In onore della Madonna della Pietà e per commemorare i caduti delle “quattro battaglie” di 72 anni fa
Sant’Angelo in Theodice, frazione del Comune di Cassino, sorge su un lungo sperone roccioso dominante la vallata e per la sua invidiabile posizione, è da sempre una finestra aperta sulla natura che si può ammirare in tutta la sua esplosione di colori, di macchie scure, di campi arati e sfumature di verde, di prati, boschi, colline e monti all’orizzonte. Dalle case posizionate dal lato est del centro del paese si può ammirare il corso del fiume, con le sue ampie anse che si susseguono, alternandosi a lunghi tratti semirettilinei incrociati da spumeggianti cascatelle, gorghi e mulinelli che si inseguono senza mai toccarsi e confondersi. Sto parlando del fiume Gari che è entrato nella storia per essere stato testimone di tante vicende nel corso dei secoli: le scorrerie saracene, le battaglie per il predominio del territorio da parte dei Conti di Aquino contro l’Abbazia di Montecassino e per essere conosciuto come “il fiume delle quattro battaglie”.
Sant’Angelo fu travolto dall’immane tragedia della seconda guerra mondiale e nell’autunno del 1943 fino al 1944, venne trasformata in una roccaforte della linea Gustav subendo la totale distruzione e il martirio di tanti uomini di ogni nazione. Il 15 maggio 1944, data in cui fu sfondata la linea “Gustav”, per la frazione fu il primo giorno di libertà e si ottenne la tanto sospirata vittoria degli Alleati sulle forze tedesche. Era finalmente superato l’allucinante periodo della guerra che aveva umiliato la popolazione con il freddo, la fame, le privazioni, le morti e le distruzioni. L’uragano apocalittico delle bombe, gli agghiaccianti ululati delle granate, i laceranti fischi dei proiettili e i terrificanti boati delle esplosioni erano cessati.
Dopo quel fosco periodo numerosi pellegrini partiti dai più disparati angoli del mondo sono pervenuti a Sant’Angelo a rivisitare i luoghi della immane ecatombe. Il compianto Loreto Lena si interessò di contattare tutte le ambasciate e le associazioni combattentistiche che combatterono in questo luogo per commemorare i caduti.
Nel 1983 si decise di abbinare la celebrazione religiosa in onore della Madonna della Pietà con l’anniversario dello sfondamento della linea “Gustav”.
La mattina della terza domenica di maggio, il simulacro viene riportato definitivamente in processione sul colle a lei dedicato. Tanta l’emozione di coloro che sapendo di rivederla l’anno successivo, affidano alla Madre celeste la preghiera di proteggerli durante l’intero arco dell’anno. E di nuovo l’ultima domenica di aprile viene riaperto il santuario e il simulacro viene portato presso la chiesa “San Giovanni Battista” per sostarvi tre settimane. La seconda domenica del mese di maggio, giorno della festa, viene riportata in processione al colle della Pietà e la sera stessa riportata a Sant’Angelo dove vi resta un’altra settimana. La Madonna della Pietà è stata invocata da tanti santangelesi che hanno vissuto il tragico periodo della guerra.
Come ormai tradizione anche quest’anno, a distanza di 72 anni dall’apocalittico conflitto che ha funestato le zone bagnate dal fiume Gari e di tutto il Cassinate, si è svolto il rito rievocativo e celebrativo per onorare tutti i civili e militari caduti durante i sanguinosi eventi bellici. Dopo la benedizione del parroco Don Aniello Crescenzi, il Sindaco della Città martire Giuseppe Golini Petrarcone e un reduce di guerra, commosso, hanno lanciato nelle acque del fiume la corona di alloro, insieme a tanti petali di rose lanciati dagli abitanti santangelesi.
Per accogliere i numerosi pellegrini provenienti da ogni parte del mondo che vengono ad omaggiare i propri cari caduti durante la devastante battaglia, nello spazio antistante il fiume è stata ricavata un’area in cui il 18 maggio del 2008 è stata collocata su una sorta di altare la “campana della Pace” realizzata da Severino De Sanctis presso la fonderia Marinelli di Agnone.
I lenti rintocchi avranno il compito di ricordare di sera in sera, quegli infausti, tragici e sanguinosi eventi che hanno visto coinvolti oltre 250.000 soldati di tante nazionalità diverse ed avrà anche il compito di educare le future generazioni a rifuggire dalle guerre, sempre funeste e disastrose per vincitori e vinti. Accanto al monumento, vi sono poi delle ulteriori testimonianze della volontà di non dimenticare quei terribili momenti e tutte quelle morti. Vi è dunque una scultura che vuol rappresentare l’abbraccio in segno di pace, una seconda campana e un ceppo francese.
Per concludere mi piace ricordare l’affermazione di Don Donato D’Epiro, parroco di S. Angelo per lunghi anni: “Questo fiume (il Gari) ha costituito una grande bara che ha raccolto nelle sue gelide acque, nell’ultimo abbraccio, tanti giovani, nemici in vita e fratelli in morte”.
Maria Rita D’Agostino
Foto di Loredana Fargnoli