Cassino: seconda tappa tra ospedali e case di cura
Al quinto posto tra le sette opere di misericordia corporale c’è: “Visitare gli infermi”. Ci sono alcuni che lo fanno abitualmente, è vero, ma la maggioranza delle persone lo fa, con molto disagio e sofferenza, solo quando un familiare si ammala, altrimenti questa, e le altre opere di misericordia, corporale e spirituale, restano relegate nel dimenticatoio, in un angolino buio. Ed ora Papa Francesco, che ama scuotere le coscienze assopite, ci ha fatto riprendere in mano quell’elenco studiato un tempo al catechismo e “ripassare” le 14 opere di misericordia. Questo, dice il Papa, serve non solo a “sapere”, ma ad “uscire” da noi stessi, dalle nostre comodità e dai nostri compromessi e ad essere “cristiani”. E’ l’Anno Santo straordinario della Misericordia, siamo sollecitati più che mai ad esercitare un amore concreto verso il nostro prossimo in situazione di disagio.
Una indubbia situazione di disagio esistenziale è sicuramente la malattia e dunque visitare gli infermi è un dovere morale, se no che cristiani siamo? Ben venga dunque l’Anno Santo e ben venga, nella nostra diocesi, l’iniziativa quaresimale dell’Ufficio diocesano di Pastorale della Salute, che ha programmato un calendario di visite portando la Via Crucis presso enti ospedalieri e case di cura del territorio (V. programma).
Mercoledì 17 febbraio è stata la volta della casa di Cura “S. Raffaele” a Cassino. Alle 15.00, l’orario più adatto, il responsabile dell’Ufficio, Don Mario Colella, con un gruppo di volontari, ha iniziato il giro attraverso i vari reparti di cui la struttura si compone. La Croce attraversa i corridoi, sosta per dar modo a pazienti, operatori sanitari, parenti, visitatori, di fermarsi, se vogliono e se possono, a pregare e meditare su quel tratto del cammino di Gesù verso il Calvario in quella determinata stazione della Via Crucis.
Quella Croce diventa ben presto l’emblema di tutte le croci (tante!) che i malati portano addosso con fatica e angoscia, e gli operatori sanitari incontrano ogni giorno assistendo i loro pazienti. Ma è proprio quella “stazione”, con quella meditazione e quella preghiera a ricordare ad ognuno cose importanti: ai sofferenti che il loro star male può trasformarsi in condivisione della Croce di Gesù, che l’ha accettata su di sé per amore, e che ha vinto il male e la morte per la salvezza di tutti; a medici, infermieri e tecnici ricorda che proprio loro possono essere i “mezzi”, la “forza” che Gesù usa per alleggerire le croci dei malati, per cui il loro compito è importante e determinante ed è fatto di professionalità e responsabilità ma anche, e molto, di solidarietà umana; ai parenti e visitatori la Stazione della Via Crucis ricorda che dobbiamo tutti renderci disponibili, attivi e generosi a rispondere a Gesù che ci chiama ad “uscire” da noi stessi e a spendere come dono la nostra voce, il nostro cuore, le nostre mani, il nostro entusiasmo nel rispetto e nell’amore per i deboli; ed ancora ricorda che deboli e bisognosi di aiuto e di conforto possiamo diventare tutti da un momento all’altro, per una malattia, un incidente… Ecco che allora, stazione dopo stazione, il fermarsi a riflettere sui dolori di Gesù apre il cuore e la mente a capire ciò che ognuno deve fare, ci fa rivedere con chiarezza a che cosa siamo chiamati nella nostra vita. Quel Padre Nostro recitato tutti insieme ci scava dentro, ci fa sentire in modo palpabile che siamo davvero tutti figli dello stesso Padre, tutti fratelli.
E d’improvviso la vita ci appare in modo diverso. Perfino la struttura sanitaria che ci ospita non ci fa più paura, come accade in genere a prescindere dalla struttura stessa, anzi cominciamo a guardarla con occhi nuovi: invece della nostra diffidenza abituale, scopriamo negli occhi, nei gesti, nei saluti un motivo in più per avere fiducia, per renderci conto di quanto sia ingiusto parlare sempre e solo di “malasanità”, perché constatiamo che in un lavoro duro e complesso come quello in ambito sanitario sbocciano improvvisi dei fiori meravigliosi. E’ successo quando Don Mario ha salutato gli operatori sanitari di un reparto difficile come l’Hospice, il centro per le cure palliative, e li incoraggiava ad aver cuore, visto che le emozioni che si provano lì sono “pesanti” e il Medico (uso la Maiuscola!) ha risposto sorridendo: “Il 90% sono belle!”. Una risposta spiazzante e ri-motivante. Lo abbiamo ringraziato di cuore. Certamente pregheremo per lui e per tutti gli altri. Pur nella brevità dell’incontro, abbiamo sentito di appartenere tutti alla stessa famiglia. Ecco che cosa può succedere osservando il precetto di fare le opere di misericordia e questa in particolare: Visitare gli infermi.
Adriana Letta
Prossimi appuntamenti:
23 febbraio ore 15:00 Villa Serena Cassino;
23 febbraio ore 16:00 Clinica Sant’Anna Cassino