Sabato 18 novembre si sono celebrate nella chiesa di S. Antonio di Padova in Cassino le esequie di Mimma Panaccione, brillante giornalista e blogger cassinate di 42 anni, morta di tumore dopo sette anni di battaglia coraggiosa e sempre col sorriso sulle labbra, sette anni spesi per imparare a gustare della vita il buono che pure c’è e per dare una vita migliore anche alle donne come lei malate al seno metastatico, all’insegna dello slogan “Lottare, Vivere, Sorridere”, coniato per l’associazione da lei fondata con convinzione e tenacia “Noi ci siamo“. Piena la chiesa, grande la commozione nei presenti, che riconoscevano in Mimma un esempio, un modello da seguire di donna forte, donna di fede, donna attaccata alla vita, che sapeva ironizzare e sorridere anche nel dolore, con una forza d’animo eccezionale, che sapeva donare e donarsi sempre. Non era facile per nessuno trovare le parole, gli occhi di molti erano lucidi. In fondo alla chiesa, vicino al registro delle firme e dei pensieri dei presenti, un’urna per le offerte – più utili dei fiori – all’Associazione “Noi ci siamo“, per sostenerla anche ora che la fondatrice e prima sostenitrice non è più sulla terra.
Dopo le letture liturgiche, Don Benedetto Minchella, amico di Mimma e della famiglia, lui che è stato chiamato, pochi giorni fa, a darle l’unzione degli infermi, ha pronunciato un’omelia dettata dal cuore e dalla fede:
«Quando sono andato a casa di Mimma, la madre mi diceva: “Non è giusto!”. Non è giusto che una vita sia spezzata in maniera così prematura, non è giusto che una figlia sia tolta ai propri genitori e al proprio marito, non è giusto nulla di tutto quello che è accaduto. E allora forse dovremmo chiederci perché siamo qui a celebrare una Messa di fronte a Colui che permette che accadano le ingiustizie. Il Dio in cui crediamo noi cristiani è un Dio sicuramente molto particolare e Mimma lo sapeva molto bene, per la sua militanza nell’Azione cattolica, nell’esperienza che ebbe in CL, per la sua frequenza assidua alla Messa domenicale, per la sua esperienza personale di vita cristiana, sapeva che è un Dio particolare, che sfugge a tutto ciò che noi possiamo immaginare che Lui sia, che sfugge ai nostri schemi e ragionamenti, un Dio “strano” che ci chiede di fidarci di Lui dandoci però poi delle prove o facendoci vivere delle situazioni come questa in cui tutto ci direbbe “Chi te lo fa fare?”. Eppure credo che in questo momento, tra tutti quanti noi, persone, parenti, conoscenti, persone che hanno condiviso un tratto breve o lungo dell’esistenza di Mimma, tutti noi che in questo momento siamo pronti a dire “Non è giusto”, io credo che l’unica persona in questo momento che forse potrebbe spezzare una lancia a favore di Dio sarebbe Mimma stessa.
Ricordo che il 6 agosto scorso, eravamo proprio in questa chiesa, Mimma venne a trovarmi e non lo posso dimenticare, mi disse che i medici le davano un massimo di due anni. E io le dissi: Mimma, non ti preoccupare, a te non ti uccide nessuno, anzi vai avanti, vedi che con la tua grinta, con la tua forza ce la farai e potrai conoscere ogni speranza della tua vita. E Mimma ha vissuto tutti i secondi della propria esistenza alla luce della fede. Quando l’ho vista l’ultima volta cosciente e mi è stato possibile parlare con lei, è stato meno di un mese fa, quando arrivarono le reliquie di S. Antonio nella nostra parrocchia, e facemmo visita per farle venerare la reliquia e darle la comunione: quello che mi stupì tanto fu che la trovai una ragazza più forte di come l’avevo incontrata quando le cose andavano bene. Era un persona che sapeva bere della vita tutto ciò che di bello la vita ti sa dare anche quando sembra che tutto intorno a te sia scuro e che l’orizzonte davanti a te si sia oscurato per sempre. Non a caso credo che se Mimma non c’è più fisicamente in mezzo a noi, continuerà a vivere in quel “Noi ci siamo“, l’associazione da lei fondata, che ha voluto con tutte le sue forze, come ci ha detto fino all’ultimo; è stata sempre presente ogni volta che l’hanno chiamata, quasi che il dolore, la sofferenza che lei stava vivendo fosse motivo per dare speranza e vita a quanti non avevano motivo di sperare e di vivere. Credo che solo chi ha fatto esperienza profonda di Dio sa parlare agli altri con una voce che proviene da dentro e che paradossalmente nasce non dallo stare bene ma dallo stare male. E’ questo il mistero stesso di Dio di fronte al quale Mimma in questa celebrazione ci pone nuovamente. Forse guardando il Crocifisso noi potremmo dire che non era giusto neanche duemila anni fa che un uomo di 33 anni che non aveva fatto niente fosse ucciso in un modo così crudele, però è avvenuto. E devo dire che se in certi momenti come questo ci verrebbe da mandare a quel paese Dio e tutti, è altrettanto vero che è Mimma che non ce lo permette, forse sarebbe lei per prima offesa se avessimo un atteggiamento di questo genere nei confronti del Signore, proprio perché lei è stata capace di vivere alla luce della fede tutto, il bene e il male. Potremmo quasi dire che con Mimma si è incarnata quell’espressione della Scrittura che ci dice: Tutto è venuto da Dio e tutto a Lui ritorna, il Signore ha dato e il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore. E allora voglio dire il mio grazie a Mimma perché gli è stata sempre vicina con la semplicità e quella sua tenerezza interiore ed esteriore.
