Il Serpente Prudente

n. 1 (19/09/2016)

Presentazioni e precisazioni

Il serpente prudente è il titolo di una nuova rubrica, che inizia con questa puntata.

L’intento è quello di dare un’informazione e qualche spunto di riflessione sui fatti di cronaca e dell’attualità, intendendo con questa parola proprio quello che accade intorno a noi, in un ambito più o meno vicino geograficamente. Riflettere per capire in piena autonomia, senza accodarsi a ciò che altri vogliono far credere, e che spesso è il frutto di un’aperta contraddizione (se non di una più o meno abilmente camuffata negazione) rispetto a quello che i cristiani dicono di credere.

Perché questo titolo?

L’inequivocabile riferimento è al passo di Matteo (10, 16-18) in cui Gesù dice: «[16] Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe. [17] Ma guardatevi dagli uomini, perché vi trascineranno davanti ai loro sinedri e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe. [18] E sarete condotti davanti ai governatori e davanti ai re, per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai gentili».

Il consiglio che Egli fornisce è chiaro: comportarsi con la semplicità delle colombe, ma anche con la prudenza dei serpenti. Ora, se è piuttosto facile intuire quale sia il comportamento semplice delle colombe, qualche parola in più bisogna dirla per capire qual è la prudenza del serpente, alla quale questa rubrica vuole quindi ispirarsi.

È evidente che il buon cristiano deve improntare il proprio comportamento alla purezza e alla  fede (diamo per scontato che stiamo parlando di una fede autentica, e non di facciata, sbandierata per salvaguardare un’ipocrita velleità di perbenismo piccolo borghese).

Tuttavia, ciò non significa, che il cristiano debba subire il proprio tempo con disinteresse, o peggio con dabbenaggine. Non a caso Gesù stesso fu prudente come un serpente: infatti Egli non si fa crocifiggere per debolezza o rassegnazione. Tant’è che Giovanni (10, 18) ricorda le Sue parole: «La mia vita nessuno me la toglie, ma io la depongo da me».

Egli si immola perché è quello che vuole fare, non perché gli altri impongono a Lui una scelta che non condivide, o che non sente propria, o che addirittura non capisce.

In generale tutta la predicazione di Gesù è indirizzata a far comprendere quale sia il vero comportamento del cristiano nel suo tempo: fede, ma anche opere, e quest’ultime realizzate in maniera consapevole e cosciente. Gesù non chiede al cristiano di vivere appartato dal mondo o subirne gli accadimenti in maniera passiva, ma di agire e quindi partecipare al suo funzionamento, e nello stesso tempo di non perdere di vista ciò in cui ripone la propria fede.

La consapevolezza e coscienza della propria opera nel tempo in cui si vive non può discendere che dalla conoscenza dei fatti del proprio tempo. E la conoscenza dei fatti del proprio tempo deve avvenire alla luce di quello che si professa per fede.

Diversamente, nel migliore dei casi, si finirà per essere come pecore che seguono il primo mercenario che ha una voce o più imperiosa o più suadente degli altri. Cosa che, soprattutto nella nostra gaia repubblichetta, avviene praticamente sempre, in tutti gli ambiti, e a tutti i livelli.

È essenziale, cioè, far funzionare il cervello per capire, alla luce degli insegnamenti evangelici, come e perché avvengono determinate situazioni, capire dove sono le responsabilità, in modo da poter, ciascuno nel proprio piccolo, imprimere una svolta “virtuosa” a quello che non va. Insomma: non lasciarsi vivere “perché tanto c’è la fede”, o, peggio, “perché tanto mai niente cambierà”, ma vivere alla luce di una fede che prevede anche le opere.

Gesù non dice «Se ti schiaffeggiano la guancia sinistra, tu lasciati schiaffeggiare pure la destra», bensì «porgi anche la destra», cioè abbi una posizione attiva, intelligente, fatti girare il cervello e fai le cose perché sei convinto di volerle fare e non perché gli altri hanno pensato per te cosa devi fare e pensare tu!

Ecco, con questo sentimento di voler riflettere in piena autonomia sui fatti del mondo più o meno vicino, ma pur sempre con l’indirizzo del dettato evangelico, nasce Il serpente prudente.

Nella speranza che possa risultare utile e gradito (anche nel senso di uno propositivo confronto critico) a quanti frequentano queste pagine virtuali.

Vincenzo Ruggiero Perrino

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