Un convegno Acr nazionale per gli educatori
In un mix di entusiasmo, curiosità e voglia di crescere è iniziato il mio primo convegno Acr nazionale dal tema “Chiamati a scoprire il sapore, la cura educativa come vocazione”, svoltosi a Roma lo scorso 14-16 dicembre a cui hanno preso parte oltre 700 educatori dell’Azione cattolica dei Ragazzi provenienti da ben 110 diocesi d’Italia. Un’esperienza di formazione per riflettere sul senso più autentico della vocazione al servizio educativo, a cui ha preso parte anche una delegazione di educatori della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.
Diversi sono stati gli spunti e le suggestioni, a partire dai saluti iniziali. Luca Marcelli, responsabile nazione dell’Acr, ha sottolineato come la vocazione educativa sia un invito che trova la sua radice in una chiamata fondamentale che è la “chiamata alla Vita”: qualunque chiamata specifica (come anche quella educativa) è una chiamata a prenderci cura della vita di qualcuno.
Tanti i relatori presenti al convegno: da don Luigi Ciotti che ci ha richiamati a riflettere su nasce e prende forma una vocazione al bene comune a Pierpaolo Triani, Professore associato di Didattica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, secondo cui la vocazione è un fatto personale ma non individuale, piuttosto interrelazionale perché si scopre nell’incontro con le persone. Non è mancato l’intervento del presidente nazionale dell’Azione cattolica, Matteo Truffelli, che ha parlato del ruolo missionario e “popolare” dell’educatore nel suo servizio.
Tra le tante relazioni ascoltate, particolarmente profonda è stata quella resa da mons. Mimmo Battaglia, vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti. Mons. Battaglia ha affermato che “essere educatori è un’arte, è generare bellezza, e prendersi cura dell’altro è un atto creativo e rivoluzionario che dà i colori dell’attenzione, dell’ascolto e dell’amore alla vita quotidiana”. Ogni educatore dovrebbe imparare “l’arte di essere educatori“ poiché questi ultimi dovrebbero modificare i colori scuri come il nero, il grigio, il marrone che mettono in ombra il bambino e fargli scoprire la bellezza dei colori tenui che tanto fanno bene al cuore.
Inoltre quando si fa riferimento all’educatore bisogna tener presente tre parole: accogliere, poiché questi deve abbracciare la vita del ragazzo e indirizzarlo verso Gesù; accompagnare, perché l’educatore deve infondere passione e voglia di conoscere Gesù e di farlo sentire una presenza costante nella sua vita; ascoltare, perché l’educatore deve sempre tendere l’orecchio non solo verso la bocca del ragazzo ma soprattutto vicino al cuore.
Giulia Verdone