“Accoglienti in tutti i sensi”
La festa degli incontri dell’Acr diocesana
«In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga» (At 10, 34-35). Queste le parole della prima lettura della liturgia di domenica 6 maggio che, per pura casualità, sono calzate a pennello per la Festa diocesana degli Incontri Acr.
Tanti i bambini e i ragazzi accorsi dalle parrocchie accompagnati dai loro educatori e guidati dai responsabili e consiglieri diocesani dell’ACR per incontrarsi tutti a Cassino e trascorrere una giornata di festa e fraternità in collaborazione con gli ospiti della Casa della Carità Cassino, un’opera sociale che, partendo da un’ospitalità semplice, si adopera per restituire a ciascuno la propria dignità e una “nuova vita” all’interno della società.
Spesso tendiamo a considerare l’accoglienza come un concetto molto lontano dalla propria realtà, come se si debbano fare enormi sacrifici affinché una persona possa sentirsi accolta. La Festa degli Incontri è stata una preziosa occasione per i bambini e ragazzi della Diocesi per capire che, al contrario, l’accoglienza parte dalla semplicità e umiltà, da uno sguardo in più o da una mano tesa verso il prossimo; anche se può sembrare assurdo, gli “ingredienti” essenziali per poter essere accoglienti sono i cinque sensi. Proprio per questo motivo, le attività della Festa degli Incontri sono state strutturate su cinque stand, uno per ogni senso. Accogliere significa saper “sporcarsi le mani” per potersi aiutare reciprocamente, significa saper riconoscere riconoscere i profumi di terre lontane per poterli mescolare ai propri; ma ancora, accogliere significa saper gustare (per sperimentare la diversità di sapori), saper guardare con occhi “attenti” un mondo diverso e saper ascoltare nuovi racconti di vita.
Con gli ospiti della Casa della Carità i bambini e i ragazzi hanno provato a comprendere cosa significa davvero essere accoglienti, ad essere prossimi anche ai più lontani, perché tutti possano essere capaci di prendersi cura di tutti i fratelli senza aver paura della diversità.
Attraverso l’uso dei cinque sensi, gli ospiti della Casa della carità hanno potuto raccontare le loro storie.
I ragazzi hanno così sperimentato che accogliere significa “saper guardare” con occhi curiosi un mondo diverso e saper riconoscere in quel modo i tratti comuni che ci rendono fratelli oltre le distanze e i pregiudizi; “saper gustare” la vita dei fratelli comprendendone le gioie e le difficoltà; significa “saper sentire” il profumo di terre lontane e provare a mescolarli per creare una nuova fragranza; significa essere in grado di ascoltare il mio prossimo, dove ascoltare vuol dire entrare in empatia con il suo racconto per conoscere la sua storia e la sua vita; ma accogliere vuol dire anche “darsi una mano” mettendo a frutto le abilità di ognuno per costruire insieme un mondo migliore.
I ragazzi sono rimasti colpiti e affascinati da questi racconti di vita, hanno riconosciuto di aver scoperto cose nuove; e, alla domanda “siamo sempre pronti ad accogliere?”, la sincerità degli acierrini ha dato spazio a grandi riflessioni: “a volte non sono stato in grado di accogliere un nuovo compagno di classe, forse perché ero frenato dai pregiudizi che avevo nei suoi confronti”. L’impegno che i ragazzi hanno preso durante la Festa è quello di abbattere il muro del pregiudizio, per poter essere capaci di accogliere il prossimo con spontaneità e curiosità.
Saper accogliere significa anche saper donare: è proprio il verbo “donare” che Don William Di Cicco, assistente diocesano Acr, ha voluto sottolineare con maggiore attenzione; Gesù ci chiede di donare, e ci chiede di farlo oggi, non domani. Soprattutto, Gesù non ci chiede niente che sia al di sopra delle nostre forze e delle nostre possibilità; a questo proposito, è stato molto toccante il momento conclusivo della giornata, in cui i ragazzi hanno realmente donato con sorprendente generosità prodotti alimentari e per l’igiene personale agli ospiti della casa.
Martina Francescone
Foto di Federica Pallagrosi – Daniela Soave