Pioggia e maltempo hanno provato e riprovato a rovinare la festa, ma alla fine non ci sono riusciti e i fatti hanno dato ragione ai devoti di S. Antonio che con convinzione affermavano: il 13 giugno mai la processione è stata impedita dalla pioggia! E così è stato.
Alle 18,30, in una chiesa gremita, è iniziata la solenne Celebrazione Eucaristica, presieduta dal Vescovo diocesano Gerardo Antonazzo, animata dalla corale parrocchiale diretta da Paola Scungio e accompagnata all’organo da Alessia Zinetti, alla presenza delle autorità cittadine civili e militari. Nell’intensa omelia, il Vescovo ha ricordato la vita, breve ma pienamente compiuta, di S. Antonio, testimone della Misericordia, e in particolare si è soffermato su uno dei segni con cui il Santo ha tracciato un percorso di misericordia e che la tradizione popolare custodisce con particolare premura: il segno del pane. E’ necessario, ha affermato con vigore, recuperare questo segno, che oggi la misericordia di Dio ci riconsegna attraverso S. Antonio, ed il suo significato simbolico. E del segno del pane ha indicato tre significati importanti, perché i fedeli abbiano “contenuti solidi e non solo devozionali”. Il primo è quello di pane Eucaristico, Cristo, che è prima di tutto Parola, Logos, che poi “si è fatto carne” nel grembo di Maria. La Carne, senza la fede nella Parola, non giova, essa è il cibo che alimenta la Parola e genera il sì della fede. Perciò, per non incorrere nella deriva dell’idolatria o addirittura della superstizione, è necessario l’incontro con Gesù-Parola. Secondo livello: l’incontro con Cristo e la celebrazione Eucaristica generano la carità, che è la forma del servizio. Il “pane di S. Antonio” ricevuto dopo la Messa, a chi lo diamo? ai familiari, ai vicini? certo, ma dobbiamo condividerlo anche con le persone con cui non ci salutiamo più, come Gesù nel cenacolo, che con un supplemento di misericordia ha intinto il pane per Giuda. Allora sì che il pezzo di pane assume un valore grandissimo, diventa motivo di incontro e di riconciliazione. Infine il pane è la nostra persona, la nostra vita: noi dobbiamo farci pane per gli altri, donando la nostra vita. Dunque, ha concluso Antonazzo, chiediamo al Signore di poter cogliere questo segno del pane, che oggi rischia di diventare banale e invece deve conservare tutta la sua espressività nell’ambito liturgico, sociale e nelle nostre relazioni.
Al termine della celebrazione, nonostante si sentisse ancora qualche tuono, si è svolta regolarmente la tradizionale Processione, portando nelle strade della parrocchia, in parte “invase” dalle bancarelle della festa, la statua e la sacra Reliquia del Santo, offerte alla venerazione del popolo di fedeli. Erano presenti la Confraternita “S. Giovanni Battista” di Pontecorvo con l’arciprete Don Luigi Casatelli, e la Compagnia di S. Salvo. Nelle soste, gli abitanti della zona avevano allestito l’accoglienza con addobbi e giochi pirotecnici.
Al ritorno in chiesa, ormai al buio, è stato offerto un bello spettacolo pirotecnico che ha allietato i presenti e infine, affacciandosi dalla loggia al di sopra del portone della chiesa, il parroco Don Benedetto Minchella ha ringraziato il Vescovo, l’Amministrazione comunale, le Forze dell’Ordine e quanti si sono impegnati per la riuscita della festa ed ha annunciato che l’anno prossimo, 2017, saranno 70 anni da quando la chiesa parrocchiale, ricostruita dopo la guerra, è stata riaperta al pubblico, perciò la previsione e la speranza sono che i prossimi festeggiamenti di S. Antonio possano essere ancora più grandi di quest’anno.
Il Vescovo Gerardo dalla loggia ha rivolto un pensiero particolare ai giovani, che ha visto numerosi sia in chiesa che in strada, raccomandando loro l’esempio di S. Antonio che, pur avendo vissuto una vita breve (è morto a soli 36 anni) l’ha vissuta intensamente, senza sprecare neppure un minuto del suo tempo e spendendolo per cose importanti, tanto che ancora oggi, dopo tanti secoli, sono di attualità e le ricordiamo. Ha infine impartito la benedizione con la Reliquia del Santo.
Adriana Letta