosto e vi resta fino alla prima domenica di ottobre, ha sancito l’inizio ufficiale dei festeggiamenti domenica 31 gennaio. Centinaia i fedeli ad accoglierla che, non temendo la lieve pioggia, hanno riempito le strade del paese accompagnando la venerata immagine in chiesa madre dove il parroco ha presentato i candidati di quest’anno ai vari sacramenti e la confraternita ha animato una commovente veglia mariana.
Altro suggestivo momento si è avuto il 2 febbraio, festa della candelora, quando, dopo il rito della luce e la santa messa, sono state benedette e battezzate le due nuove campane, San Silvestro e Maria Grazia, che verranno poste sul santuario e che con la loro voce saluteranno il giorno, all’alba e al tramonto, orientando il cuore dei rocchiciani alla loro celeste protettrice.
Il 3, il 4 e il 5 febbraio, poi, si è tenuta la solenne esposizione eucaristica delle Quarantore, momento tra i più sentiti nel nostro paese, che, tenendosi di solito durante i giorni precedenti l’inizio della Quaresima, è stata anticipata di pochi giorni per essere parte integrante delle celebrazioni.
La serata del 6 febbraio, invece, è stato messo in scena un dramma dialettale in tre atti, dal titolo “Il tempo si è fermato a Rocca de Vivi”, che ha ripercorso i momenti immediatamente precedenti il disastro del 1616, la scomunica del vescovo Giovannelli, l’ultimo Natale vissuto in paese e il momento della tragedia. Attimi suggestivi ed emozionanti che rimarranno sicuramente nella memoria di coloro che hanno vissuto questi giorni così intensi.
Domenica 7 febbraio S. E. Edmond Farhat, nunzio apostolico emerito di Vienna e arcivescovo titolare di Biblo, ha fatto visita alla nostra comunità presiedendo la solenne celebrazione eucaristica, concelebrata da Don Riccardo Stallocca, Padre Franco D’Orazio e Don Giuseppe Siciliano. Alla cerimonia hanno partecipato il presidente della Consiglio Regionale abruzzese Giuseppe Di Pangrazio, il sindaco di Civitella Roveto Raffaelino Tolli e il sindaco di San Vincenzo Valle Roveto Giulio Lancia, insieme ai rappresentanti delle associazioni civili e religiose del territorio.
Nel pomeriggio, poi, i bambini del paese sono stati consacrati alla Madonna delle Grazie e, con una toccante cerimonia, hanno vestito le fasce azzurre dei “Figli di Maria” sancendo la nascita del nuovo sodalizio religioso a cui potranno aderire i bambini dal terzo anno di materna alla terza media.
Le celebrazioni hanno raggiunto il culmine il giorno 8 febbraio, il nostro “giorno della memoria”, salutato all’alba dal suono a distesa delle nuove campane di Roccavecchia, a cui ha fatto eco il campanone della chiesa madre che, con i suoi 400 possenti rintocchi, ha ricordato a tutti i rocchiciani il luttuoso evento. A chiudere questa settimana storica la solenne concelebrazione eucaristica del pomeriggio, celebrata dai sacerdoti della parrocchia romana di Nostra Signora di Guadalupe e dai sacerdoti nativi di Roccavivi.
Rimangono stampate nel cuore le parole che hanno contraddistinto questo tempo di grazia, parole dette a conclusione del panegirico tenuto in occasione della posa della prima pietra della nuova chiesa, pochi anni dopo la sciagura. Non sono parole retoriche e vane, ma sono un augurio per tutti noi, discendenti di quella gente forte e generosa, di quella gente che non si piegò di fronte alla rovina e alla distruzione, ma che da quelle pietre dirute seppe ricostruire un paese più grande e più bello di prima, che su quei colli scoscesi e inospitali seppe ricostruire un nuovo e magnifico tempio, ponendovi a dimora la sua protettrice, la Regina Delle Grazie, per vigilare sulla vita nuova che riprendeva più a valle.
E così tu, Madre, continua a vigilare sui figli che ti elessero regina e tu Rocca…Vivi ancora…e per sempre!
Filippo Marrone