“Dove, Signore?”

La domanda dei discepoli sembra legittima e segno di autentica premura! Il momento è solenne: è il primo giorno degli Azzimi e ogni cosa è tesa a fare memoria di un evento salvifico in cui ogni ebreo, di generazione in generazione, è immerso e salvato.

“Dove vuoi che andiamo a preparare … ?” è una domanda ma consegna al tempo stesso, e senza retorica, come affermazione schietta, il desiderio e la gioia dei discepoli di condividere con il Maestro la cena pasquale, e la disponibilità (dei discepoli) di aderire alla volontà del Maestro: dove tu vuoi, noi saremo.

Il “dove” verso cui Gesù invia i suoi discepoli, è un luogo “altro” e “oltre”. È “altro” rispetto ai loro ordinari orizzonti; è “oltre” i loro soliti percorsi di vita. Ma “altro” e “oltre” sarà la consegna che Gesù farà nella cena pasquale: “Questo è il mio corpo”, non semplicemente pane; “questo è il mio sangue”, non semplicemente vino.

Siamo chiamati a fare il punto della situazione delle nostre Eucarestie: scrutare il cuore e con serena lucidità, verificare se c’è in noi il “desiderio” di condividere con Gesù il nostro tempo, lasciando che sia Lui a comandare il gioco; mettere in crisi costruttiva la nostra coscienza e verificare se siamo talmente liberi da lasciarci coinvolgere dal progetto e dalla volontà del Maestro, lasciando che sia Lui a dare tutte le indicazioni necessarie per determinare il “dove”; mettere in tensione le nostre umane certezze per verificare se sono flessibili al punto tale da lasciarsi orientare verso un dove “altro” e “oltre” in cui Gesù mangia la sua Pasqua. Riecheggiano i cinque verbi di Firenze: uscire, annunciare, educare, abitare, trasfigurare …

È palese il rischio che siamo noi a scegliere il dove, che siamo noi a decidere le compagnie, che siamo noi a dettare le linee per azioni strategiche di conversione (conversione degli altri, chiaramente!).

Ciò che ne deriva è la possibile incompatibilità della volontà di Dio rispetto ai nostri pensieri, della Sua strategia rispetto alle nostre strategie. Ne deriva il possibile tradimento, come quello di Giuda; o il rinnegamento, come quello di Pietro. È certo un “fuggi fuggi” generale di fronte ad un “altro” e ad un “oltre” che prendono la forma di una croce.

Si evita la fuga facendo ciò che Maria, la Madre di Gesù, e l’Apostolo Giovanni hanno fatto: semplicemente “rimanere” accanto al Maestro. Per amore, semplicemente per amore: anche quando il “dove” è scomodo e le relazioni precarie. Rimanere con Lui: perché con Lui ogni “dove” è abitato dalla Sua Pasqua e trasfigurato.

Don Fortunato Tamburrini

Categorie: Parola della Domenica

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