Celebrazione delle Domenica delle Palme nella cattedrale di Sora
Come in una composizione musicale, il preludio è la parte che apre il brano e che prepara l’atmosfera e l’ascoltatore alle note che seguiranno nella parte principale, così la Domenica delle Palme “è un inizio che lascia il posto a qualcos’altro”.
Ripercorrendo quanto ci racconta il Vangelo, la celebrazione della Domenica delle Palme 2017 in Sora, è iniziata presso il parco Santa Chiara, da dove il Vescovo Antonazzo, il parroco della cattedrale Mons. Ruggero Martini e il cerimoniere Don William Di Cicco sono partiti poi in processione, per la Cattedrale, al suono del tradizionale canto Osanna al Figlio di David.
Nel rivivere l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, la folla di fedeli ha accompagnato il Vescovo all’ingresso della chiesa, dov’è iniziata la Celebrazione Eucaristica, animata dal coro parrocchiale giovanile.
Una domenica particolare, chiamata anche Domenica di Passione, perché dopo la rievocazione della gloria tributata a Gesù posto sull’asinello, onore che si tributava ai re, si passa a leggere e a rivivere il “Passio”, in cui viene raccontata tutta la Passione di Gesù fino alla sua morte.
Partendo dalla trasformazione dei rami delle Palme, nel legno della croce, Do trasforma la gioia nella sua sofferenza, per non rimanere estraneo alla nostra sofferenza. Perché soffrire? Perché Dio deve soffrire? Perché lui non è impassibile, perché nutre affetto per noi.
Con l’albero della croce, Dio non ci evita la sofferenza ma la trasforma; anche la nostra sofferenza, se ci abbandoniamo a Gesù, diventa Croce e questa diventa un guadagno per il mondo, un bene misterioso. Infatti, la sofferenza spinge gli altri a muoversi, a fare il bene, ovvero spinge il mondo ad essere migliore e per questo la malvagità non riuscirà a distruggere il mondo.
L’omelia del Vescovo, incentrata su questi concetti sicuramente difficili, ma anche chiari, ha dato veramente un valore aggiunto alla preparazione spirituale alla Settimana Santa, cardine e culmine dell’anno liturgico della Chiesa.
Ancora una volta, il preludio è risultato essere fondamentale per aprire il cuore e la mente alla sinfonia che pur essendo triste all’inizio, terminerà con gli squilli di tromba, che annunceranno la gloria e la gioia della Risurrezione dopo il buio e la notte.
Articolo e foto: Piercarlo Gugliotta