Dobbiamo desiderare sentirci dire dal Signore: “Amico, passa più avanti”

XXII Domenica del Tempo Ordinario Anno C

In questa domenica il Signore ci parla di un banchetto che certo non è ordinario. Non è come i banchetti del mondo, dove la gente siede e cerca il proprio piacere, il proprio interesse. Gesù fa riferimento ad un altro banchetto, quello di Dio con gli uomini, che avrà tutte le caratteristiche della giustizia e dell’amore.

Tante volte anche nell’Antico Testamento l’incontro d’Israele con il suo Dio è presentato come un banchetto: Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati (Is 25, 6). Così l’occasione dell’invito a pranzo di Gesù da parte di uno dei capi dei farisei dà l’occasione al Signore di dare un solenne insegnamento sulla logica del Regno dei Cieli, sul banchetto eterno che sarò preparato da Dio per il popolo redento:

Quando sei invitato a nozze da qualcuno non metterti al primo posto… La vita eterna non è la scelta dei primi posti ma degli ultimi. Chi più avrà servito e si sarà sacrificato per gli altri come il Signore ha fatto per noi, questi è degno del primo posto nel Regno dei cieli: Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua (Lc 9, 23). La salvezza, benché implichi un impegno da parte nostra, è sempre e solo un dono di Dio, Quando sei invitato va’ a metterti all’ultimo posto perché colui che ti ha invitato ti dica: amico, passa più avanti.

“Amico” è questo il bel nome che dobbiamo desiderare sentirci dire dal Signore. “Amico, passa più avanti”. Sei mio amico, sei parte di me, della mia natura, della mia carne umiliata per i delitti degli uomini, sacrificata sull’altare dell’eterno amore, sottomessa in tutto alla mia volontà: Amico, passa più avanti! Sei tu che puoi stare davanti agli altri perché sei umile e modesto come io sono stato sulla terra, perché la tua anima è come quella di un fanciullo desideroso della guida e dell’insegnamento di chi è maggiore di lui e quindi sei degno di passare avanti, passare quel limite insondabile e imponderabile ai ricchi e ai potenti, ai contenti solo di se stessi che è riservato ai giusti, il limite della vita eterna e delle grazie necessarie a meritarla.

Ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Tutti coloro che già godono della vita eterna, gli angeli ed i santi, godranno tutti insieme di vedere un altro come loro elevato alla loro stessa beatitudine, quella dell’umiltà e mansuetudine perenne davanti a Dio! C’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione (Lc 15, 7). I novantanove giusti sono coloro che sono già santi. Stanno già in cielo e godono eternamente di Dio! Ma il nuovo che viene, dalla terra di tenebra e di peccato, non è trattato come l’ultimo, ma come il primo: c’ è più gioia in cielo!

Come fare per umiliarsi sempre più e così guadagnare il banchetto del cielo? Gesù dà un metodo molto spiccio: comportarsi come Dio si comporta con noi. Quando dai un banchetto non invitare i tuoi amici … perché tu possa ricevere il contraccambio. Quando Dio ci invita nella sua casa, nella sua dimora eterna, sa che non possiamo rendergli il contraccambio. Sa che è solo per la sua generosità e per il suo amore che noi saremo salvi. Dunque questo è il nostro atteggiamento davanti al fratello bisognoso, davanti a colui che non ci può dare se non la sua gratitudine, forse la sua preghiera e la sua riconoscenza. Siccome il bene che facciamo non potrà essere ricompensato ci accontentiamo di un sorriso di gratitudine.

E’ proprio questo che va elemosinando il Signore da noi per farci entrare nel suo Regno! Sa che con le nostre opere mai e poi mai potremo meritare ciò che Egli ha preparato per noi sin dall’eternità. Però un piccolo segno della nostra gratitudine lo esige, un piccolo atto di fedeltà e di amore. Sulla croce quando stava per lasciare questo mondo e andare al Padre nella sua vera dimensione, quella di Re dell’universo, Gesù portò con sé un povero reietto dal mondo, il buon ladrone, per il semplice fatto della sua supplica sincera: Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo Regno … (Lc 23, 42). Nessun potente o ricco di questo mondo si sarebbe ricordato di un poveraccio che supplicava con queste parole alla sua porta. Gesù si ricorda e anzi promette: Oggi sarai con me nel Paradiso (Lc 23, 43). Vede in quella supplica del ladrone il riconoscimento della sua bontà, della sua maestà, della sua misericordia infinita, ciò che vorrebbe vedere impresso nel cuore di ogni uomo.

Ma non tutti sono disposti a riconoscere la bontà e la misericordia di Gesù. Nonostante tutti i suoi sforzi molti lo bestemmiano e lo rifiutano, vanificando il piano della loro salvezza. Gesù vuole il cuore, più che le opere! Un cuore purificato dal Suo amore sarà degno di compiere opere meritorie per il banchetto del cielo.

P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P. Pio

 

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