III domenica d’Avvento Anno A
Nella III domenica d’Avvento l’annuncio alla conversione si fa più pressante. Il Signore sta per venire. Dobbiamo mettere in atto la sua parola. Giovanni Battista che sente vicina la sua dipartita da questo mondo chiede conferma al Signore della sua venuta per non scandalizzare coloro che hanno ricevuto il suo annuncio.
Gesù dà prontamente la risposta facendo contemplare i segni ed i miracoli che accompagnano il Messia. Beato chi non si scandalizza di me, dice Gesù, per preparare i suoi allo “scandalo” della croce. La croce sembra mettere fine ai sogni di gloria umana dei discepoli di Gesù e di Giovanni il Battista ma non è così. La croce è il segno sublime della pazienza divina comunicata all’uomo, il segno di una fede incrollabile perché fondata sull’eternità, sulla visione certa e indistruttibile del mondo futuro.
Giovanni il Battista o per le sue prove personali o per non scandalizzare i suoi discepoli chiede direttamente a Gesù una parola di conforto: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? Questa parola sembra l’ultima spiaggia del disperato che non sa a chi altro affidarsi se non a colui in cui ha sempre creduto. Gesù rimanda la palla al di là della corda confermando con i segni e i prodigi messianici in senso positivo la domanda del Battista: il Messia è proprio Lui! Solo che bisogna attendere.
L’attesa non è inerzia ma valutazione dei tempi opportuni per agire. Essi vedranno la gloria del Signore, dice il profeta Isaia. Quando? Come? Dove? Questo non è dato saperlo, altrimenti Dio non sarebbe più eterno, immutabile, onnipotente, imprevedibile, sovrano. Se noi sapessimo e capissimo tutto di Lui, Egli non avrebbe più niente da insegnarci, non avrebbe alcuna signoria sul mondo e soprattutto non avrebbe i nostri cuori colmi di gratitudine perché egli gode nell’amare infinitamente ed in maniere sempre nuova le sue creature.
Dobbiamo attendere, fare un atto sublime di fiducia in lui, come la sposa nello sposo e viceversa. Essi non sanno nulla della loro unione eppure si uniscono in matrimonio! Non conoscono ancora le vicissitudini che li attendono eppure fanno questo sublime atto di fiducia, spinti dall’amore. Così il nostro abbandono in Dio può essere solo amore in Colui che ci ha tanto amato da darci la vita e darcela in abbondanza (Cf. Gv 10, 10).
Solo questo vuole da noi il Signore: un atto di puro amore. Forse imperfetto, non ancora pienamente maturato o pensato, ma vero amore. L’abbandono fiducioso nella sua volontà è l’effetto pratico del nostro amore, quell’amore che Egli continuamente ci chiede e ci fa salvi.
Giovanni Battista è confermato nella fede e con lui tutti i suoi discepoli. Egli è pronto per dare la vita per la verità. Non lo fermerà il carcere per dare testimonianza ed, infatti, egli è qui ancora oggi a dirci la verità del Vangelo, dopo duemila anni di vicissitudini e di combattimenti contro Dio e la fede: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. Voglia il cielo che oggi egli apra la via di coloro che vogliono seguire il Signore nel marasma del mondo. Come ci apre la via Giovanni il Battista?
Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta … non una canna sbattuta dal vento, questi possono essere i ciarlatani di oggi come i mass media e gli uomini d’affari ed i politici i quali sbandierano come diritti, cose che sono peccati e invece della volontà del popolo portano avanti i loro personali interessi. Sono sbattuti dal vento perché vento sono le ricchezze ed i poteri di questo mondo senza riferimento a Dio!
Giovanni Battista non è neanche un uomo del lusso, un colletto bianco che piace tanto ai rotocalchi e talk show della TV di massa di oggi. Non è un esperto tuttologo che può esprimere opinioni su ogni cosa e situazione. Non è uno che sta nei palazzi dei re, che pur di aver il salario dice e diffonde bugie, cioè verità ufficiali a seconda del genere che affronta. E’ un profeta, e più che un profeta. Uno che dice la verità, che non è schiavo dei poteri forti di questo mondo, che non è asservito al libro paga di qualche impero finanziario, che non ha altra ragione per vivere che servire il Signore, l’unico sovrano del tempo e della storia.
Per questo è più che profeta, perché dice la verità più alta che si possa concepire nel mondo: il Verbo di Dio fatto carne, unica speranza e salvezza per l’uomo. Fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni ma … questo elogio del Signore è temperato dal fatto che c’è Qualcuno che non è nato solo da donna: non da sangue, ne’ volere di carne … ma da Dio è stato generato (Gv 1, 13).
di P. Luca M. Genovese
Fonte: Settimanale di P.Pio