Apprendimento e impegno sociale per lo sviluppo del territorio, questo il tema della relazione che il Vescovo della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, Monsignor Gerardo Antonazzo, ha tenuto all’Università Pontificia Antonianum di Roma, nel corso del quarto appuntamento dell’itinerario formativo per docenti di religione cattolica, organizzato dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Antonianum.
L’incontro è stato aperto dai saluti del professor Salvatore Barbagallo, preside dell’Istituto, dopo il quale sono intervenuti i professori Sergio Cicatelli e Antonio Clemenza. «Dobbiamo guardare a ciò che il territorio può offrire nell’ottica dello sviluppo» ha sottolineato Monsignor Antonazzo «con un impegno sociale che possa tipicizzare uno spazio geografico e renderlo ambiente. L’azione umana, infatti, subentra allo spazio già dato e innesca un processo di “territorializzazione” in cui l’uomo aggiunge valori economici, relazionali, giuridici, linguistici e politici». Sua Eccellenza ha poi delineato il concetto di territorio come risultato di sintesi tra paesaggi, singoli comportamenti e saperi, che restituiscono un’identità legata soprattutto ad elementi immateriali, spesso provenienti dal passato. «Sono convinto» ha quindi affermato «che ogni gruppo sociale erediti non solo la conoscenza delle informazioni, ma usufruisca, in modo nascosto, impercettibile e inconsapevole, di tutto l’influsso che la sua comunità ha vissuto nei secoli precedenti. È per questo che il progetto di territorializzazione è continuamente in fieri. Parliamo infatti di tessuto sociale in perenne evoluzione. Chi abita un territorio lo qualifica e lo modifica in un processo continuo, permanente e inarrestabile».
Una storia interdipendente e strettamente legata al presente, quella prospettata dal Vescovo, che raggiunge chi vive l’oggi in un processo di accumulazione, motivo non solo di arricchimento, ma anche di interpretazione di un determinato territorio. «Se vogliamo capire il nostro presente dobbiamo iniziare dal passato» ha evidenziato ancora Monsignor Antonazzo «e le nostre chiavi di lettura devono saper interpretare tutto il processo precedente. Quando parliamo di apprendimento, infatti, ci riferiamo ad una reale conoscenza, a partire dal territorio, che rappresenta una condizione indispensabile. Apprendimento e conoscenza, dunque, sono i presupposti per lo sviluppo». La relazione del Vescovo ha poi offerto interessanti spunti di riflessione in merito alle programmazioni di crescita, con apposite leggi regionali di intervento sui sistemi locali, e agli strumenti di comunicazione digitale. «La rete digitale» ha infatti spiegato «permette la connessione tra tutte le attività culturali che possono divenire un efficace strumento per rigenerare i territori, anche con prospettive lavorative all’interno delle nostre stesse risorse inesplorate e spesso inutilizzate in un patrimonio bloccato. L’idea madre che ci aiuta a migliorare il sito della nostra Diocesi è proprio la narrazione, un’autobiografia della Chiesa locale che non informa, ma si racconta, non fa solo informazione, ma anche formazione. Chi ci legge entra in un portale che è un ambiente di vita, una situazione in cui condivide il vissuto come se potesse partecipare. Il sito, quindi, deve essere abitato e non visitato, perché è abitando che si diventa membri di una comunità, con un coinvolgimento che dice appartenenza».
Sua Eccellenza ha lasciato poi la parola a Monsignor Domenico Simeone, coordinatore del parco culturale ecclesiale “Il cammino di Canneto”, il quale ha illustrato il progetto del santuario diocesano come via pulchritudinis. Una via della bellezza che offre un percorso privilegiato di evangelizzazione con una pastorale integrata che mette insieme diverse risorse perché possano diventare non un’offerta, ma un sistema che promuova cultura e dialogo, producendo non un profitto, ma la valorizzazione delle persone.
Maria Caterina De Blasis
Foto: Giovanni Mancini