E’ dura, è dura anche per il sacerdote, non credete, ma credo che il Signore che è entrato nella nostra morte entra anche nella nostra resurrezione. Mimma credo che in questo momento sta avendo alti onori, noi stiamo piangendo per lei ma lei è nella luce. Ha detto la Scrittura: il popolo vede ma non comprende, la misericordia e il perdono sono per i suoi eletti. Mimma è stata vagliata nel crogiolo della sofferenza, proprio come si purifica l’oro nel fuoco e veramente ora può risplendere come una pietra preziosa agli occhi del Signore. Noi le chiediamo di continuare a starci vicino, di continuare a insegnarci a vivere come lei ha vissuto, quasi non credendo che sia morta ma percependola ancora viva in mezzo a noi, anche se sappiamo che vive nella luce, nella luce stessa di Dio.
Grazie, Mimma, non ti dimenticheremo mai».
Al termine, il marito di Mimma, Giovanni, ha avuto la forza di parlare al microfono ed ha letto ai presenti una pagina tratta da blogautore.repubblica.it che Mimma teneva, dal titolo “Io confesso”. Una pagina che ognuno dovrebbe leggere e rileggere in continuazione. Vedi qui
Rinuncio ai dettagli della cronaca e mi permetto di aggiungere un ricordo personale. Mentre si svolgeva la Messa, vedevo la bara chiara coperta da rose bianche, che si trovava sul punto esatto dove vidi l’ultima volta Mimma. Era l’11 febbraio, Giornata mondiale del Malato, Festa della Beata Vergine Maria di Lourdes. In quel punto era stata posta la statua della Madonna e di Bernardette e si recitava il Rosario Internazionale. Io partecipavo alla preghiera e al tempo stesso facevo foto e prendevo nota dell’evento per poter fare il servizio per la Pastorale Digitale da pubblicare sul sito della Diocesi. Al termine del Rosario, molti si accostarono alla Madonnina per salutarla e pregarla in modo personale. Fu allora che notai Mimma che, avvicinatasi, andava passando e ripassando un fazzolettino bianco sulla statua, quasi per impregnarlo della santità e della potenza di grazia della Madonna di Lourdes. Lo faceva con una concentrazione, una fiducia, una serietà che colpivano. Si capiva che non era un atto devozionale vuoto, fatto per tradizione o per dovere, ma per affetto, per fede autentica, con tenerezza immensa eppure con determinazione e volontà. C’era proprio tutta Mimma in quei gesti attenti, amorevoli e decisi. La guardai e pregai per lei, ma non scattai alcuna foto, per rispetto e per ammirazione. Questo ricordo l’ho conservato dentro di me molto meglio che una foto e spesso, riportandolo alla mente, ho pregato per lei, della cui malattia ero a conoscenza. Questo ricordo lo associo ai tanti 9 luglio in cui ho visto Mimma seguire la processione delle 6 del mattino con la Madonna Assunta, tanto sentita a Cassino. Raramente Mimma mancava.
Grande Mimma! Donna di fede, donna sapiente, degna delle donne forti della Bibbia, ma donna contemporanea, autentica, che viveva di amore e per amore. Grazie, Mimma, dell’esempio che ci hai dato.
Adriana Letta