Nel 40° dalla fondazione dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale Convegno sul tema “Sicurezza, dignità umana, solidarietà. La regolamentazione del fenomeno migratorio alla luce dei valori costituzionali”
Una giornata di studio e di riflessione multidisciplinare su un tema che si rivela ogni giorno più attuale, delicato e scottante: la regolamentazione del fenomeno migratorio. Il Convegno, organizzato dal Laboratorio dei Diritti fondamentali e dall’Associazione ARDEF dell’ateneo cassinate, è stato un richiamo di giuristi, sociologi, demografi ed esperti di deontologia ed etica al rispetto dei valori della Costituzione che, se fino a poco tempo fa apparivano acquisiti, oggi sembrano addirittura rovesciati o sul punto di esserlo.
Dopo i saluti istituzionali tra cui quelli della prof.ssa Enrica Iannucci, Direttore del Dipartimento Economia e Giurisprudenza, del prof. Vincenzo Baldini, Direttore del Laboratorio dei diritti fondamentali, ha preso il via la prima sessione, moderata dal prof. Vincenzo Tondi della Mura dell’Università del Salento.
Intervenendo, il Vescovo diocesano Gerardo Antonazzo ha tracciato un quadro valoriale di riferimento, dato dallo stesso titolo, le cui tre parole sicurezza, dignità umana e solidarietà “debbono fare pace tra loro”, perché la sicurezza deve “abbracciare” gli altri due termini e il primo elemento da mettere in sicurezza è la dignità umana. I valori costituzionali, ha affermato, sono quelli che “garantiscono ed esprimono il grado di civiltà e di umanità dell’agire sociale di un’intera comunità nazionale”. Parlando del fenomeno migratorio, il Vescovo ha citato trattati e leggi che tutelano i rifugiati, dalla Convenzione del 1951 alla recente sentenza della Corte Europea di Giustizia (14 maggio u.s.) che vieta il rimpatrio dello straniero per il quale ci sia “un rischio reale di subire trattamenti proibiti dalla Carta Europea”.
Antonazzo si è poi soffermato sul tema dell’ Altro, come misura della nostra umanità, partendo dalla Bibbia dove ricorre il rapporto tra primogenito, più importante e privilegiato, e secondogenito: Dio svela di amare il più piccolo, povero, disprezzato. L’alterità che porta diversità può porre problemi, portare a gelosia, risentimento, rifiuto, discriminazione, violenza. Occorre educazione all’accoglienza e vigilanza contro la sopravvivenza del “male assoluto” che “alberga nascosto come un virus micidiale”, oltre la storia e il suo tempo, “pronto a risvegliarsi”, come ha detto di recente il Presidente della Repubblica Mattarella nel giorno della Memoria.
Infine Mons. Antonazzo ha mostrato come la dignità della persona umana è al centro della sollecitudine della Chiesa: nell’Antico Testamento, nella Gaudium et Spes, nell’Istruzione di Pastorale per i Migranti del 2004, in Papa Francesco che dice: “la demonizzazione del migrante, diventato il capro espiatorio di tutti i mali d’Italia, ha avuto come effetto immediato l’oscuramento dei nostri veri problemi”. La globalizzazione deve promuovere soprattutto la diversità della cultura, per educarci alla cultura della diversità. Il Diritto degli Stati deve prevedere “misure chiare e fattibili di ingressi regolari nel Paese“.
Per il prof. Fabrizio Politi, Presidente dell’Associazione ARDEF, nel quadro normativo attuale si ravvisano “meccanismi perversi”, come abbinare il fenomeno migratorio alla Sicurezza, o garantire la sicurezza di qualcuno diminuendo la dignità di altri o limitandone la libertà. In tal modo si viene meno al principio fondamentale della Costituzione “Tutti hanno gli stessi diritti“, togliendo significato a questo “Tutti”. Come i fenomeni migratori incidono su valori che davamo per consolidati, come la dignità umana? Le leggi debbono regolare i flussi migratori (che ci sono sempre stati nella storia), ma sempre in conformità ai trattati internazionali e alla Costituzione. In Italia, terra di immigrazione dagli anni ’70, le leggi hanno introdotto un progressivo alzare muri, rendere sempre più difficile l’ingresso, demonizzare l’immigrato. La dimensione costituzionale, ha concluso, è etica ed è su questa che deve fondarsi la dimensione giuridica.
Il prof. Maurizio Esposito, da sociologo, ha voluto sfatare luoghi comuni della “narrazione politica” del fenomeno migratorio attraverso dati e numeri di indagini statistiche: non è vero che gli immigrati sono in maggioranza maschi, musulmani, pericolosi, non è vero che portano malattie, né che vengono principalmente dall’Africa (molti vengono dall’est europeo e sono ortodossi), non rubano il lavoro, spesso fanno i lavori che gli italiani non sono più disposti a fare, spesso hanno una buona formazione e istruzione. In Italia si ha una percezione del numero di presenze straniere molto superiore al reale. Il populismo xenofobo sfrutta il sentimento di debolezza, insicurezza, paura e la propensione al fatalismo, il desiderio di avere un uomo forte al comando. Dall’insicurezza si passa alla rabbia e alla ricerca di un capro espiatorio. Perciò, ha concluso, bisogna cercare di non alimentare queste “trappole populiste”.
Altro intervento interessante e ricco di riflessione e di esperienza sul campo è stato quello di Don Vito Piccinona, direttore della Caritas di Bari che ha sostenuto che l’art. 2 della Costituzione, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, è la chiave di volta dell’intero sistema costituzionale e si è rifatto ai Costituenti che nel costruire il nuovo ordinamento hanno mirato a togliere l’arbitrio al potere e assicurare a tutti condizioni di vita nel rispetto dei diritti. Per questo si sono basati sul valore della persona, facendo incontrare cultura laica e cristiana. Ma ora siamo lontani da questi valori della Costituzione, ha detto portando molti esempi. A proposito di migrazioni, ha riportato un proverbio: “Nessuno mette i suoi figli su una barca, a meno che l’acqua non sia più sicura che la terra“. Ha concluso con un’altra frase importante: L’accoglienza dell’altro richiama il grembo: ebbene, non sarà la bellezza a salvare il mondo, ma la maternità, l’accogliere e abbracciare le fragilità altrui con pazienza, comprensione, amore, come fa una mamma. Infine ha chiesto ai presenti qualche istante di silenzio in memoria di coloro che sono morti nel migrare.
Ultimo intervento della sessione mattutina è stato quello della prof.ssa Michela C. Pellicani, demografa dell’Università di Bari, sull’acquisizione della cittadinanza italiana tra passato, presente e futuro e su aspetti demografici del fenomeno migratorio di cui ha sfatato vari stereotipi. Nel pomeriggio ha avuto luogo la seconda sessione con comunicazioni e discussant. Un Convegno ricco ed intenso, in cui era palpabile la preoccupazione per la situazione attuale, analizzata con lucidità e competenza da vari punti di vista, tutti convergenti verso la convinzione che governare i flussi migratori è giusto e necessario, ma sempre nel rispetto della Persona umana e della sua inalienabile dignità, come afferma la nostra Costituzione.
Adriana Letta