III Domenica di Quaresima – Anno C 28 Febbraio 2016
La III domenica di Quaresima ci presenta l’esigenza della conversione. Non si può amare Dio senza convertirsi di continuo a Lui. Come la vita è sempre nuova e sempre scorre verso l’eterno, così ogni giorno Dio ci chiama a Sé con le esigenze della conversione, cioè di cambiare almeno un po’ verso una vita migliore.
Se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo! tuona il Maestro divino. Si direbbe che Egli non conosca le leggi moderne del dialogo e della maturazione progressiva! Sembra che voglia una conversione immediata, sotto minaccia di castigo. Ed, in effetti, due episodi di cronaca di quell’epoca sono per Lui il segno della mancanza di conversione. I 18 periti sotto la torre di Siloe o i Galilei uccisi da Pilato sono morti … forse senza pensare di dover morire. Trattasi nel loro caso di morti violente, non facili da preventivare. Morire al loro modo significa … non essere preparati a morire, non essere convertiti.
La conversione si impone perché subito dopo la morte verrà il giudizio e nessuno avrà più tempo di convertirsi. La libertà è limitata a questo tempo che ci resta sulla terra. Abbiamo la libertà di fare il bene o il male. Dobbiamo scegliere. Non scegliere significa aver già scelto il male. Non c’è neutralità davanti a Dio. O con me o contro di me! (Cf Mt 12, 30), disse in un’altra occasione il Divin Maestro. Anche le posizioni sfumate e incomprensibili aperte a tutte le possibilità sembrano posizioni inconciliabili col Vangelo.
Pietro seguì il Maestro durante la Passione fin nel pretorio. Non voleva compromettersi col riconoscerlo pubblicamente. Voleva bene a Gesù ma non lo voleva dire. Aveva paura del rischio e del pericolo di fare la stessa fine. E’ giusto questo? Il povero Pietro non aveva ancora ricevuto lo Spirito Santo. Non aveva forza per testimoniare. Si accontentava così del compromesso, mettendo almeno in parte al sicuro la propria coscienza. Finché il rinnegamento pubblico gli aprì gli occhi sul proprio grave peccato: Non conosco quell’uomo (Mt 26, 72). E’ ridiventato solo un uomo Colui che a suo tempo sulla via di Cesarea di Filippo per ispirazione divina aveva riconosciuto come Dio: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16, 16). Allora è Dio o un uomo?
Questo è il dilemma eterno tra credenti e diversamente credenti o atei o agnostici. Se è Dio bisogna seguirlo e convertirsi a Lui. Se è solo un uomo si può anche prendere in considerazione ma con beneficio di inventario, con possibilità di rinnegarlo se non conviene più seguirlo secondo il proprio intendimento. Anche oggi viviamo lo stesso dramma. Diciamo di credere in Cristo sì, ma forse non troppo.
Succedeva anche ai tempi di Mosè: I nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale, bevevano, infatti, da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto… Siamo tutti battezzati, forse tutti o la maggior parte andiamo a Messa la domenica, beviamo tutti alla stessa bevanda spirituale, tutti ci nutriamo del Cristo presente nella Santa Eucaristia ma la maggior parte …
Non sta a noi giudicare ma il giudizio di Dio può essere molto più terribile del nostro: Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. La pena spesso non si fa attendere. Anche in questa vita. Quante mormorazioni feriscono senza motivo la sensibilità degli altri? Quante false accuse ripetute solo perché lette dai giornali o propalate da internet? Ma sono tutte vere? Il web ed i mass-media sono l’unica fonte dell’eterna verità?
Spesso si legge di persone accusate pubblicamente dai media di cui non è stato fatto mai neppure un processo, o di cui non è stata emessa mai neppure una sentenza. Il motivo è quindi solo scandalistico, quando non economico, per screditare, diffamare, distruggere agli occhi di tutti una persona che invece ha estremo diritto alla riservatezza perché ancora al vaglio della verità.
Come possiamo pensare che queste mormorazioni, lette, credute o diffuse da terze parti, non siano oggetto del giudizio divino? Esse sono palesemente contrarie alla carità con cui Cristo ha salvato il mondo, una carità oblativa, sofferente e … paziente!
Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai. Il Vignaiolo è il Signore che aspetta pazientemente la nostra conversione, appeso anche ad una croce. Non agisce subito, attende. Prima di tornare nella sua gloria con tutta la sua potenza ed esigere il tributo di carità che ha tanto atteso!
P. Luca M. Genovese
Fonte: Settimanale di P. Pio