Il Mercoledì delle Ceneri è iniziato così
E’ importante vivere bene la Quaresima, e che Quaresima! Quella di quest’anno è particolarmente importante, dedicata alla Misericordia, immersa in un cammino “in uscita”, un cammino missionario. Perciò cominciare con la preghiera ed un digiuno comunitario è la cosa ideale. La parrocchia di S. Antonio di Padova in Cassino ha ripetuto anche quest’anno quella che è diventata la sua consuetudine per il Mercoledì delle Ceneri. Appuntamento alle 13,30 in chiesa: Ora media, digiuno di pane e acqua e lettura del Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima.
Una scelta di sobrietà, di profondità e di fraternità davvero coinvolgente, che richiede sacrificio (così sembra all’inizio) e invece dona una serenità, una gioia e una “pienezza di senso” incredibile. Si comincia con il canto dell’Ora media a cori alterni e questo già predispone l’anima alla calma (tutta la frenesia quotidiana rimane fuori della chiesa e fuori di noi) e all’apertura verso l’Altro, che è lì ad attenderci e ad accoglierci. Esperienza concreta ed estremamente soddisfacente.
Poi si procede con il digiuno. Su due tavoli sono ben preparati da una parte le bottiglie dell’acqua e i bicchieri, dall’altra ceste di fette di pane. I fedeli sono invitati a fare ordinatamente il giro, prima al tavolo dell’acqua poi a quello del pane, serviti entrambi da signore della Caritas parrocchiale. Tutto procede speditamente ma senza fretta, mentre il parroco, Don Benedetto Minchella, dà lettura del Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima. Si torna al posto, si mangia il pane, si ascolta, si medita, si beve. C’è astinenza dai cibi, c’è sobrietà, austerità. Tutto si svolge con ordine, tutto è ben preparato e disposto, tutto è armonia esteriore che rispecchia un’armonia interiore che risana e rigenera. E prepara davvero allo spirito della Quaresima. Di questa Quaresima. Sorreggendoci l’uno con l’altro e soprattutto alla Parola di Dio, abbiamo tutti trovato con naturalezza la nostra verità: abbiamo preso le distanze dalle cose futili e vane ed abbiamo ricercato l’essenziale, ci siamo affidati senza alcuna presunzione ma con semplicità e umiltà, al Signore, abbiamo smesso, per un momento, di considerarci il centro del mondo, intorno a cui spesso ci sembra che tutto debba ruotare.
Al termine, abbiamo letto tutti insieme la Preghiera per il digiuno: del cuore, dell’orgoglio, delle passioni, dell'”io”, della lingua, dell’anima, per “meritare una gioia più pura, più profonda”.
Abbiamo provato, stando insieme e insieme rinunciando a qualcosa che fa piacere ai nostri sensi, la nostra totale dipendenza di fronte a Dio, sentito il bisogno di essere perdonati dopo aver riconosciuto le tante nostre inadempienze, ci siamo detti che vogliamo intraprendere un cammino più vero e più giusto ed abbiamo chiesto a Lui di aiutarci, riconoscendo che da soli non ne siamo molto capaci. E tutto ci è venuto naturale, semplice e gioioso. Abbiamo capito perché si dice che il digiuno cristiano non è mesto e lugubre ma festivo. L’abbiamo sperimentato.
Come è stato possibile? Semplicemente perché abbiamo aperto un po’ il nostro cuore, ci siamo resi disponibili, siamo “usciti” (come ci dice Papa Francesco, come ci ha invitato a fare il Convegno ecclesiale nazionale di Firenze) fuori dalle consuetudini e dalle comodità, e non da soli, ma comunitariamente. Ci siamo fidati di Lui, che ci ha invitati a fare questa esperienza attraverso il suo sacerdote.
Dobbiamo ricordarci che in fondo basta così poco per fare delle esperienze straordinarie!
Adriana Letta