III Domenica di Pasqua, Anno A
La terza domenica di Pasqua ci presenta l’incontro dei due discepoli di Emmaus con Gesù. La forza di questo incontro e l’insegnamento che tutta la Chiesa doveva trarne ora come allora è la centralità della Santa Eucaristia nella vita della Chiesa. Una Chiesa senza Eucaristia è una Chiesa morta, non ricolma dello Spirito del Signore, abbandonata ai venti del mondo e all’attrazione dei sensi.
Così erano i discepoli di Emmaus prima di incontrare Cristo nella Santa Eucaristia da Lui stesso celebrata sotto i loro occhi.
Essi avevano il volto triste. Erano stati spettatori, più passivi che attivi, della grande opera di Gesù nel mondo. Avevano visto miracoli prodigiosi, folle immense al suo seguito, guarigioni strepitose, liberazione da demoni. Avevano cominciato a pensare che fosse Lui a liberare Israele. Ma tutto questo non è avvenuto. I loro occhi sono incapaci di riconoscere il Signore.
In loro è lo spirito dell’azione e non della contemplazione. Hanno ammirato solo i frutti esterni della vita di Gesù ma non si sono mai chiesti quale ne fosse la causa. Certamente la causa si può scorgere solo con un’alta comprensione del mistero, una visione soprannaturale delle cose.
Erano impressionati dalla carica di spiritualità di quel maestro ma ancora non lo avevano imitato nella preghiera e nella sua totale dedizione a Dio. Ecco che Gesù, con immensa misericordia, si fa incontro a loro così come con la stessa misericordia era venuto ad aprire gli occhi dei ciechi con i miracoli e la predicazione.
I discepoli raccontano la loro angoscia e se ne stanno tornando a casa, quasi ad incolpare se stessi e pure Dio di aver perso tempo, di essere andati appresso a uno che poi ha dimostrato di non avere quel carisma che ostentava. Davanti agli eventi raccontati dalle donne che sono andate al sepolcro sono chiusi e non sanno dare una valutazione positiva: Alcune donne delle nostre...
Chi ha scelto la rinuncia spesso si crogiola in essa senza capire che ci potrebbe essere un’altra interpretazione al problema.
Gesù appare loro e dopo aver ascoltato le loro conversazioni e le loro rimostranze interviene da agente positivo spiegando come tutto quello che era successo si poteva leggere alla luce delle Scritture.
Questo denotava non solo una carenza nella preghiera ma anche della formazione spirituale da parte di quei discepoli. Essi non conoscevano realmente la Scrittura… forse avevano ascoltato ed imparato le parole dei profeti nella sinagoga però, come rimprovera loro Gesù, non avevano effettivamente creduto a quelle Scritture: Stolti e tardi di cuore nel credere alle parole dei profeti!
Ma tutto si risolve in un’unica esperienza: quella dello spezzare il pane. Non bastano le spiegazioni che dà Gesù il quale dimostra come da Mosè e da tutti i profeti, in tutte le Scritture ogni cosa si riferiva a lui. Al sentirlo parlare il cuore arde nel petto dei discepoli ma non c’è ancora una vera conversione. Ancora non sono in grado di riconoscere Gesù che parla loro e cammina con loro.
Questo sarà possibile solo nella celebrazione del mistero dell’Eucaristia. E’ lì che Gesù si fa presente, è lì che fa le grazie, è lì che si comunica agli uomini, è lì che si fa riconoscere. Negando l’Eucaristia si nega Cristo, la sua Parola, il suo Vangelo, si rimane ancora come discepoli col volto triste. Non è la parola che salva, ma l’Eucaristia.
Se la parola non giunge a questo culmine fontale, a questa causa prima di redenzione, la parola rimane parola, profetica quanto si vuole, ma solo parola, senza alcun effetto spirituale, senza alcun effetto sulla volontà e sulla vita.
Non si può imporre a nessuno di fare qualcosa, tantomeno la fede religiosa, se questa non è suscitata e alimentata da un agente che non è umano. Questo è la santissima Eucaristia. La parola scritta, con tutta la sua bellezza e virtù, non racchiude in sé la possibilità di cambiare l’uomo dal didentro, il fatto di cambiare l’anima dell’uomo, da peccatore in santo, da ingiusto in giusto.
La parola può avere il valore di provocazione, di scuotimento interiore ed anche di giudizio. Ma la parola non salva. Salva Cristo, vivente ed operante nella Santissima Eucaristia.
I discepoli quando spezzarono il pane con Gesù non solo lo riconobbero, ma ebbero la forza di cambiare idea, di cambiare strada; di corsa tornarono a Gerusalemme da dove erano venuti ed annunciarono l’accaduto agli altri discepoli. Qui trovarono la conferma della loro fede dalla visione lì avvenuta.
Gesù non vuole forzare la nostra fede; attende che dagli indizi che riceviamo compiamo il nostro atto di umiltà verso di Lui ed agiamo di conseguenza. Si offre alla contemplazione dei suoi misteri ma vuole che camminiamo con Lui e per Lui.
La Vergine Santa ci accompagna anche Lei nel cammino. Per prima ha riconosciuto Gesù nella prima Eucaristia vivente che è Lei stessa, tempio di Dio, arca dell’alleanza del Verbo fatto carne. In Lei, tabernacolo perenne della presenza reale di Cristo, troviamo il senso della vera Eucaristia; in Lei, tempio della Parola, troviamo la spiegazione per ogni disagio della fede e della vera sequela del Signore. In Lei si compie la rigenerazione dell’uomo in Cristo.
di P. Luca M. Genovese
Fonte: Settimanale di P.Pio